PRS TRC. I corpi dipinti, esclusivamente maschili, quasi sempre senza volto, si presentano in un contesto dai forti chiaroscuri, quasi caravaggeschi, come apparizioni dal buio, perturbanti e sfuggevoli alla ragione.
“ Questa è la miserabile condizione del mondo e il barbaro insegnamento della ragione, che i piaceri e i dolori umani essendo meri inganni, quel travaglio che deriva dalla certezza della nullità delle cose, sia sempre e solamente giusto e vero. E se bene regolando tutta quanta la nostra vita secondo il sentimento di questa nullità, finirebbe il mondo e giustamente saremmo chiamati pazzi, in ogni modo è formalmente certo che questa sarebbe una pazzia ragionevole per ogni verso, anzi che a petto suo tutte le saviezze sarebbero pazzie, giacché tutto a questo modo si fa per la semplice e continua dimenticanza di quella verità universale, che tutto è nulla”
Giacomo Leopardi
I corpi, esclusivamente maschili, quasi sempre senza volto, dipinti da Valerio de Filippis, si presentano in un contesto dai forti chiaroscuri, quasi caravaggeschi, come apparizioni dal buio, perturbanti e sfuggevoli alla ragione. La bellezza con la quale viene resa l’anatomia tradisce certamente un sottofondo narcisistico, ma insieme ci ricorda, la caducità di questa bellezza e della stessa esistenza. La tensione dei corpi sembra originarsi da un’energia guerresca, tradisce l’ansia di un’esistenza eroica (da qui, probabilmente, il titolo della mostra, tratto dallo stesso titolo di una delle opere esposte, che diventa una sorta di acronimo della parola preistorico privata delle vocali). Sono corpi che possiedono un respiro epico, anche se in quiete nella loro solenne solitudine.
Le fattezze dell’artista, egli stesso raffigurato davanti ad un magma cromatico spesso astratto e oscuro, prendono forma e significato come memento mori in una profonda riflessione e presa di coscienza, “mai però completamente accettata e sublimata. Sempre infatti traspare l’ostinata resistenza dell’eroe, secondo la logica individuata di un nichilismo eroico, dove il soggetto, come nel mito di Sisifo, non è mai domo. Resistenza manifestata, anche se non apertamente dichiarata, dalla freddezza dell’analisi, dalla consapevolezza del tragico in ultima istanza non risolto, in quanto si istituisce uno sdoppiamento tra l’eroe rappresentato e l’Io narrante che con esso si identifica, ma che continua comunque la sua ricerca” (Gabriele La Porta *). Da un testo critico di Lorenzo Canova si legge che De Filippis “medita su un mondo (…) dove la morte e lo splendore si incontrano in un rapporto dialettico che trova le sue ragioni ultime nella consapevolezza allucinata di un prossimo e definitivo annullamento”. (**)
(*) Gabriele La Porta: “Valerio de Filippis:Essere o tempo”, da: “La quiete del Terrifico”, 2001 Schena Editore
(**) Lorenzo Canova: “SENSIA – Le percezioni dell’essere” 2007 Edizioni Layout
Note biografiche
Valerio de Filippis (Pozzuoli, 1960) inizia la sua ricerca artistica nel 1980 a Bari. Compie numerosi viaggi all’estero stabilendosi per due anni a Bruxelles. Dal 1994 vive e lavora a Roma dove nel 2003 fonda lo Studio E.M.P. (Experimental Meeting Point), studio d’arte e luogo di incontro-confronto culturale e tecnico-sperimentale fra artisti. Vincitore di numerosi premi, è stato invitato a molte rassegne nazionali e internazionali. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private.
Inaugurazione: mercoledì 17 settembre 2008, ore 19
Domus Talenti
via delle Quattro Fontane, 113 - Roma
Periodo: 17 - 30 settembre, dalle 10 alle 19
Sabato e domenica per appuntamento ( tel. 380.3646330)
Ingresso libero