Tessere il vuoto. "L'ordine di superficie e' ottenuto, nelle sue opere, da un processo di sovrapposizione, di aggiunta, strato su strato, messi insieme e amalgamati da un colore che quasi li cuce." A cura di Carolina Lio.
a cura di Carolina Lio
Ivan De Menis è un artista che cresce velocemente, che resta nel campo di azione dell'informale, ma che lo gioca cambiando spesso le regole. Queste regole sono i tipi di colori, di forme, di disposizioni nello spazio. E potremmo chiamarle più efficacemente delle direzioni, in quanto seguono un avanzamento preciso verso una pulizia sempre più evidente. I colori diventano sempre più chiari, le forme regolari e lo spazio si geometrizza. Così si arriva alle famose “tessere” che vengono richiamate dal titolo della mostra e che altro non sono che tasselli, sovrapposizioni di tela e tessuti di forma irregolarmente squadrata che formano scacchiere chiare o con colori sobri, simili a volte agli scacchi o comunque a qualche altro gioco magari non ancora inventato.
Queste disposizioni sono in realtà delle “forma mentis”, modelli di pensiero resi razionali e controllati per uno studio che l'artista tenta di compiere sui processi umani, apparentemente schematici, che sembrano rifarsi a dei modelli di cosa viene ritenuto giusto e normale, ma che nascondono un insieme di difficoltà coperte da questo apparente “far quadrare i conti”. L'ordine di superficie è infatti ottenuto, nelle sue opere, da un processo di sovrapposizione, di aggiunta, strato su strato, messi insieme e amalgamati da un colore che quasi li cuce. Per questo il “tessere” del titolo ha una valenza anche verbale e rimanda a un'operazione manuale lenta, laboriosa, riflessiva che di fatto fa parte del processo creativo di De Menis.
Infine, che cos'è il vuoto che viene tessuto, il vuoto su cui si muovono le tessere e che viene costruito in una contraddizione in termini? E' un vuoto strutturato, complesso, quindi in realtà pieno, un vuoto finto, che emerge dall'analisi del mondo e dell'umanità contemporanei sotto forma di una omogeneità standardizzata. Un vuoto apparente, una spennellata di bianco che va a coprire un quadro complessissimo, decisamente viscerale, spesse volte cromaticamente reso con colori cupi come un bordeaux sanguigno o un blu intenso e buio, di cui però in superficie non vediamo che qualche traccia e suggerimento, essendo il tutto coperto da una facciata leggera, pacata, appunto bianca.
Inaugurazione 29 novembre 2008
3458 arte contemporanea
via Inferiore, 26 - Treviso
Dal Martedì al Sabato dalle ore 16.00 alle 19.30. Sabato anche dalle 10.00 alle 12.30.
Ingresso libero