Luoghi e riti del ricordo. In esposizione quaranta dipinti ed una serie di disegni dedicati ai 'battenti' e alle funzioni religiose della settimana Santa. Nell'ambito della rassegna ApeRT08.
Per la sezione monografica ApeRT08 dedica una mostra a Giacomo Palladino che sarà inaugurata sabato 26 luglio alle ore 18,30. Si tratta della prima personale allestita nella sua città natale: in esposizione quaranta dipinti ed una serie di disegni dedicati ai ‘battenti’ e alle funzioni religiose della settimana Santa. “È una personale che speravamo di fare da tempo – precisa Giuseppe Fusco organizzatore della rassegna minorese – sia per la particolare esperienza svolta dall’artista negli anni Settanta, sul piano del confronto culturale, sia per arricchire di un’ulteriore tessera il piccolo mosaico della storia locale, insistendo sulla traccia avviata nel 2005 con la personale di Enzo Ruocco, seguita da quella di Mario Carotenuto dedicata al ciclo della ‘spiaggia’ allestita nel 2006 e di Bartolo Savo, solitario e forse ultimo interprete locale di atmosfere novecentiste, organizzata la scorsa estate”.
Negli intenti dei curatori la mostra non cerca di ricostruire tracciati critici all’interno di un’esperienza, bensì si propone quale attraversamento di due specifici temi che hanno caratterizzato il lavoro di Palladino: le figure legate al ‘mito’ dei luoghi e alle sue ritualità, immagini scavate nella ‘materia’ dei ricordi della sua infanzia e della gioventù, e il ‘paesaggio’, inteso quale misura di uno spazio di effettiva concretezza, un luogo dei colori, dei segni, ossia le nascoste scritture della natura. L’esperienza artistica di Palladino prende avvio tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà del decennio successivo, vale a dire nella fervida congiuntura venutasi a creare a Minori quando, tra il 1972 e il 1975, intorno al quel gruppo di villeggianti ‘atipici’ – il poeta Alfonso Gatto, Lelio Schiavone, Antonio Castaldi, Bruno Fontana, amalgamati dall’energia di Mario Carotenuto – giovani artisti locali muovevano i primi considerevoli passi.
“L’esperienza artistica di Palladino – avverte Antonio Trucillo – è un arduo e lento cammino, violento e delicato corpo a corpo con l’inconosciuto e l’inconoscibile. Non esistono leggi o regole generali e obbiettive capaci di ordinarla: le norme nascono all’interno della stessa esperienza artistica, dall’incontro tra le mani dell'artista e la materia, tra l’affettività, lo spessore dell'esperienza acquisita nell'arte e nella vita, il tempo di esecuzione, l'attenzione estrema ai particolari e la disponibilità all'imprevedibile. Né lauda drammatica né teoria bizantina, musiva di personaggi sulla scena. Ché non c'è né comunicazione né movimento nei ‘battienti’ di Palladino. Icone dell'ordine e dell’incomunicabile, dell'assenza e del nulla. Tutto, poi, deve diventare qualcos'altro. Morti e vivi, vita e morte, processione che procede dentro a un bui [...] Anche i luoghi, talvolta, hanno bisogno di essere reificati, per essere percepiti nella loro esistenza reale. Il paesaggio non è uno spazio ‘puro’, ma il prodotto della nostra interconnessione con quello spazio. Il paesaggio è costruito dallo sguardo: non c’è paesaggio senza l'osservatore. L’emozione nello sguardo di Palladino nell’attimo in cui scopre il mistero dei luoghi è quella del bambino che, nella camera da letto, scopre la nudità del padre”.
Per Massimo Bignardi la pittura di Giacomo Palladino “si differenzia dal riscoperto vedutismo d’impronta paesistica ben diffuso sulla Costa, per la cifra espressiva del colore, sempre squillante, disposta ad interrogarsi sulla sintassi della composizione, sul valore dei toni e dei contrasti, facendo leva sull’equilibrio dettato da un disegno elementare ed essenziale, originato da una linea continua che, per il chiaroscuro, si serve di un modulato tratteggio”. La pittura per l’artista minorese diviene “una pratica attraverso la quale ha cercato di mettere a registro il suo difficile rapporto con il proprio habitat, dando ad esso, tiene a precisare l’artista, il valore di luogo di un personale primordio, topos di un’identità esistenziale mai negata. Più che paesaggi o vedute le sue prove potremmo definirle ‘ambienti’ che amalgamano spazio fisico e sociale, il luogo e la comunità, definendo quel sentimento e quella passione che nutrono il suo essere nella collettività. [...] La pittura è un luogo dell’esperienza, un campo ove è direttamente coinvolto: i vicoli incorniciati in alto dalle fronde dei limoneti, i muri a secco delle case, le finestre che si accendono di giallo, di arancio, di luce nella notte minorese, sono motivi che porta nella sua coscienza: immagini, figure ma, soprattutto, nodi emotivi della memoria, ‘angoli’ dell’esistenza fermati sulla tela senza enfasi, rinunciando alle preoccupazioni di celebrare l’immagine offerta dalla percezione”.
La mostra resterà aperta fino al 30 agosto.
Giacomo Palladino è nato a Minori nel 1949, vive a Sondrio dove insegna discipline artistiche nelle scuole pubbliche e dove dirige la locale Casa dell’Arte.. Oltre che nella pittura opera anche nel campo della scultura, della scenografia e della ceramica.Hanno scritto: M. Bignardi; M. Carotenuto; M. G. Carrara; A. Castaldi; N.Colombo; N. Fruscione; A.M. Goldoni; E. Todaro; A. Trucillo.Articoli, schede e recensioni dei suoi lavori sono apparsi sui seguenti quotidiani e riviste: Paese Sera; Mattino di Napoli; Roma; Giorno; Corriere della sera-Corriere del Mezzogiorno; La Città; Il Giornale di Sondrio; La Provincia; Centro Valle; Eco Magazine; Alpes e Giorni- Vie Nuove.Inoltre si sono occupati della sua opera, con servizi e immagini, Tele Unica e Rai Regione.
Direzione artistica: Massimo Bignardi
Organizzazione: fsc (fabbrica sviluppi creativi)
Inaugurazione sabato 26 luglio ore 18,30
Fes Show Room
via Roma, 24 - Minori (Sa) Costa d'Amalfi
ingresso libero