I Hope I'm Funny. L'artista trasforma la galleria in uno spazio di divertimenti dall'aura mistica, remixando le radici della sua storia nera con riferimenti all'alchimia, alla divinazione e all'astronomia, giocando liberamente con il mondo naturale e quello spirituale. Con materiali tra cui acciaio, burro, sapone, cera, specchi, legno, colori spray, Johnson crea un'installazione nostalgica e piena di riferimenti simbolici.
“Sto pensando a questa mostra come a un’orgia creola tra Sun Ra, Paul Gauguin, Kazimir Malevich, Debra Dickerson e Eldridge Cleaver ; mischiando con un po’ di erbe verdi, burro di Galam, sapone nero ”. Con questa dichiarazione Rashid Johnson anticipava il contenuto di una sua personale tenutasi ai Chicago qualche anno fa. In occasione della sua prima personale a Milano ( la seconda con la galleria annarumma404 ) l’artista ha pensato solamente al titolo : “I hope I’m funny” il resto sarà il prodotto della sua pratica artistica, un divenire e un creare dettato dal momento e dal luogo. Johnson trasformerà così la galleria in uno spazio di divertimenti dall’aura mistica remixando le radici della sua storia nera con riferimenti all’alchimia, allla divinazione e l’astronomia, giocando liberamente con il mondo naturale e quello spirituale. Come un artista reporter e archivista, dispiegerà materiali tra cui l’acciaio, burro, sapone, cera, specchi, legno,colori spray per creare un’installazione tra misticismo e nostalgia, creando un’interazione tra sostanze simboliche, e forme minacciose. Utilizzando la scultura, la fotografia e la gestualità più infantile, l’artista esplora i sistemi semiotici e l’iconografia di una mitica società segreta indagando i confini di un paesaggio metafisico lontano dal tempo e dalla storia.
Quello di Rashid Johnson è per questo una tavolozza che continene gli ingredienti di una cultura e una storia ben precisa, lui artista di colore è stato da molti inserito in quella che alcuni hanno classificato come generazione “post black”, etichetta da molti dibattuta, ma che chiarisce alcune chiavi di lettura spesso comuni a questi artisti che affrontano, come nel caso di Rashid Johnson, molte questioni di radice etnica come la crudeltà sociale, la confusione del sé diviso, il peso dell'essere definiti a prima vista. Urgenza, emergenza amarezza sono sostituite, nel loro fare arte, da qualcosa che potremmo chiamare intelligenza radicale, dove l'umorismo è prevalente, distorto o dissimulato, dove le risposte sono elusive e illusorie, dove il fallimento dei valori è davanti agli occhi, ma senza moralismi. Considerato come uno degli artisti americani più interessanti dell’ultima generazione Rashid Johnson (Chicago 1977, vive e lavora a New York) è entrato in alcune delle collezioni pubbliche e private più importanti, tra queste ultime è da citare quella di Don e Mera Rubell di Miami (USA) la cui fondazione dal 3 Dicembre prossimo ospiterà le sue opere nella mostra “ 30 Americans” .
Le sue opere inoltre, sono nelle collezioni dei seguenti musei :
Art Institute of Chicago, IL - Brooklyn Art Museum, New York - Detroit Institute of Art. MI - Kunstmuseum Magdeburg, Germany - Museum of Contemporary Art, Chicago, IL - Seattle Art Museum - Studio Museum, Harlem, New York - Whitney Museum of American Art, New York
Inaugurazione 20 novembre 2008
galleria annarumma404
via Felice Casati, 26 - Milano
Orario: da Martedì a Venerdì dalle 16 alle 19,30 e su appuntamento
Ingresso libero