"Un sofisticato gioco di luci ed un'atmosfera estatica di camicie, stoffe, poltrone, corde, Icaro e cieli sono i protagonisti dell'opera di Goberti, gli strumenti sapienti con cui si addentra nello studio del rapporto fra uomo e tempo." (D.Bassi).
Un sofisticato gioco di luci ed un’atmosfera estatica di camicie, stoffe,
poltrone, corde, Icaro e cieli sono i protagonisti dell'opera di Gianfranco
Goberti. Questi sono gli strumenti eleganti e sapienti con i quali Goberti si
addentra nello studio del rapporto fra uomo e tempo.
Goberti (Ferrara, 1939) dopo essersi diplomato all'Accademia di Bologna ha
esordito intorno alla metà degli anni Sessanta. Gillo Dorfles prima e Vittorio
Sgarbi poi si occupano della sua pittura a metà strada tra la nuova
raffigurazione e l'espressionismo astratto. Numerose mostre personali e
collettive sia in Italia che in Europa si intervallano dalla segnalazione nel
Catalogo Nazionale d'Arte Bolaffi nel 1980 alla partecipazione nella mostra
“La venere svelata” (2004, la Venere di Urbino di Tiziano, Palais des Beaux
Arts, Bruxelles).
Sia nei cieli che in Icaro, l’alta definizione delle forme, quasi
iperrealista, che si ammira da una certa distanza diviene, vicino all'opera,
sempre più flebile, incerta, astratta e micro-gestuale. I cieli, le corde e le
ali di Icaro sono tangibili esempi di questo stratagemma spazio-temporale.
Proprio dal risultato di questi studi nasce la domanda: che forma ha l'aperto?
Goberti non ha la risposta, ma suggerisce che questo aperto è l'origine di un
orizzonte. Goberti ci invita a fermarci, guardare l'orizzonte, riflettere. Ci
suggerisce di praticare in prima persona lo sguardo, non solo sul campo
visivo, ma su tutto il campo di esperienza: quando tutto è buio e semplificato
davanti a noi, un guardare è acceso.
Anassagora diceva: guarda il cielo e capirai l'uomo.
Oggi il cielo è legato.
Davide Bassi
Galleria Arte Antica Bruschelli
via dei Priori 84 - Perugia
Orario: 10-12.30, 16-19 chiuso lunedi mattina e domenica