Pino Pascali
Alighiero Boetti
Marisa Merz
Maurizio Cattelan
Vanessa Beecroft
Fernando Melani
Maria Lai
Francesco Bonami
Arte italiana fra tradizione e rivoluzione, 1968-2008. Un viaggio attraverso 40 anni turbolenti, alla ricerca di una risposta nelle opere di grandi maestri, nuovi nomi, artisti dimenticati, sconosciuti o altri trascurati. L'idea alla base della mostra e' scaturita da un lato dal bisogno di celebrare 40 anni di complessita' e contraddizioni nel panorama dell'arte italiana, dall'altro dalla necessita' di riflettere sul perche' una realta' cosi' ricca sia stata spesso sommersa dalle maree del mondo dell'arte contemporanea internazionale. A cura di Francesco Bonami.
a cura di Francesco Bonami
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La mostra sarà anche al Museum of Contemporary Art di Chicago dal 18 luglio al 25 ottobre 2009.
Presentazione di “Italics. Arte italiana fra tradizione e rivoluzione, 1968-2008”
a cura di Francesco Bonami, Curatore della mostra
Perché una mostra come “Italics” oggi? L’idea alla base di “Italics” è scaturita da un lato dal bisogno di celebrare 40 anni di complessità e contraddizioni nel panorama artistico dell’arte italiana, dall’altro dalla necessità di riflettere sul perché una realtà così ricca sia stata spesso sommersa dalle maree del mondo dell’arte contemporanea internazionale. Quali sono le ragioni per cui l’arte italiana è rimasta circoscritta, tanto da essere avvolta dal mistero per i curatori dei musei e i critici che operano al di fuori del paese?
Recentemente il New York Times ha pubblicato un ampio articolo di Michael Kimmelman sulla scena artistica italiana in cui sono sottolineate chiaramente sia le opportunità mancate che l’inesauribile vitalità del mondo dell’arte italiana e del suo disomogeneo sistema di musei. Il fatto stesso che una mostra di questa entità, con più di 100 artisti e 180 opere non sia presentata da un’ istituzione pubblica italiana, ma da una nuova realtà privata come Palazzo Grassi a Venezia, e successivamente al Museum of Contemporary di Chicago, che ha sostenuto il progetto fin dagli inizi, la dice lunga sul malfunzionamento del contesto in cui gli artisti italiani hanno dovuto, negli ultimi 40 anni, lavorare, sviluppare e maturare i loro linguaggi creativi personali ed esclusivi.
Perché il 1968? Per diverse ragioni. Il 1968 è il primo anno della storia moderna ad assistere, sotto diverse forme e aspetti, a un fenomeno sociale e politico su scala globale. In tutto il mondo, dalla Francia all’Italia, alla Cina, al Messico e al Giappone, le società civili e le loro nuove generazioni di cittadini avvertono il bisogno di una trasformazione radicale delle istanze che regolano le loro vite, dalle università, alle fabbriche e alle strutture politiche. Il 1968 è l’anno con cui termina la sua indagine “Italian Metamorphosis”, altra mostra di riferimento allestita al Guggenheim Museum di New York nel 1995, curata da Germano Celant. “Italics” raccoglie simbolicamente il testimone da quella mostra per continuare la storia da un diverso punto di vista, meno lineare e organizzato, più come un rizoma da cui sono nate molte radici diverse, cresciute in molte direzioni diverse. Il 1968 è anche l’inizio di un nuovo capitolo della cultura e della storia italiana, la fine del boom economico e l’avvento di un periodo fatto di molte contraddizioni la più evidente quella fra tradizione e rivoluzione. L’arte italiana è sempre stata trainata da queste due forze, una incatenata al passato e l’altra ansiosa di proiettarsi nel futuro.
Da Ghiberti e Brunelleschi, al futurismo, a De Chirico, agli artisti dell’Arte Povera, a una figura come Guttuso, fino a Cattelan e Vezzoli questa tensione fra conservazione e trasformazione è sempre esistita.
Il 1968 ha evidenziato il peso della tradizione che stava frenando la trasformazione della cultura italiana, ma non è riuscito a trovare il modo di spogliarsi per sempre del passato.
“Italics. Arte italiana fra tradizione e rivoluzione, 1968-2008” è un viaggio attraverso 40 anni turbolenti, alla ricerca di una risposta nelle opere di grandi maestri, nuovi nomi, artisti dimenticati, sconosciuti o altri trascurati. “Italics” vuole essere un viaggio aperto, un’occasione non tanto di trovare una risposta, quanto forse di sollevare ancor più domande e dubbi. Non è una panoramica tesa a stabilire una netta divisione tra chi è compreso e chi è escluso, ma piuttosto un’esplorazione del perché l’Italia sia sempre stata, per molti anni, una realtà sospesa sulla soglia di un mondo più vasto. “Italics” è stata pensata come veicolo per trasportare lo spettatore in un territorio che sembra solo apparentemente familiare, ma che in realtà, in molte delle sue zone, rimane inesplorato. La domanda finale di “Italics” è perché gli artisti italiani si siano spesso smarriti senza ottenere quel doveroso riconoscimento mondiale che la mostra spera di poter finalmente offrire. Il successo di “Italics” dipenderà dalla sua capacità di aprire il campo a molte possibile risposte e molte altre possibili domande.
anteprima per la stampa
mercoledi 24 settembre 2008 dalle ore 10.00 alle ore 14.00
accoglienza di Monique Veaute e presentazione della mostra di Francesco Bonami alle ore 12.00
Apertura al pubblico:
27 settembre 2008 - 22 marzo 2009
Palazzo Grassi
campo San Samuele, 3231 - Venezia
Orari: tutti i giorni 10-19 (ultima entrata 18), chiuso giovedi', 24-25-31 dicembre e 1 gennaio 2009
Biglietti: Intero con audioguida 15 euro e 10 euro solo biglietto; Ridotto con audioguida 10 euro e 8 euro solo biglietto
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From 27 September 2008 Palazzo Grassi will host the exhibition Italics: Italian Art between Tradition and Revolution 1968-2008. Curated by Francesco Bonami, the show is being held in collaboration with the Museum of Contemporary Art, Chicago.
Italics looks at Italian art as a sort of train made up of different carriages, some of which have made it onto international networks, others of which have been sidetracked into the tortuous meanders of Italy's recent history.
The show does not limit itself to the representation of Burri and Fontana, Arte Povera and the Transavanguardia, all key parts of Italian art, instead it explores in depth the true essence of Italian artistic production over the last forty years. Altogether, there are more than 250 works by 107 artists, some of whom - such as Pino Pascali, Alighiero Boetti, Marisa Merz, Maurizio Cattelan and Vanessa Beecroft - have enjoyed international fame and success, whilst others - such as Fernando Melani and Maria Lai - have been at times unfairly neglected. The aim of this new Palazzo Garssi exhibition is to provide the Italian and international public with an insight into the decisive role played by tradition and revolution in determining contemporary Italian art.
More info on http://www.palazzograssi.it
Comunications
Anouk Aspisi
anouk.aspisi@palazzograssi.it
Delphine Trovillard delphine.trovillard@palazzograssi.it
tel +39 041 2401312 / 356 fax +39 041 5286218
Press contacs
France International
Claudine Colin Communication Pauline de Montgolfier pauline@claudinecolin.com
Eva Astaburuaga Dalla Venezia eva@claudinecolin.com
tel +33 (0)1 42726001 fax +33 (0)1 42725023
Palazzo Grassi
Campo San Samuele, 3231 - 30124 Venice
Opening hours
Every days from 10am to 7pm (last entrance at 6pm)
Closed every Tuesday, on December 24th, 25th, 31th 2008 and january 1st 2009
Admission
Full rate 15 euros with the audio guide / 10 Euros single ticket
Discounted rate 10 Euros with the audio guide / 8 Euros single ticket