Boys with kaleidoscope eyes. La loquace simbologia Pop, il cervellotico assemblaggio di immagini, la forza del colore pieno sono i punti di contatto tra la pittura di Minotti e Siva. In questo processo una grande varieta' di soggetti appartenenti al quotidiano vengono immortalati e modificati trasmutandone l'essenza.
Sartorius: “Noi non vogliamo affatto conquistare il Cosmo. Noi vogliamo allargare la Terra alle sue dimensioni. Non abbiamo bisogno di altri mondi. Abbiamo bisogno di uno specchio.” Solaris (Russia 1972), di Andrej Tarkovskij
Mentre nella galleria Stragapede & Perini stiamo esponendo in anteprima le nuove opere di Marco Minotti, al Louisiana Museum di Humlebaek, vicino a Copenhagen, si sta tenendo una grande esposizione dedicata alla tradizione Manga: 200 anni di storia per immagini che illustrano le origini e l’evoluzione del fenomeno, fino a mostrare l’influenza che essa ha avuto sull’arte nipponica contemporanea. Mentre per noi europei il Manga (termine giapponese che significa fumetto) è direttamente associato a una forma di intrattenimento “leggero” per ragazzi, in Giappone trova invece radici e valori culturali profondi. Per dirne una, la mostra danese espone l’Hokusai Manga del 1814, testimoniando come il grande maestro Hokusai per primo elevò alla sfera artistica illustrazioni dedicate alla vita quotidiana e tradizionale giapponese. I nuovi lavori di Minotti attingono dal vasto repertorio di personaggi appartenenti al fumetto giapponese, in particolare al genere Shoujo Manga (sentimentali), Hentai Manga (erotici) e Shonen Manga (azione) ed è possibile riconoscere citazioni agli autori Toshihiro Hirano, Rumiko Takashi, Narumi Kakinouchi.
Ma per comprendere meglio i nuovi lavori di Minotti è necessario seguire l’evoluzione del suo percorso artistico, che di recente lo ha portato ad un evidente cambiamento poetico senza però allontanarsi dall’anima della sua ricerca. La precedente produzione dell’artista si concentrava sulla rappresentazione di moderne nature morte in cui seducenti fiori multicolori erano gli incontrastati protagonisti della tela con un risultato estremamente decorativo. I suoi “fiori del male” seducono, intrappolano lo sguardo e risucchiano l’osservatore fino alla fusione con il colore puro, in un’estatica e incosciente beatitudine. La bidimensionalità di queste prime composizioni cede lentamente il passo a tornite e visionarie scene di un folto e onirico sottobosco, popolato da farfalle, variopinti fiori, bolle di sapone, esplosioni di polline. Nei nuovissimi lavori esposti rimangono tracce dei precedenti appena illustrati, come ad esempio il gusto per il colore: ricco di variazioni, caldo, esotico, che si manifesta in un equilibrato gioco di complementari. Ma soprattutto persiste la grande carica espressiva dell’artista, il gusto per il decorativo e la voracità con cui i soggetti delle opere traggono a sé l’osservatore per proiettarlo in una dimensione che va oltre la tela.
Nelle nuove opere il suo linguaggio si impregna di critiche sociali, citazioni contemporanee, alla Pop e New-Pop Art, in un’evoluzione che muove dalla ricerca introspettiva e ricettiva, alla creazione di un ponte verso l’esterno, rivolto all’assimilazione di un linguaggio moderno e a uno sguardo incuriosito e a tratti disincantato sul mondo. Con la nuova produzione abbandona le sfumature per rappresentare il colore puro e fiero. I fiori, essenziali e monocromi o turgidi e carichi di colore, sono un tema che non si va a perdere nella pittura di Minotti: da protagonisti della scena divengono cornice e supporto per una serie di efficaci “slogan per immagini”, frequenti nel nuovo codice espressivo New-Pop che l’artista ha abilmente fatto proprio.
Molte delle nuove tele sono contraddistinte da un fitto flusso narrativo ascendente e discendente (in sintonia con le opere di Chiho Aoshima) che crea un vivace, ludico e vorticoso dialogo tra gli elementi, il cui moto convulso straborda dalla tela per coinvolgere in questa danza d’immagini l’osservatore. Le opere più piccole citano il passato attraverso la forma del ritratto femminile. Immortalando ingenue o sensuali eroine Manga al posto di eleganti nobildonne, sembrano però compiere un’ironica smitizzazione del severo genere del ritratto, che viene qui ricondotto a rappresentazione di idoli della moderna cultura globalizzata.
Le opere di Minotti sono ludiche, dinamiche, cariche di erotismo e invogliano l’osservatore a indagare i minuziosi dettagli compositivi, mettendo in luce la rinnovata padronanza tecnica della sua pittura. Segnano un passo avanti nella produzione dell’artista pur essendo perfettamente in linea con il suo passato.
“Ripetei per più notti l’esercizio di uscita dal corpo fisico, visualizzando le energie che si sprigionavano sotto forma di impulsi di luce colorata, continuando a ripetermi che io sono Siva” Siva, Autobiografia
La loquace simbologia Pop, il cervellotico assemblaggio di immagini, la forza del colore pieno sono i punti di contatto tra la pittura di Marco Minotti e Siva. In nero vestito, pacato e riflessivo (pare uscito da un récit décadent), Siva ha intrecciato arte e vita attraverso una ricerca spirituale ed esoterica che si rivela pienamente nelle sue opere. La matericità che caratterizzava la sua precedente produzione pittorica, per lo più a olio e bitume (“strani bambini con occhi da adulti che giocano con oggetti non propriamente adatti al mondo dell’infanzia” come lui stesso li definisce), si ripresenta in chiave aggiornata nei lavori in mostra che ormai sono identificativi del nuovo percorso tematico e stilistico intrapreso dall’artista, confermando la sua convinzione che quel bitume diluito con il medium giusto si sarebbe potuto trasformare in oro. Ed eccolo allora sostituire ai vecchi mezzi, nuovi e preziosi strumenti di lavoro: tessuti colorati al posto della tela, acrilici viola, verde e oro, texture barocche, sintesi decorative Art Nouveau, papiér collé. L’artista-alchimista Siva intraprende un’esperienza che richiama quella Ernstiana e realizza, come lui stesso suggerisce, “quadri iperbarocchi che per me sono veicoli di espansione della coscienza”. L’arte diventa un rituale, sperimentando una spontanea spersonalizzazione atta al superamento della soggettività; così Siva diventa il tramite fisico attraverso cui forze maggiori si manifestano e oggettivano, utilizzando un codice espressivo proprio del vasto immaginario e del background dell’artista, i cui elementi costitutivi però diventano uno strumento in balìa di entità esterne. In questo processo una grande varietà di soggetti appartenenti al quotidiano vengono immortalati e modificati trasmutandone l’essenza: il soggettivo oggettivandosi, elevando “il simbolo a segno universale”, sacralizzando emblemi dell’immaginario comune, svuotati dal loro significato e riempiti di un valore assoluto.
L’artista, nella catartica e mistica fase creativa, muta l’essenza della realtà nel magico “luogo” della tela e contestualizza questo processo nello psicheledico “Giardino Cosmico” traboccante di delizie. Gli elementi vegetali e floreali sono una stilizzazione decorativa e ci suggeriscono la innovativa suggestione prospettica architettata dall’artista; vi è una messa a fuoco che si sviluppa su tre livelli della rappresentazione: un primo livello in cui le figure sono tridimensionali, ricche di dettagli e sfumature, un secondo livello bidimensionale, con elementi monocromi, e un terzo livello che è lo sfondo, il tessuto, che rende un suggestivo effetto di profondità quando viene usato l’iridescente tessuto caramella. Questo artificio da l’impressione all’osservatore di fare parte (come quarto livello) dell’opera stessa e si sente mosso dall’istinto di addentrarsi tra le fronde degli alberi del giardino, Eden di infinita beatitudine. Per tematiche e stile è rintracciabile un’attinenza con la ricerca della “Scuola del Realismo Fantastico di Vienna”, con cui condivide sacralità, ricchezza narrativa, forza del colore, tendenza visionaria.
Un altro momento importante nella formazione di Siva è stato l’incontro con l’opera dell’eclettico Alejandro Jodorowsky e, di conseguenza, con i tarocchi che diventeranno soggetto delle sue opere più recenti: eleganti papiér collé in cui i soggetti sono ispirati ai tarocchi di Marsiglia Camoin, restaurati proprio da Jodorowsky e Philippe Camoin.
Nella sospesa sintesi del “Giardino Cosmico” di Siva tutto ha un valore a se stante; gli elementi rappresentati danzano in un perfetto equilibrio formale e cromatico e svelano la ricerca estetica dell’artista che si manifesta accostando insieme immagini rassicuranti e inquietanti, elementi propri dell’immaginario collettivo, per spiazzare lo spettatore in un conturbante gioco che evoca emozioni contrastanti.
Per i ragazzi con gli occhi a caleidoscopio il mondo è una molteplicità di strutture simmetriche create per mezzo delle combinazioni di specchi e pezzetti di vetro colorati.
Questi ragazzi non hanno perso l’infantile capacità di vedere la realtà a colori.
Nila Shabnam Bonetti
Inaugurazione mercoledi 29 ottobre alle 19
Stragapede Perini
viale Filippetti, 41 Milano
Orari: dalle 19.00 alle 2.00 tutti i giorni
La mostra sarà visitabile anche nel corso della giornata su appuntamento.
ingresso libero