In-stabilita' della forma. L'esposizione e' incentrata sulle recenti sperimentazioni polimateriche dell'artista che indagano sul segno e sullo spazio nel solco di una rigorosa tradizione che recupera, interpreta e attualizza la lezione di una figura centrale e carismatica per l'avanguardia come quella di Kasimir Malevic.
A cura di Andrea Romoli Barberini
con la collaborazione di Francesca Gianna
A partire da lunedì 24 novembre 2008 (fino al 12 dicembre), la Rufartgallery di Roma ospiterà una selezione di opere di Salvatore Giunta rappresentative della ricerca svolta dall’artista dal 2004 ad oggi. Curata da Andrea Romoli Barberini con la collaborazione di Francesca Gianna, l’esposizione è incentrata sulle recenti sperimentazioni polimateriche di Giunta che indagano sul segno e sullo spazio nel solco di una nobile e rigorosa tradizione che recupera, interpreta e attualizza la lezione di una figura centrale e carismatica per l’avanguardia come quella dell’ucraino Kasimir Malevic. La Rufartgallery, vero e proprio cuore dell’Accademia anche per la sua ubicazione, è sistemata in una sala autonoma e perfettamente attrezzata accessibile attraverso i suggestivi ambienti che compongono la Scuola di Pittura della Rome University of Fine Arts.
“Solo quando dalla coscienza sarà scomparsa l’abitudine a vedere nei quadri la rappresentazione di angolini della natura, di madonne e di veneri impudenti, potremo vedere un’opera di pura pittura”. Con queste semplici ma perentorie parole Kasimir Malevich definiva l’arte Astratta “pura pittura”, un’arte “non oggettiva, dove tutto è scomparso eccetto la massa del materiale con cui si costruisce la forma”. Salvatore Giunta con la sua arte tiene fede a questo assunto rivolgendo un’attenzione particolare verso l’incidenza che i piani geometrici, la diagonale e le frammentazioni rilasciano nello spazio. Orchestrando differenti materiali e colori giunge a tracciare nell’aria intangibili forme “musicali”. Le sue composizioni scultoree si compongono di sfere, linee rette ed arcuate pronte a penetrare l’etere con le loro “vibrazioni acustiche”.
Quasi come un contro altare, le opere pittoriche paiono essere create per potersi leggere attraverso le dita “toccando” fisicamente i colori a lui cari: il bianco, il nero ed il rosso. Vibrazioni “cromatico-luminose” da cui l’osservatore è attratto e spronato alla lettura grazie alle tanto amate forme essenziali della Geometria Euclidea: il punto, la retta, il piano. Kandiskjiano nel suo modo di dare una regola al movimento delle forme, equamente divise tra contrazioni, frammentazioni e rapporti elastici, Salvatore Giunta crea una propria Estetica entro cui si ritrovano tutti i canoni dell’Astrattismo novecentesco. Forme pungenti e frammentate, linee morbide e arrotondate alternate per contrasto, formano i tratti distintivi del suo idioma; una relazione esclusiva tra forme e colori grazie a cui Giunta approda ad “un’armonia astratta” che Wassily Kandiskij definirebbe “l’efficace contatto con l’anima”.Francesca Gianna
Qualificare e definire lo spazio, darne una forma inedita, che suscita stupore e meraviglia, attraverso la più rigorosa organizzazione di segni, materiali, forze e tensioni, sembra essere l’obiettivo prioritario della ricerca plastica condotta sino ad oggi da Salvatore Giunta, un artista che ha raccolto l’eredità della grande lezione suprematista per svilupparla in una chiave assolutamente personale fino a raggiungere soluzioni di grande originalità e suggestione. Che si esprima su superfici bidimensionali o che si cimenti nella scultura, sua disciplina d’elezione, Giunta cerca sempre un compromesso possibile tra spazio ipotetico, della mente (libero dalle “imposizioni” della legge di gravità), e spazio fisico che, proprio grazie all’irreversibilità delle sue proprietà, sembra esaltare l’audacia, sobriamente spettacolare, di certe sue opere. E’ forse per questo che, proprio con la scultura, fatta col sapiente uso di materiali disparati, Giunta riesce a incantare con i suoi equilibri impossibili. Equilibri che nascono da un segno che diviene materia e viceversa, quasi una calligrafia tangibile, includendo così, inevitabilmente, con semplice naturalezza, lo spazio circostante alla stabilità, precaria ed eterna, delle sue creazioni. Andrea Romoli Barberini
Inaugurazione lunedì 24 novembre 2008 ore 18.30
Rufartgallery
Via Benaco 2, Roma
Orario: dal lunedì al venerdì, dalle 11 alle 13; dalle 15 alle 18
Sabato dalle 9,30 alle 12,30.
Ingresso libero