La prima retrospettiva italiana sull'artista rumeno. L'interrogazione sulla poverta', il precario, l'esplorazione dei limiti fisici del corpo, il senso della partecipazione, ne fanno uno degli artisti piu' interessanti della scena contemporanea. A cura di Ruxandra Balaci e Marco Scotini. Inoltre, con il titolo Dynamical Systems, si apre la personale del giovane artista Dario Pecoraro, che ha espressamente concepito un nuovo lavoro per lo spazio milanese.
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a cura di Ruxandra Balaci e Marco Scotini
La Galleria Artra e' lieta di presentare la prima ampia retrospettiva italiana sul
lavoro di un grande artista rumeno, come Ion Grigorescu, dopo averne gia' anticipato
l'opera attraverso le mostre collettive 'Revolution reloaded' (2004) e
'Ottobre' (2007).
Artista tra i piu' complessi e importanti del mondo artistico e intellettuale rumeno
a partire dagli anni settanta, Ion Grigorescu, dopo l'89, si e' imposto sulla
scena internazionale attraverso la partecipazione a manifestazioni quali 47'
Biennale di Venezia, Periferic Biennal 6, Prague Biennale 3, fino alla Documenta 12,
in cui il suo lavoro veniva esibito sia presso il Museo Fridericianum che l'Aue
Pavillion.
Nato nel 1945 a Bucarest, Ion Grigorescu pur cominciando la propria attivita' nel
momento di maggior estremizzazione del nazionalismo staliniano all'interno del
regime di Ceausescu, e' attento alle piu' innovative espressioni della produzione
artistica occidentale, che filtra attraverso un complesso e culturalmente
stratificato bagaglio culturale. La sua grande vocazione alla sperimentazione gli ha
permesso una liberta' spregiudicata maggiore che in molta altra arte di provenienza
occidentale, conducendolo ad una continua esplorazione di ambiti eterogenei come la
teoria psicanalitica, la sfera pubblica, la dimensione astratto-metafisica e quella
realistico-politica.
Per Ion Grigorescu c'e' una chiara corrispondenza tra arte e comportamento: il suo
paradigma esistenzialista si impone su quello artistico, proponendo la crisi di
identita' del se', spinta fino ai suoi limiti ultimi durante il regime totalitario
di Ceausescu, quale attivita' principale del suo sistema concettuale. Dai primi anni
'70 ha impiegato vari media: pittura, fotografia, film, installazione e
performance che si interrogano su un'identita' tragica, tanto quella privata
quanto quella nazionale. L'arte diventa un problema di sopravvivenza e di
resistenza. Materiali di scarto, grezzi e poveristi, 'cattiva pittura', ironia,
nichilismo e reazione alle convenzioni, andarono ad alimentare mitologie personali.
Echi di una societa' malata attraverso la rappresentazione di masse manipolate e di
minoranze, la denuncia del discorso politico, dell'atteggiamento di repressione
individuale (concedendosi persino tinte psicotiche) quali i temi principali del suo
lavoro.
L'interrogazione sulla poverta' , il precario, l'effimero ed il presunto
ascetismo "che puo' essere ricondotta ad un concetto di arte della distruzione e
all'azionismo viennese "risulta chiara all'interno della concettualizzazione
della mostruosita' della vita ordinaria e della deiezione come risultato della
continua lotta manichea.
L'esplorazione dei limiti fisici del proprio corpo nelle performance degli anni
settanta, cosi' come l'uso apparentemente blasfemo della sessualita' , il senso di
solidarieta' e di partecipazione sociale nelle foto e nei video
‘pasolinianamente' desolati su Bucarest, e infine nel cercare di essere elemento
di disturbo ad una societa' di controllo, fino ad istituire quotidiani modelli di
resistenza, fanno di lui uno degli artisti piu' interessanti della scena
contemporanea, nella sua versione biopolitica.
Inaugurazione martedi' 4 novembre 2008 ore 18.30
DARIO PECORARO.
Dynamical Systems.
A cura di Marco Scotini.
Martedì 4 novembre, con il titolo Dynamical Systems, si apre presso la Galleria Artra la prima personale italiana del giovane artista emergente Dario Pecoraro (classe 1984) che ha espressamente concepito un nuovo lavoro per lo spazio milanese.
La mostra di Dario Pecoraro aprirà congiuntamente alla retrospettiva di Ion Grigorescu..
Il lavoro di Dario Pecoraro, che è essenzialmente pittorico e dunque bidimensionale, nasce sulla tela (anche di piccolo formato) per poi svilupparsi nelle tre dimensioni dello spazio, in installazioni o in strani macchinari elementari. La sua è una pittura di memoria: aneddotica, dalla figurazione semplificata, dal contenuto narrativo e quasi da diario popolare. Qualsiasi immagine della realtà, incontrata quotidianamente e per caso - come una foto di cronaca degli ultras, un fotogramma video di MTV o una vecchia cartolina postale - diventa l’occasione per queste immagini che riconducono sempre ad uno stadio dell’ infanzia (non privata ma collettiva, non tanto concepita come fase psicologica ma come stadio dell’essere).
L’immaginario di Pecoraro è quello di un mondo in miniatura in cui hanno luogo strani rituali del passato e incomprensibili rapporti di potere: micromondi spaziali e temporali. Memori di Francis Alÿs e di Patrick Tuttofuoco, i suoi ultimi lavori sono pittura catturata dentro un movimento meccanico, teatrini della memoria e scenari circensi. Dal piano verticale del quadro Pecoraro si sposta a quello orizzontale della maquette, esibendo sagome in legno dipinto, motorini meccanici, fili elettrici, pezzi mobili e poveri di uno scenario che, pur muovendosi, è destinato a ripetere continuamente se stesso. I pezzi esposti in mostra appaiono come videogames preistorici, che uniscono la pittura a strutture meccaniche elementari invece che ai nuovi media digitali..
Insieme a questi nuove opere, Dario Pecoraro espone una serie di disegni e di quadri che hanno come oggetto macchinari arcaici impiegati nell’industria ai suoi albori e recuperati in disegni tecnici o in incisioni scientifiche del passato. Tanto i colori smorzati quanto le atmosfere pittoriche, nonché i soggetti selezionati, riconducono ad un immaginario obsoleto, forzano il tempo, rinviano alla memoria. E’ come se in queste opere la pittura mettesse in scena sempre se stessa e metaforizzasse la sua attuale paradossale contraddizione: quella di essere costretta a parlare, ogni volta, della propria fine per poter resistere..
Galleria Artra
via Burlamacchi, 1 Milano 20135
dal martedi' al sabato 10.30/13.00 15.00/19.00
ingresso libero
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curated by Ruxandra Balaci and Marco Scotini
The ARTRA Gallery is pleased to present the first comprehensive Italian retrospective of the work of the great Romanian artist Ion Grigorescu, having already anticipated his work in the collective shows Revolution Reloaded (2004) and October (2007).
From the Seventies on, Ion Grigorescu emerged as one of the most complex and important artists in the Romanian artistic and intellectual world, and after 1989 he made his presence felt on the international scene by participating in events such as the 47th Venice Biennale, Periferic Biennial 6, Prague Biennale 3, to Documenta 12, when his work was exhibited both at the Fridericianum Museum and at the Aue Pavilion.
Although Ion Grigorescu, born in Bucharest in 1945, was working as an artist during the period of maximum nationalistic extremism under the communist regime of Ceausescu, he was alert to the most innovative developments in Western art, which he filtered through a complex and culturally stratified cultural background. His great vocation for experimentation has allowed him an unconditioned freedom, stronger than in much other Western art, which has led him to continually explore diverse areas, such as psychoanalytic theory, the public sphere, and both abstract-metaphysical and realistic-political dimensions.
For Ion Grigorescu there is a clear correlation between art and behaviour: his existentialist paradigm is imposed onto the artistic, suggesting an identity crisis of the self – pushed to its furthest limits during Ceausescu’s totalitarian regime – as the main activity of his conceptual system. From the early 1970s he began using various media: painting, photography, film, installation and performance, seeking to pose questions about a tragic identity, concerned as much with private identity as with the national one. Art became a question of survival and resistance. Simple, rough, waste materials, "bad painting", irony, nihilism and a reaction against the conventions have fed personal mythologies. Echoes of a sick society became the main themes of his work: the representation of the manipulated masses and minorities, the denouncing of political discussion, the attitude of individual repression (even allowing himself shades of the psychotic).
The examination of poverty, insecurity, the ephemeral and alleged asceticism – which can be traced to a concept of the art of destruction and Viennese Actionism – is clear within the conceptualization of the
monstrosity of ordinary life and the dejection produced by a continual Manichean struggle.
The exploration of the physical limits of his own body in the performances of the Seventies, as well as an apparently blasphemous use of sexuality; the sense of solidarity and social participation in the photos and the “Pasolini-like” desolation of the videos on Bucharest, and again, the attempt to act as a disruptive element in a society based on control, to the point of establishing daily models of resistance, make him one of the most interesting artists of the contemporary scene in its biopolitical sense.
Opening Tuesday November 4th 2008 - 18.30
ARTRA gallery
Via Burlamacchi 1 Milan
Open from Tuesday to Saturday, 10.30/13.00 15.00/19.00
free entry