Strade di polvere. L'iniziativa costituisce il primo omaggio della citta' di Torino al pittore, in una mostra che presenta una quarantina di tele - tra cui i paesaggi urbani -, realizzate negli ultimi anni di vita nel desiderio di trascrivere la "realta' che balza agli occhi". A cura di Florian Rodari.
A cura di Florian Rodari
Le cinque sale storiche di Palazzo Bricherasio ospitano – dal 9 ottobre al 2 novembre 2008 – la mostra GREGORIO CALVI DI BERGOLO. Strade di polvere, curata da Florian Rodari, primo omaggio della città di Torino a uno dei suoi pittori più dotati. Nato a Torino, in una famiglia dell’aristocrazia piemontese, Calvi di Bergolo trascorre la sua infanzia in giro per l’Europa a seguito del padre diplomatico. Rientrato in Italia con la famiglia, inizia a coltivare, incoraggiato dalla madre, la sua precoce passione per la pittura.
Attratto dalla tecnica della pittura a olio, insegna per lungo tempo a Milano, Venezia e a Torino dove, all’Accademia Albertina di Belle Arti, succede al maestro Antonio Fontanesi nella cattedra di paesaggistica. Nel rispetto della grande tradizione italiana, Calvi pratica indifferentemente il ritratto, la pittura di storia e quella religiosa, il vedutismo, la natura morta e il paesaggio. Mai interessato alle sperimentazioni in atto nel panorama artistico a lui contemporaneo, sviluppa una personale idea di pittura che procede in direzione opposta alle rotture delle avanguardie di inizio ‘900. Motore di tutte le sue opere è il desiderio di trascrivere la realtà che balza ai suoi occhi: la ricchezza di suggestioni e la resa pittorica sono talmente complesse ed esaurienti che egli non avverte il bisogno di aggiungere altro o di mettere in discussione ciò che gli si presenta allo sguardo.
Nell’estate del 1964 Calvi si rende conto di essere finalmente riuscito a esprimere la sua ardente passione per la luce in una serie di vedute metafisiche della sua città natale. I paesaggi urbani dipinti a partire da questo momento testimoniano un forte cambiamento nel pittore torinese che si concretizza in una produzione sempre crescente di dipinti imponenti, esemplari e tutti inondati di luce.
Agli inizi degli anni ’70, sollevato dagli obblighi professionali e libero da condizionamenti sul piano formale, si ritira sulle colline del Monferrato, vicino Montemagno, dove dipinge, con acuto senso di osservazione, affinato dalla conoscenza del cinema realista italiano, campagne deserte, attraversate da semplici sentieri di polvere, in cui sorgono, isolate, delle costruzioni in rovina. Queste umili architetture testimoniano, nell’intento dell’artista, la presenza dell’uomo e di quel genio edilizio così caro a Calvi. Ma c’è anche dell’altro: il fascino dei casali rinvia al senso dell’abbandono, a qualcosa che si è spezzato. E’ a questo ultimo periodo, che riflette la parte più intima della già particolare visione di Calvi di Bergolo, che l’esposizione è principalmente dedicata. In mostra, una quarantina di tele, realizzate dal pittore torinese negli ultimi anni di vita, raccontano un intero mondo agreste che sta vivendo i suoi ultimi momenti e che sembra staccarsi da noi lasciando in eredità un’infinita nostalgia. In occasione dell’apertura della mostra al pubblico, giovedì 9 ottobre alle 19.00 appuntamento con "Attorno ad un ritratto", discussione con Jean Clair, Florian Rodari ed amici pittori in omaggio a Immacolata Rossi di Montelera.
L’intero incasso della biglietteria sarà devoluto all’AIL – Associazione Italiana contro le Leucemie - Linfomi e Mieloma.
Catalogo: Silvana Editoriale
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