Fine delle trasmissioni. Anni '70. Sbarca, anche in Italia, la televisione a colori. Schifano ne e' subito suggestionato e riversa su tela le immagini del tubo catodico, realizza film sperimentali, mescola new media e pittura, avviando un percorso artistico, durato oltre vent'anni. Curata da Marco Meneguzzo, la mostra propone 100 opere, quasi tutte dedicate alla televisione, concentrandosi su un aspetto che assume valenza metaforica nei confronti dell'arte di quel momento, proponendo la assoluta non-referenzialita' dell'immagine.
A cura di Marco Meneguzzo
Anni Settanta. Sbarca, anche in Italia, la televisione a colori. Mario Schifano ne è subito suggestionato: l’artista romano riversa su tela le immagini del tubo catodico, realizza film sperimentali, mescola new media e pittura, avviando un percorso artistico, durato oltre vent’anni, che vedrà nello strumento mediatico una grande musa ispiratrice.
In linea con i temi e le suggestioni del Futurismo, che hanno caratterizzato la prima grande mostra del museo forlivese, con il secondo evento espositivo la Fondazione Dino Zoli Arte Contemporanea, celebra uno degli artisti contemporanei italiani più completi, discussi, originali, maledetti e geniali dell’arte contemporanea italiana: Mario Schifano. Il collegamento alla poetica del Futurismo con Schifano non si realizza nei riferimenti stilistici o cromatici, bensì nell’attenzione a quel modernismo, a quella velocità e a quelle menti anticipatrici di artisti che hanno aperto la strada a buona parte delle Neoavanguardie.
Intitolata Mario Schifano. Fine delle trasmissioni e curata da Marco Meneguzzo, la mostra affronta il lavoro dell’artista mettendo a fuoco quella stagione creativa di incontro tra arte e piccolo schermo.
L’esposizione, che sarà aperta al pubblico da domenica 26 ottobre 2008 a domenica 18 gennaio 2009, è realizzata in collaborazione con l’Archivio Mario Schifano, e ha ottenuto il patrocinio della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Forlì - Cesena e del Comune di Forlì.
Con una selezione di cento opere, quasi tutte dedicate alla televisione, la mostra si concentra proprio su questo aspetto singolare dell’attività dell’artista, che assume una valenza metaforica nei confronti dell’arte di quel momento, proponendo la assoluta non-referenzialità dell’immagine: una forma d’arte che filtra e rende inoffensivo un mondo sempre più violato dai mezzi di comunicazione di massa. Quelle di Schifano sembrano premesse di ciò che, nei decenni successivi, sarebbe stato esasperato da una società dei consumi sempre più onnivora e superficiale. Nel 1965, l’artista romano, dopo aver conquistato la Biennale di Venezia l’anno precedente, rende omaggio al Futurismo italiano e, allo stesso tempo, al mondo dell’infanzia: due differenti ritorni al passato non intesi come passive citazioni, bensì come annunci di una cultura postmoderna.
La parte più significativa dell’esposizione è costituita dai cosiddetti Paesaggi Tv nei quali Schifano, partendo da un’immagine transitata sul televisore, poi fotografata e riportata su tela, termina il lavoro ritoccandola a mano con smalti colorati. Un’ampia serie di lavori realizzati tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta, appartenenti proprio ai cicli “Televisori” e “Inventario”, con un repertorio che va dalle immagini «classiche» della Tv – la «fine delle trasmissioni», l’«ora esatta», le immagini dei Tg dalle città del mondo – a quelle di un periodo successivo, nella seconda metà del decennio, in cui l’artista utilizza lo stesso schema per rivisitare tanto l’opera di altri artisti - in particolare De Chirico – quanto il proprio repertorio visivo. Completano l’esposizione una serie di video e di fotografie di Schifano.
Le opere in mostra provengono da importanti istituzioni, tra cui l’Archivio Mario Schifano e la Fondazione Marconi, istituzioni che oltre a una conoscenza documentaria dell’artista detengono alcune delle opere più importanti del periodo in questione. Completano l’esposizione prestiti provenienti da collezioni pubbliche e private, come ed il CSAC di Parma, la Fondazione Farmafactory, la collezione Ferretti-Mazzoli e la Galleria San Gallo Art Station.
La mostra è corredata da catalogo, edito da Carlo Cambi Editore, con testi di Marco Meneguzzo, Maurizio Vanni e Arturo Carlo Quintavalle.
Con questa esposizione la Fondazione Dino Zoli Arte Contemporanea, diretta da Maurizio Vanni, prosegue il percorso intrapreso con la prima mostra “Baldessari e Depero. Futurismi a confronto” e che culminerà con la terza esposizione dedicata al Gruppo Forma 1 e a Gruppo Origine. A partire dal movimento futurista, la programmazione culturale della Fondazione è pensata per offrire un’indagine utile a comprendere l’importanza di uno dei principali movimenti della storia dell’arte – il Futurismo – e le reazioni successive alle sue imprevedibili sollecitazioni attraverso importanti incursioni nella storia dell’arte italiana.
Anche in occasione di questa seconda esposizione proseguiranno le attività collaterali, dedicate al tema della mostra: dai laboratori didattici per i più piccoli agli incontri e ai concerti aperti al pubblico.
In occasione della mostra “Mario Schifano. Fine delle Trasmissioni”, la Fondazione Dino Zoli Arte Contemporanea ha avviato una partnership con BNL relativa all’organizzazione benefica TELETHON, attiva tutto l’anno per la raccolta fondi in grado di finanziare progetti di ricerca sulla distrofia muscolare e sulle malattie genetiche. La Fondazione devolverà 1 euro per ogni biglietto della mostra venduto e verserà a Telethon l’intero incasso proveniente dalle manifestazioni collaterali (concerti o confernze). Inoltre, tutti i visitatori che si presenteranno muniti di una ricevuta di versamento in favore di Telethon avranno diritto allo sconto del 10% sul prezzo del biglietto. Altre iniziative saranno collegate ad un’asta di beneficienza e alla vendita di alcuni volumi della mostra personalizzati dagli autori.
Obiettivo della Fondazione è di consolidarsi nel ruolo di istituzione culturale eclettica e versatile rivolta a costruire, attraverso sollecitazioni diverse, un dialogo continuo col pubblico e il territorio. Un «crocevia del bello», dove far convergere nuove idee. Un vero e proprio museo dinamico, per coinvolgere visitatori eterogenei con un ampio ventaglio di proposte: dall’arte alla musica, dalla lettura all’intrattenimento.
Ufficio stampa
Paola Manfredi, Milano press@paolamanfredi.com
Inaugurazione sabato 25 ottobre ore 18
Fondazione Dino Zoli Arte Contemporanea
viale Bologna, 288 Forlì
Da martedì a venerdì, dalle 11 alle 19; sabato, domenica e festivi, dalle 11 alle 20
Intero 6 euro, ridotto 4 euro