Sotto il titolo “L’ottava notte†vengono oggi raggruppate 24 opere in ferro di medio formato, oltre ad una serie di carte. Da sempre la coerenza solitaria guida il progetto postinformale di Marini. Si parte dall’astrazione e dal gesto forte, impresso sopra materiali duri che ricevono le scariche di una riflessione minuziosa, sensibile ma sempre netta, totalizzante.
La nuova mostra personale di Claudio Marini.
Sotto il titolo “L’ottava notte†vengono oggi raggruppate 24 opere in ferro di medio formato, oltre ad una serie di carte.
Da sempre la coerenza solitaria guida il progetto postinformale di Marini. Si parte dall’astrazione e dal gesto forte, impresso sopra materiali duri che ricevono le scariche di una riflessione minuziosa, sensibile ma sempre netta, totalizzante. L’artista, durante una carriera di silenzi e ricerca caparbia, ha toccato il colore gestuale, il riciclo dei reperti urbani, il ferro da violentare con forza morbida, i cascà mi dai mille spunti cromatici, gli smalti brillanti, le bruciature calibrate. Ne risulta un viaggio che dichiara i suoi tributi (Alberto Burri, Robert Rauschenberg, Jim Dine, Lucio Fontana) ma che non si ferma alla pura memoria. Marini ha superato la citazione attraverso la metabolizzazione del reale. Negli anni ha recuperato oggetti, feticci, detriti e tante meraviglie della civiltà postindustriale. Le cose vengono così assorbite dentro il colore, “sporcate†con la vita pulsante della materia pittorica. Il mondo esterno entra nell’astrazione per alimentare un percorso onesto, maturo e mai ripetitivo.
I contenuti morali, oltretutto, rimangono un principio centrale. I “cascà miâ€, ad esempio, rievocavano il lavoro fisico della classe operaia. Le “bandiereâ€, invece, parlavano di guerra e violenza tra popoli, di lacerazioni che stanno nella pelle e negli sguardi uccisi degli adulti. Tanta rabbia che poi si distende nei segnali di luce sulla superficie, nei colori dietro tagli e buchi, nella luce tra bruciature e campi oscuri. La bellezza torna nei microcosmi del colore, nel luccichio di uno smalto, nelle algide colate del bianco, nei richiami ad un eden atmosferico.
Avviene tutto ciò anche nei nuovi lavori in ferro e nelle carte. Ci sono i tagli e i buchi che ripensano Fontana sopra la materia implacabile del Burri rabbioso. Ma dietro le cesure e certe asprezze spuntano rossi e azzurri, campi di verde e di giallo solare, bagliori sottili che aprono le porte alla speranza dello sguardo. Quadri che fotografano la morte dentro la metafora degli oggetti feriti. Organismi vivi per captare, oggi più che mai, la bellezza di una natura rigenerante, immortale. Il Marini di oggi è ancora l’artista dei contrasti attraverso le vicende dei materiali poveri.
La sua astrazione si alimenta di vita, di segnali figurativi, di metafore che sibilano sulle pesanti geografie del suo mondo ribollente. Per Marini, fortunatamente, l’arte è ancora una battaglia da condurre sul campo del quadro.
Inaugurazione sabato 9 febbraio 2002
Romberg Arte Contemporanea
via San Carlo da Sezze 18. Latina
t 0773664314 f 0773413661