Centre Civic COTXERES BORRELL
Barcelona
Viladomat, 2-8
93 324 83 50 FAX 93 324 83 51
WEB
Giovanni Francesco Paolo Madonia
dal 16/10/2008 al 30/10/2008
lun - ven 10-22, Dom 10-14 / 16-20

Segnalato da

Maurizio Vitale



 
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16/10/2008

Giovanni Francesco Paolo Madonia

Centre Civic COTXERES BORRELL, Barcelona

Per forza di levare. In mostra gli ultimi dipinti caratterizzati dalla riduzione della tavolozza a poche tinte fondanti e orizzonti prevalentemente alti e lineari, per una visione in cui si disvela e si afferma l'ego dell'artista nella sua pienezza di ideatore-esecutore.


comunicato stampa

A cura di Salvo Ferlito

Un rigore ieratico, una rarefatta solennità paiono intridere fin nel profondo questi ultimi dipinti di Paolo Madonia.
Un incedere sempre più pausato e cogitato – questo del Nostro – che rivela un ulteriore acuimento e affinamento delle potenzialità di sguardo, in grado di sfrondare il “visus” da qualsiasi leziosa ridondanza e di condurre a traduzioni visuali di scarno e misurato lessico formale, ma di possente penetranza ottica e di elevata termica affettiva.
Proprio la capacità di operare «per forza di levare», contenendo l’esubero materico del gesto entro “limina” di inusitata leggerezza ed eumetria, conferma l’assoluta coerenza d’un percorso – innanzitutto intrapsichico e ideativo – che faccia della progressiva decantazione del puro dato pulsionale (scaturente dall’immediatezza dell’impulso sensitivo) il suo carattere saliente e peculiare, nonché la sua indiscussa e ormai consolidata cifra stilistica.
L’adozione di articolazioni coloristiche tendenzialmente binarie e la riduzione della tavolozza a poche tinte fondanti (rossi pirici con neri catramosi, bianchi calcinati con macule caliginose, azzurrità di lapislazzulo con grigi impenetrabili, gialli incandescenti con terre oscure e abbrunate), la scelta di impianti compositivi contraddistinti da orizzonti prevalentemente alti e lineari e soprattutto l’ulteriore rarefazione figurativa fino al quasi completo annichilimento informale altro non sono – dunque – che logici e inevitabili raggiungimenti, all’interno di un cosciente iter di ricerca e di maturazione che faccia dello sfrondamento d’ogni superfluo eccesso estetizzante e della espunzione di qualsivoglia barocchismo decorativo dei fini assolutamente inderogabili e ostinatamente perseguiti.
Confermando, per tanto, la propria inclinazione “alchemica” – e questo al di là dei meri aspetti tecnici, e quindi del ricorso al fuoco quale strumento con cui attuare gestualmente un intenso e dirompente universo immaginativo –, Paolo Madonia ha così condotto a ulteriore compimento quella meccanica di qualitativa sublimazione dei moti emozionali, che prevede la depurazione delle componenti maggiormente compulsive, in favore d’un più puro “condensato affettivo” di elevata valenza filosofico-iniziatica.
Il ctonio ed escrescente paesaggismo del nostro Paolo si configura, in tal senso, come la compiuta e riuscita trasposizione formale d’una ideatività fortemente immaginifica, che, muovendo dal presupposto mnemonico dell’intimo rapporto intessuto col contesto avito, perviene, per via di interiori e meditate decantazioni, a una finale concrezione di combusto pigmento, realmente in grado di enucleare ogni sostanziale connotato d’affettività e di restituire all’osservatore una visione ormai scevra di obblighi veristici o – ancor peggio – di sentimentalismi retorici ed enfatici e quindi fattivamente vettrice d’un concluso “mood” di compiuti sentimenti.
Non è un caso, dunque, che nell’onomastica delle sue opere ricorrano titoli quali Imago, La mia terra, Mind games o Memoria, in quanto proprio nel crogiolo in cui ribolle la materia del ricordo avviene – per voluta scelta e selezione e non per incontrollata rimozione – quella particolareggiata autodefinizione dell’identità individuale che conferisce piena significanza al proprio essere ed esistere.
Ad onta delle parvenze “dionisiache” legate alla subitaneità del gesto igneo e del sembiante superficialmente espressionista del lessico adottato, il fare artistico di Paolo si colloca piuttosto sul versante d’una sintassi minimale (ormai ridotta a una meccanica ideativo-manuale di semplificata, ma perfetta armonicità, nelle sue scansioni cromatiche e compositive), grazie alla quale l’introiezione visiva viene acutamente sottoposta ad una speculativa e ben controllata destrutturazione, fino all’ottenimento di quella vera essenza della visione in cui si disvela e si afferma totalmente – per un gioco di inevitabile trasfigurazione posta in essere dalla soggettività cognitiva cui soggiace il visus pittorico – l’ego dell’artista nella sua assoluta pienezza di ideatore-esecutore.
Se è vero che nell’arte di Madonia non mancano spunti e riflessioni mutuati da quanto accaduto durante il ‘900 – il che è un obbligo ineludibile per qualsiasi artista calato nel suo tempo e quindi dialetticamente votato a un confronto estetico e intellettuale coi contemporaneSalvo Ferlitoi e coi predecessori –, e in particolar modo dalla raffinata scansione euritmica e binaria delle superfici ordite da Mark Rothko (che pur essendo espressionista astratto è stato però tutt’altra cosa rispetto al confusionario e fin troppo sopravvalutato Jackson Pollock), è anche vero che il nostro Paolo, proprio nella peculiare estroflessione della vis coloristica e nella specificità della resa lavica e scabra del pigmento sapientemente adusto, ha saputo – come pochi siciliani della sua generazione – rilanciare e consegnare un’idea di insularità del tutto singolare e rinnovata, che, grazie al suo essere una ricercata “nigredo” per progressivo addentramento iniziatico nello spirito dei luoghi*, si erge a compiuta cifra d’una dimensione di sicilianità e di mediterraneità ormai definitivamente liberata da qualsivoglia infatuamento etnico o folklorico clichè.
Un paradigma voluto e ricercato – questo di Madonia –, ottenuto con studio speculativo e fabrile dedizione, da cui è impossibile prescindere ai fini dell’empatica compenetrazione degli umori e degli affetti legati a questa nostra controversa terra, e che nel suo essere acre distillato di individuale insularità, tuttavia si pone senza tema nel flusso del suo tempo, offrendosi quale espressione d’una arte universale non segregabile entro contingenti contesti localistici o mortificanti limiti d’età.

Catalogo edito dalla:
Presidenza Regione Siciliana
Ufficio per le Relazioni Diplomatiche ed Internazionali
In collaborazione con la:
associazione culturale Laboratorio Giovanile
Organizzazione a cura della:
Presidenza Regione Siciliana
Ufficio per le Relazioni Diplomatiche ed Internazionali
In collaborazione con la:
associazione culturale Laboratorio Giovanile
Testi: Salvo Ferlito, Aldo Gerbino, Agata Polizzi

Inaugurazione: venerdì 17, ore 20

Centre Civic COTXERES BORRELL
Viladomat, 2-8 - Barcelona

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