Karen Berestovoy
Filippo Borella
Mario Bottinelli Montandon
Giannetto Bravi
Giovanni Cerri
Ermanno Cristini
Gianni Gangai
Dario Ghibaudo
Emily Joe
Marco Di Giovanni
Maria Teresa Gavazzi
Manuela Martines
Mauro Molinari
Marica Moro
Le Principesse
Giovanni Rubino
Luca Scarabelli
Elena Di Raddo
La mostra indaga il tema del lavoro attraverso la sua divisa, l'oggetto 'tuta' nel suo valore semantico e simbolico, nel suo essere emblema di una condizione particolare dell'esistenza. Pittura, fotografia, scultura, installazione e video attenti al valore sociale dell'opera. Con 18 artisti a cura di Elena Di Raddo.
a cura di Elena Di Raddo
progetto Fondazione Torre Colombera
catalogo Nomos Editore
Karen Berestovoy, Filippo Borella, Mario Bottinelli Montandon, Giannetto Bravi, Giovanni Cerri, Ermanno Cristini, Gianni Gangai, Dario Ghibaudo, Emily Joe, Marco Di Giovanni, Maria Teresa Gavazzi, Manuela Martines, Mauro Molinari, Marica Moro, Le Principesse, Giovanni Rubino, Luca Scarabelli
E’ forse l’arte visuale utilizzata a fini politici e sociali che potrà “sovvertire il dilagare dell’arte consumistica e industrializzata”: è l’idea che Gillo Dorfles sosteneva nel 1970, periodo in cui l’arte scendeva nelle strade ed entrava nelle fabbriche. Che quella affermazione fosse premonitrice è dimostrato dal fatto che oggi appare sempre più diffuso l’interesse da parte degli artisti per il sociale e del pubblico per quell’arte che presenti dei contenuti di cronaca e di attualità.
E’ a questa forma di espressività che la mostra intende indirizzarsi e lo fa attraverso un oggetto che è metafora del lavoro, la tuta. Nata con i futuristi – segno della modernità, quindi - la tuta è stata da sempre un oggetto particolarmente condizionante e carico di significati simbolici: un indumento che denota una condizione particolare dell’uomo, quella, appunto, del suo rapporto con il lavoro. Indubitabilmente essa riconduce immediatamente all’epoca più dura del lavoro industriale, quelli della tuta indossata da Charlie Chaplin in Tempi moderni, ad esempio, e in tal senso è divenuta il simbolo dello status di chi la indossa.
Questo indumento è però anche un oggetto metaforico che nei tempi attuali si è trasformata nelle sue varianti delle divise da lavoro dei cosiddetti colletti bianchi o, ad esempio, dei lavoratori delle grandi catene di negozi, dei supermercati o dei fast food.
La mostra intende appunto indagare il tema del lavoro attraverso la sua divisa, l’oggetto “tuta” nel suo valore semantico e simbolico, nel suo essere emblema di una condizione particolare dell’esistenza, estendendo il suo significato anche alla situazione attuale. Gli artisti selezionati per la mostra – molti dei quali legati al territorio varesino - sono accomunati da ricerche che, in ambiti diversi dal punto di vista tecnico – pittura, fotografia, scultura, installazione, video – mostrano nel loro lavoro un’attenzione particolare per il valore sociale dell’opera d’arte affrontando quindi contenuti di carattere politico, ideologico e culturale.
Inaugurazione 26 ottobre, ore 16,30
Fondazione Torre Colombera
via Canton Lombardo - Gorla Maggiore (VA)
Orari: mar/gio/sab 16.30-19, dom e festivi 10-12 e 16-19 (chiuso il 1º novembre)
Ingresso libero