Associazione Culturale Dioniso
In mostra circa 80 fotografie, alcune di grande formato che ritraggono il poeta con la moglie, lo scultore Auguste Rodin, l'attrice Eleonora Duse, Lou Salome', Sigmund e Anna Freud, Friedrich Nietzsche e molte altre personalita' del tempo. In esposizione anche documenti originali, volumi d'arte, edizioni rare del primo '900, manoscritti, taccuini, cartoline, riviste, stampe, provenienti dall'Archivio di Stato di Trieste e da Biblioteche italiane.
a cura di Pier Giorgio Carizzoni
promossa da ACIT Venezia - Forum Austriaco di Cultura a Milano
Epilogo: Sfogliando felice le rose
“Scoprii una nuova dolcezza: posare gentilmente sugli occhi una rosa, sino a non percepirne più la freschezza: soltanto
la dolcezza dei suoi petali indugia ancora sulle mie palpebre come il sonno prima del levar del sole”. Così il giovane,
romantico Rilke nel suo diario preannuncia una passione che lo accompagnerà sino alla iscrizione tombale dove ha
voluto elevare un inno alla rosa e ai petali/palpebre che accompagneranno il suo sonno eterno.
Le rose rilkiane, mescolanza contraddittoria di bellezza fiorente ed effimera, emanano un profumo inebriante (“La tua
flagranza, a noi, grida da secoli i suoi nomi più dolci”), divenendo “soffio divino”, epitaffio funebre, possesso e perdita,
grembo aperto.
Rilke si circonda di rose, ne regala con dovizia alle amanti e alle amiche: lo immaginiamo incedere delicato con un
bouquet in mano e una lettera di poesie d’amore in tasca (“Moi, j’aime les roses épistolaires / Io amo le rose epistolari”)
a Venezia, tra calli e ponti, inseguendo la scostante Eleonora Duse o l’affascinante Mimí Romanelli.
Tra le pagine dei suoi libri inserisce petali di rose “luminose”.
La mostra si chiude con un florilegio di rose e di versi, tra cui quelli dell’iscrizione tombale nel cimitero di Raron, nel
Vallese, dove il poeta cinquantunenne fu sepolto il 2 gennaio 1927, pochi giorni dopo la morte per leucemia.
Rosa, oh contraddizione chiara, desiderio,
di nessuno essere sonno sotto così tante
palpebre.
A Rainer Maria Rilke
Nato nella Praga austro-ungarica di lingua tedesca, come Kafka e Werfel, il
poliglotta Rilke legge e scrive correntemente il francese, studia
appassionatamente il russo, controlla le traduzioni italiane delle sue poesie,
stringe amicizia con decine di interlocutori delle più diverse nazionalità. Senza
fissa dimora e sempre in cammino, attraversa instancabile l’Europa, dalla prima
visita a Monaco appena ventunenne agli ultimi soggiorni di cura nella clinica
svizzera di Valmont ormai cinquantenne. Nel primo ventennio del secolo lo
seguiamo nei viaggi dalla Russia di Tolstoj e Pasternak (in compagnia di Lou
Salomé), alla Venezia di Eleonora Duse, dalla Parigi di Rodin e di "Malte" alla
Vienna di Hofmannsthal e Freud, dalla colonia di artisti di Worpswede presso
Brema ai faraglioni di Capri, dal "castello sul mare" a Duino al Castello di Muzot
presso Sierre.
Tra il 1897 e il 1920, anno del suo trasferimento in Svizzera, Rilke, appassionato
viaggiatore, soggiorna ben dieci volte a Venezia, per tempi più o meno lunghi.
Forse solo il suo amore per la “Ville Lumière” poteva tener pari alla predilezione
del poeta per la Città lagunare. Rilke ama Venezia, ma – sensibile all’eterno
femminino – ama anche le donne quivi incontrate, da Mimi Romanelli a Pia
Valmarana, da Eleonora Duse a Gisela von der Haydt. Resta profondamente
legato all’unica donna capace di consigliarlo, criticarlo, persino di rimproverarlo,
amica e mecenate, sempre disposta ad accoglierlo nel suo Mezzanino sul Canal
Grande, con la generosità con cui lo aveva ospitato al Castello di Duino: la
Principessa Marie von Thurn und Taxis-Hohenlohe.
Con lei ora si muove alla conquista di Venezia, visitando chiese, musei, gallerie. I
dipinti che ritraggono figure femminili
gli suscitano profonde sensazioni, ch’egli cela in sé per farle riemergere nella sua
poesia, perché “i versi non sono – come la
gente pensa – sentimenti innati. Sono esperienze. Per creare un verso devi vedere città, uomini,
cose. Devi ricordare viaggi in regioni sconosciute; giornate trascorse in stanze silenziose; mattinate
al mare ...notti di viaggio che si allontanano con il loro fruscio.”. Soprattutto la pittura dei
Maestri veneziani gli è fonte d’ispirazione: attraverso gli occhi del Carpaccio
ricrea in “Die Kurtisane” la figura di una cortigiana del ‘500, sensuale e venale ad un tempo, che ha rubato al sole l’oro dei suoi capelli. Vi
traspare una malcelata allusione alla mercificazione che Venezia sa fare di sé. Un
giudizio amaro che emerge spesso in Rilke davanti ai frusti problemi del
quotidiano, come di fronte ad un gestore troppo esoso. Il che non muta però il
suo atteggiamento ammirato nei confronti di Venezia, “di per sé grande opera d’arte,
ricca di tesori raccolti in un spazio ristrettissimo”.
E’ difficile per Rilke instaurare un dialogo personale con questa città, al di là della
tradizione. Procede per altre vie, che non sa però dove potranno condurlo.
”Sarebbe bene sapere che cosa ci si aspetti l’uno dall’altra.” – si chiede, ma il suo quesito
non sembra trovare risposta.
Non voglio spingermi più oltre nell’approfondimento di questo rapporto di Rilke
con Venezia. Mi affido all’autorevole guida del curatore di questa mostra, Pier
Giorgio Carizzoni, che ci saprà condurre attraverso le diverse tappe della vita di
questo poeta, che ebbe a dire di Venezia: “Se Venezia è dovunque, in ogni prospetto, in
ogni riflesso, mille volte è presente nei dipinti: nei dipinti sta la sua essenza“.
Ringrazio Pier Giorgio Carizzoni per averci consentito, dopo l’importante
mostra al Castello di Duino, di scoprire alcuni degli angoli più nascosti del
mondo Rilkiano. Un particolare ringraziamento va al Direttore del Forum
Austriaco di Cultura di Milano, Mag. Georg Schnetzer, e al Consolato Generale
di Germania di Milano per il supporto dato alla realizzazione di questo evento.
Nevia Pizzul Capello
Presidente
Associazione Culturale Italo-Tedesca onlus Venezia
Venezia, 6 agosto 2008
Rainer Maria Rilke e i suoi angeli
Proprio le Elegie di Duino, capolavoro universalmente riconosciuto, completano la
ricerca rilkiana di uno sguardo "nuovo" che superi la mera apparenza e la
caducità delle cose, per giungere al "lavoro di conversione continua dell’ amato
visibile e tangibile nell’invisibile vibrazione e agitazione della nostra natura", alla
ricerca dell’essenza delle cose, di una loro profonda comprensione, che si
trasfonda in parola, verso, canto.
Dalla complessità della poesia rilkiana e dalle sue raffinate esegesi, scaturisce una
stupefacente modernità di pensiero: Rilke intuisce e descrive l’inesorabile
approssimarsi di un appiattimento omologante della condizione umana, la
brutalizzazione e violazione della natura con l’avvento della meccanizzazione
forzata (oggi diremmo della tecnologia
avanzata) e della produzione di “cose vuote”, l’orrore delle metropoli nelle quali
dominano fretta e superficialità dell’agire, la corsa al denaro e al possesso,
l’indifferenza per i sofferenti. Rilke prefigura la progressiva dissolvenza delle cose
in icone/feticcio, in potenti emblemi virtuali, finte riproduzioni seriali dalle
sembianze sfuggenti; ci invita a tornare alla semplicità dello sguardo dei nostri
antenati e al patrimonio millenario di saggezza radicata nel genuino contatto tra
uomo e natura, ad accettare la precarietà dell’esistenza trasformando i nostri
sogni e progetti in cose, in entità realizzate. Il poeta ci esorta a sradicare con
coraggio le vecchie e rassicuranti abitudini per ricercare una autentica intimità
con il Tutto, spalancando gli occhi sulla vacuità dei miraggi che costituiscono la
meta quotidiana di tanti uomini contemporanei, preda di penosi assilli per
bisogni inappagati o inappagabili.
“Si tratta ... con coscienza profondamente terrena, di introdurre ciò che qui vediamo e tocchiamo
nell’orizzonte più ampio, estremo. Non in un aldilà la cui ombra oscura la terra, bensì in un
tutto, nel tutto” Rilke.
Pier Giorgio Carizzoni
Curatore
Info:
Associazione Culturale Italo - Tedesca
Palazzo Albrizzi, Cannaregio 4118 Venezia Tel. 041 5232544 acitve@shineline.it
Successivamente la mostra è allestita a Piacenza dal 29 ottobre al 23 novembre 2008, presso la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi (tel. 0523.320742).
Venezia, Palazzo Albrizzi
(fermata traghetto Cà D'Oro)
Orario di apertura:
Lunedì / venerdì: 10-13 e 16-18
Sabato: 10-13
Chiuso i festivi