Con la mostra Lumplight torna l'appuntamento con MuDi Contemporanea. Esposti una serie di dipinti a olio su supporti metallici realizzati negli ultimi 2 anni e strutturati attorno al perno di Steel Rigg: un polittico composto da 9 fogli d'acciaio a fondo nero che ospitano le grumose campiture di colore caratteristiche della sua opera recente. Fondamentale nel fare pittorico di Goodwin e' il concetto di "process".
Dall’11 novembre al 21 dicembre 2008, al Museo Diocesano di Milano torna l’appuntamento con MuDi Contemporanea. Dopo le iniziative estive dedicate al panorama del contemporaneo, è ora il turno di PAUL GOODWIN, inglese di nascita (Hull, Yorkshire, 1951), ma milanese di adozione, con la mostra Lumplight.
Per questa occasione l’artista presenterà una serie, appositamente ideata per lo spazio che la ospiterà, di dipinti a olio su supporti per la maggior parte metallici, realizzati negli ultimi due anni di lavoro, (Blue green red lump, San Gerolamo – ritratto, Red dwarf 1) strutturati attorno al perno di Steel Rigg, del 2007 – un polittico composto da 9 fogli di acciaio a fondo nero che ospitano le grumose campiture di colore - il termine lumplight significa proprio grumo di luce -, caratteristiche della sua opera recente. Steel Rigg, che mutua il nome da una particolare formazione geologica, in questo caso costituisce una specifica risonanza con la realtà fisica, meteorologica, nonché storica-culturale, del paesaggio inciso dal Muro di Adriano e puntellato dall’Abbazia di Hexham, in Northumbria.
Il rapporto di Goodwin con Milano ha ormai raggiunto il suo venticinquesimo anniversario. Il suo soggiorno in Italia ebbe inizio nel 1984 quando, su invito di Paola Brusati e Giuseppe Spagnulo, si trasferì nel capoluogo lombardo, in uno studio nella “Casa degli artisti”.
Tutto il lavoro di Goodwin è improntato a grande coerenza: la pittura è per l’artista innanzitutto ricerca di sé, come esser “senziente” in un mondo caratterizzato dalla fisicità e dunque visibile. Ma questa tensione verso la sensazione del proprio esistere non anima solo le sue scelte, siano esse ‘figurative’, o ‘astratte’ (termini di ormai poca rilevanza per Goodwin), ma le orienta verso la ricerca di una loro profondità e l’intuizione di un livello percettivo che va ben oltre la dimensione fisica, verso la conquista dell’insondabile spiritualità della vita.
Negli anni Ottanta, nello studio milanese, sono apparsi i primi quadri “grumi”, nei quali masse, schegge di materia rompevano la superficie dell’illusione pittorica; questo non per dichiarazione ideologica bensì perché – come lo stesso artista dichiara – “semplicemente funzionavano, visivamente funzionavano sull’occhio percepente in uno spazio-luce reale”.
Ciò che risulta fondamentale nel fare pittorico di Goodwin è il concetto di “process”: la tecnica, il materiale in evoluzione, il modo in cui una cosa è, esiste e cresce da ciò che vi era prima.
I lavori di Goodwin si susseguono quasi a segnare un ponte – fisico e mentale – strutturato sul rapporto forma-contenuto. Un’opera esiste in sé ed incide quella realtà che è stata già alterata dall’esistenza di ogni ultima realizzazione.
Paul Goodwin nasce a Hull, nello Yorkshire, nel 1951 da genitori entrambi pittori; si laurea in Belle Arti all’Università di Leeds e dal 1973 al 1983 vive tra Londra, l’Uganda, la Nigeria e lo Zimbabwe lavorando come docente di pittura e fotografia. Viaggia anche in Turchia, Siria, Kurdistan e dal 1984 si dedica completamente alla pittura: realizza diverse mostre personali a Londra e in Zimbabwe. Nello stesso anno si trasferisce a Milano e, su invito di Paola Brusati e Giuseppe Spagnulo, occupa uno studio alla “Casa degli Artisti” in Corso Garibaldi, dove lavorerà fino al settembre 2007.
A Milano espone per la prima volta nel 1984 nello spazio di Corso Garibaldi 89/A, poi nel 1986 tiene la prima esposizione personale alla Galleria Decalage; in seguito presenta diverse mostre personali alla Galleria Seno e da Lorenzelli Arte. Espone anche in numerose collettive, principalmente in Inghilterra, in Zimbabwe e a Milano. Tra il 1991 e il 2007 espone ad ARCO (Madrid), ad ART COLOGNE e ad ARTE FIERA di Bologna; il suo debutto a MIART è per il 1999 con “Babel”, a cura di Philippe Daverio. Sempre nel 1999 partecipa alla collettiva “Milano: cento artisti per la città” al Museo della Permanente di Milano, e nel 2000 ad “Arte e Natura” a Palazzo Bandera di Busto Arsizio (Va). Nel 2002 avvia un rapporto di lavoro continuativo con la Galleria BCA di Londra, e dal 2004 Bergner + Job (Mainz), in seguito alla mostra personale presso L’Institut Kunsthistorisches dell’ Università di Bonn, curata da Anne-Marie Bonnet.
Diverse collezioni pubbliche permanenti ospitano le sue opere: il Commonwealth Institute di Londra, la Leeds University Collections and Gallery e la National Gallery of Zimbabwe all’estero e il MAPP (Museo d’Arte Contemporanea Paolo Pini) di Milano, l’Università di Castellanza e La Civica Raccolta del Disegno di Salò in Italia, solo per citarne alcuni. Nel 2006, tiene una sua personale alla galleria Spirale Arte di Milano, a cura di Alberto Fiz. Seguono personali a Londra (BCA), Verona e Roma nel 2007, e a Belfast (FendereskyGallery) nel 2008.
Nel 1992 incomincia a creare la sua base casa-studio nell’Alta Langa Astigiana vicino a Roccaverano, dove ormai vive e lavora.
Immagine: Orion crossing the Congo river, 2008 cm, 115x70 cm
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Museo Diocesano
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orari: dal martedì alla domenica, 10-18, lunedì chiuso.
Ingresso gratuito.