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Napoli
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Maria Francesca Tripaldi
dal 15/10/2008 al 2/11/2008

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Maria Francesca Tripaldi



 
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15/10/2008

Maria Francesca Tripaldi

L'Atelier, Napoli

El Alma. Nelle opere proposte ci sono lavori di grandi e medie dimensioni, 'gioielli di materia' realizzati sempre su supporti poveri e colorati senza mai avvalersi dei tradizionali pennelli.


comunicato stampa

Affascinata dall’aspetto tridimensionale e dalla possibilità di riutilizzare oggetti d’uso quotidiano, Maria Francesca Tripaldi si avvale delle caratteristiche plasmabili della materia che sin dagli anni novanta sono state il fulcro di una produzione pittorica “ecologica”, frutto del riuso e del riciclo di materiali come lotta al consumismo.

Nelle opere proposte ci sono lavori di grandi e medie dimensioni, “gioielli di materia” realizzati sempre su supporti “poveri” e colorati senza mai avvalersi dei tradizionali pennelli. L’artista, infatti, si serve in genere di bombolette spray o di spatole per stendere le colorazioni acriliche.

Nel ''laboratorio'' della pittura della Tripaldi niente è mai finito (nel senso dell’irraggiungibile) e ci sono disseminati impedimenti, oggetti che resistono a qualsiasi funzione, corpi cinematici, contraffazione della dissomiglianza dell’uguale.

Non si tratta di ''ready-made'' o di prelievi dalla realtà utilizzati (o, perlomeno, non solo di questo) ma della dissipazione del sé e del proprio mondo, che Maria Francesca si porta addosso come un Diogene ambulante, come un filosofo esistenzialista. Pittura come dépense. Piuttosto che la ricerca del tratto o la forma delle cose è il colore a dare il senso delle opere.

La scelta fatta da Maria Francesca Tripaldi dona spessore al colore tanto da trasformarlo in materia.
“…le parole, troppo poco flessibili, han ceduto l'immaginario ai colori, più flessuosi più magicamente diretti. a volte. Le parole, dal cui urto son state colpite le persone, sembrano irriverenti. di un colore non si dirà mai irriverente. …quasi che le parole avessero ceduto il passo ai colori e che miei interlocutori possano essere solo le mie dita intinte nei pennelli, come a colorare una vita che sembra via.”

L’espressione artistica di segno astratto cerca linguaggi polimaterici utili a trovare altre espressioni per esprimersi. Attraverso i giochi di luci e la volontà di cogliere nei segni alcuni tratti di comunicazione la tela è trasformata talvolta in pentagramma perché si riconosce una sonorità, talaltra in foglio, perché se ne coglie la descrizione di una emozione.

Linguaggio nuovo per descrivere El Alma ossia il recondito, l’emozione nascosta, la possibilità
del sentimento, la storia dell’intimo, la valenza dell’interiorità. Mondi che hanno bisogno di esprimersi più per l’impatto che per la descrizione. In questo, il linguaggio della Tripaldi arriva netto ponendosi sul discrimine dell’adesione o della distanza, mai lasciando nell’incertezza o nell’indifferenza.

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