Mit Borras
Valeria Borrelli
Alessandra Cianelli
Xavier Gavin
Nazzareno Guglielmi
Silvia Maggi
Viviana Checchia
Una mostra-evento all'interno dell'Orsara Jazz Festival. Un'installazione di sei video per entrare in contatto con la musica jazz e il concetto di improvvisazione. Opere di: Mit Borras, Valeria Borrelli, Alessandra Cianelli, Xavier Gavin, Nazzareno Guglielmi e Silvia Maggi.
Perfect stranger si propone all’interno dell’Orsara Jazz Festival come una riflessione visiva sul jazz. Florenskij diceva che la vista è la facoltà più elastica e più pronta in qualsiasi momento a servire come pura sensazione tattile, come pura sensazione di movimento o come intreccio dell’una e dell’altra in qualsiasi proporzione. Ed è per questo che attraverso i sei video che danno vita a questo esperimento di video istallazione, ci sembrerà di toccare con mano il jazz. Mit Borras, Valeria Borrelli, Alessandra Cianelli, Xavier Gavin, Nazzareno Guglielmi e Silvia Maggi non hanno prodotto dei semplici videoclip musicali, ma hanno creato le loro opere partendo da concetti e caratteristiche che definiscono il jazz e possono essere riscontrati in altri ambiti della vita e dell’arte come l’IMPROVVISAZIONE.
Lévi Strauss paragona l’operato del jazzista all’attività del bricoleur, il quale non crea partendo da un progetto messo a punto a tavolino, ma si rivolge a quell’insieme di cose, materiali e strumenti già accumulati nel tempo, sviluppando con essi un dialogo costruttivo. Il bricoleur, quindi, ignora cosa produrrà esattamente, ma utilizzando ciò che ha sottomano, lo riorienta. Il risultato è così strettamente legato ai materiali che ha a disposizione: anche in questo c’è improvvisazione. Questo esempio è molto vicino al processo creativo di Picasso. In Le mystère Picasso, un documentario del 1956, Henry George Clouzot ricorre ad una serie di fermo-immagine che mostrano un dipinto di Picasso nelle varie fasi di realizzazione. Utilizza una scansione temporale prima di cinque e poi di dieci minuti, due inquadrature sequenziali della stessa opera che ci rendono l’idea di come lavora l’artista e come agisce sulla composizione. Risulta chiaro da queste immagini come Picasso non avesse uno schema predefinito per trasferire le sue emozioni sulla tela, ma che adattasse il risultato retroagendo con l’idea precedente: modellando le forme a seconda di ciò che già aveva trascritto sul supporto.
Di improvvisazione ci parla , in modo molto poetico e metaforico, Alessandra Cianelli, nel suo video Bambini d’acqua bambini di sapone. Questo video è sviluppato sul piano formale come un gioco infantile, la stessa artista dice: “fare un bambino e’ letteralmente formarlo col sapone, il sapone e’ una materia solida, che esiste per sciogliersi. È molto interessante per il tatto e per come prende la luce: e’ bello da lavorare, illuminare e guardare”.
C’è quindi una scena che rappresenta la regola, la disciplina, lo sforzo iniziale e che ritorna sempre, intervallandosi con le altre scene che invece si dipartono come una serie di variazioni uscite dalla regola, come nell’improvvisazione jazz.
Anche attraverso il video è possibile avvicinarsi a questo stadio di improvvisazione.
Il jazz, inoltre, è una musica estremamente visiva, non perché documentata visivamente più di ogni altro genere musicale, ma perché è una musica fatta con il CORPO. Body Music fa muovere e richiede movimento per essere prodotta. Il corpo umano è un soundful body, esso diventa sito del suono. Quest’ulteriore aspetto del jazz corrisponde con il tema centrale trattato nella video istallazione di Valeria Borrelli, Fiori di luce (perfomed da Antonio Sacco), uno studio di ritmo, armonia,unità ed organicità strettamente legato al corpo in movimento ed alla gioia che esso genera.
L’analisi jazz che sviluppa Nazzareno Guglielmi nel suo video, invece, è strettamente legata al suo modo di utilizzare questo metodo ed interagire con questa particolare tecnica. Una costante degli interventi video di Guglielmi è l’utilizzo della camera fissa: vuole cogliere l’essenziale da un’unica scena, ed interpretarla come una scultura o un quadro in movimento. Anche nel caso di Quadreria, è questo il risultato che ha ottenuto: ha cercato un luogo, una sala prove, dove non assisteva ad un concerto, ma ad una musica in movimento ancora in processo di divenire. All’interno di questo spazio ha trovato una quadreria che è sempre stata lì, come quadro in movimento, a riflettere i corpi dei musicisti che si muovevano nella sala.
Sarà invece il SUONO il fulcro della riflessione di Mit Borras. Un suono evocativo, questa volta, reso percepibile anche attraverso la bocca. Quindi, un ulteriore senso coinvolto: il gusto.
Perfect Stranger si compone, così, di lavori multisensoriali ambientati in pieno centro storico ad Orsara di Puglia. Come ha sottolineato Michele Ferrara: “ricerca di innovazione”, e perché no, dialogo tra tradizione e modernità.
Viviana Checchia
Centro Storico
Orsara di Puglia (FG)