Antonio Colombo Arte Contemporanea
As himself. Per questa mostra l'artista inventa incontri impossibili tra Leone III e Carlo Magno, fautori della limitazione del culto delle immagini, raffigurandoli in una visita all'interno dello studio di un pittore. Attraverso questo gioco di dualismi, dove gli opposti coincidono, Arruzzo medita sul rapporto tra l'artista e il suo gemello speculare: il serial killer che mette in scena un'opera attraverso un atto di distruzione.
Antonio Colombo è lieto di presentare la seconda personale milanese di
Gabriele Arruzzo.
“As himself” cioè “nella parte di se stesso” è una definizione mutuata dal
mondo del cinema ed indica colui che nello spettacolo interpreta lo stesso
ruolo della vita reale. Ribaltando tale concetto si può, dunque, pensare di
poter interpretare la propria vita così come un attore interpreta il testo
che deve recitare, nello stesso modo in cui un orinatoio diventa una fontana
nella mente di un artista.
Arruzzo non tende mai a parlare del suo lavoro in modo diretto e per dirla
con le sue parole: “Le mie opere potrebbero anche non chiamarsi, non avere
nome né titolo anche se, spesso, da quest’ultimo si potrebbe risalire ad un
senso generale del lavoro che lega tutti gli elementi insieme ma, allo
stesso tempo, non mi interessa creare dei rebus: sarebbe limitante (...)
Come limitante sarebbe usare delle illustrazioni per crearne altre… io
voglio fare dei quadri il che è ben diverso!”. Pertanto, dalle indicazioni
dell’artista e dal titolo di questo nuovo ciclo di opere possiamo
riconoscere quale filo conduttore della mostra l’indagare di temi quali il
dualismo che sussiste fra realtà e finzione, vita (autore) e arte (opera)
evidenziando quella sottile relazione che lega pittore, quadro e fruitore
come ideali partecipanti allo stesso convivio.
Non solo. Per Arruzzo è importante mettere in relazione le connessioni che
sussistono tra amore e morte, le uniche esperienze che umanamente non
possiamo controllare, ed inoltre, evidenziare la propria consapevolezza del
fare artistico. Consapevolezza che nasce anche dal vivere nelle province
dell’Arte e da quella posizione osservare attentamente ciò che succede
all’interno dell’Impero senza inutili languori anacronistici o romantiche
fughe nel passato con la coscienza di essere se stessi, di essere pittore.
Per quanto stupida possa essere questa posizione secondo alcuni.
Se l’immaginazione è il territorio dove tutto è possibile, per l’artista la
pittura è il mezzo per alimentare questo tutto attingendo da suggestioni
mitologiche, storiche e letterarie filtrando qualsiasi elemento attraverso
la luce della Storia.
Interrogandosi sul suo “mestiere” crea, per questa mostra, incontri
impossibili tra Leone III e Carlo Magno, fautori della limitazione del culto
delle immagini, raffigurandoli in una visitazione proprio all’interno dello
studio di un pittore ed attraverso questo gioco di dualismi, dove gli
opposti coincidono, l’autore medita sul rapporto sussistente tra l’artista,
che realizza un’opera attraverso la creazione, e il suo gemello speculare,
il serial killer, che, al contrario, mette in scena un’opera d’arte
attraverso un atto di distruzione.
Così Hitler, respinto nel 1907 dall’Accademia di Belle Arti di Vienna,
diventa il pretesto per ambientare una nuova Melencolia I di Albrecht Durer
rendendo così universale un sentimento comune agli artisti di tutti i tempi:
l’umore saturnino che precede la scintilla della creazione artistica. Allo
stesso modo, il celebre pittore inglese Walter Sickert, che secondo recenti
studi potrebbe essere il volto dietro il quale si cela Jack lo Squartatore,
è la scusa per potersi confrontare con un soggetto caro sia a Van Gogh che a
Francis Bacon, ossia l’artista sulla strada per il lavoro.
Di natura completamente diversa, fra i lavori esposti, è il funerale per
Gregor Samsa, protagonista de “La metamorfosi” di Kafka, attraverso il quale
Arruzzo celebra l’alter ego dello scrittore esaltando il suo sacrificio
finale, ovvero l’eroica rinuncia ad una vita da straniero universale, da
forestiero del genere umano, di colui che, come tanti, non hanno potuto
interpretare la propria vita nel modo in cui avrebbero voluto “as himself”,
appunto.
Gabriele Arruzzo è nato a Roma nel 1976, vive e lavora a Pesaro.
Mostre personali: 2007 Hortus Conclusus, Alberto Peola, Torino; 2006
Personal Jesus, Galleria San Salvatore, Modena; 2005 The Funky Revenge
Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano; Cuoredicervo, Galleria delle
Battaglie, Brescia.
Principali mostre collettive: 2008 XIII Biennale d’Arte Sacra Contemporanea,
Museo Stauros, Isola del Gran Sasso d’Italia (TE); Bateau Ivre, Cantina
Icario, Montepulciano (SI); 2007 Drawing out, Biagiotti Progetto Arte,
Firenze; Serrone Biennale Giovani, Serrone della Villa Reale, Monza; 2006
Crisis, il declino del supereroe. Galleria San Salvatore, Modena; Ars in
Fabula, Palazzo Pretorio, Certaldo (FI); 2005 Dodici Pittori Italiani, dieci
anni dopo, In Arco, Torino; Premio Cairo 2005 selezione finale, Palazzo
della Permanente, Milano; Altri Fantasmi, Ermanno Tedeschi Gallery, Galleria
In Arco, Gagliardi Art System Gallery, Torino; 2004 Allarmi, zona creativa
temporaneamente valicabile, Caserma De Cristoforis, Como; Keep’n touch
Progetto Spazio Aperto GAM Bologna - Aeroporto Guglielmo Marconi, Bologna;
2003 Almeno 16 minuti, Galleria Art&Arts, Torino; XS (Extra Small), Galleria
San Salvatore, Modena.
Inaugurazione giovedì 20 novembre 2008, alle ore 18
Antonio Colombo
via Solferino, 44 - Milano
Orari: da martedì a sabato, dalle 15.00 alle 19.00 (la mattina su appuntamento)
Ingresso libero