Pinksummer
Genova
piazza Matteotti, 9 (Palazzo Ducale cortile Maggiore 28R)
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David Maljkovic with Jan St Werner
dal 4/12/2008 al 4/1/2009
mart-sab 15-19.30

Segnalato da

Pinksummer




 
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4/12/2008

David Maljkovic with Jan St Werner

Pinksummer, Genova

"L'idea di usare il tempo e i tempi nel mio lavoro deriva dalla necessita' di discutere della situazione attuale. Il contenuto dello spazio, o un oggetto o un soggetto con i quali ho a che fare non possono essere annullati o evitati, ma entrando nel futuro possono essere scaricati. Percio' non utilizzo il futuro dal punto di vista della fantascienza ma come uno spazio vuoto, dove temi e soggetti acquistano nuove possibilita' e dove nuove piattaforme possono essere create." (D.Maljkovic)


comunicato stampa

..........................english below

P: La definizione della tecnica del collage di Max Ernst riportata sulla tua monografia "Almost Here", ci appare come una premessa assoluta e essenziale rispetto al tuo lavoro, una forma mentale prima di essere un modo di operare. Il collage, afferma Max Ernst, è la tecnica delle coincidenze provocate accidentalmente o artificialmente per mettere in relazione una o più realtà aliene attraverso la poesia. Il tuo lavoro ruota intorno all'idea di tempo e i tempi: il passato, circoscritto essenzialmente a due decenni, gli anni '60 e '70, e la contemporaneità sono gli oggetti alieni, se non proprio antinomici, accostati nel tuo collage per riflettere sulle promesse delle grande utopie ideologiche (Comunismo? Capitalismo?) restituite dalle rovine dei manufatti modernisti. Rovine a cui conferisci un sentore remoto, archeologico, tipico della science fiction. Sembra che sia trascorso assai più tempo rispetto al concetto lineare di progresso a cui la storia ci aveva abituati, da qui forse quelle date stranianti 2045, 2071?

DM: Sì, la definizione della tecnica del collage di Max Ernst si trova sul mio catalogo "Almost Here", ma come parte del testo introduttivo di Yilmaz Dziewior, perciò è una sua osservazione... L'idea di usare il tempo e i tempi nel mio lavoro deriva dalla necessità di discutere della situazione attuale. Il contenuto dello spazio, o un oggetto o un soggetto con i quali ho a che fare non possono essere annullati o evitati, ma entrando nel futuro possono essere scaricati. Perciò non utilizzo il futuro dal punto di vista della fantascienza ma come uno spazio vuoto, un futuro dove temi e soggetti acquistano nuove possibilità e dove nuove piattaforme possono essere create. A volte uso delle date, e a volte hanno un significato simbolico, ma principalmente sono lì per sottolineare l'assenza del soggetto.

P: Il futuro su cui rifletti non è più collocabile, ha rotto con il principio di causalità, è un futuro a ritroso, un archetipo lucente e liscio come una macchina sportiva ormai fuori da ogni canone contemporaneo di eco-compatibilità. Voi artisti dell'Europa dell'est, avete nella diversità, qualcosa che vi accomuna (stiamo pensando a te, a Bojan Sarcevic a Tobias Putrih, a Carsten Nicolai anche se non fa parte dell'eredità del Bloc-free). Il relativismo degli accadimenti è informato dal vostro sguardo in modo più acuto, per certi versi tragico. Riesci veramente a proteggerti dal romanticismo e dalla nostalgia quando vai "Back to the Future? Perché hai bisogno di proteggerti?

DM: Nella risposta precedente ho spiegato la mia idea di utilizzo del futuro, ma il futuro tende a reinventarsi costantemente con il tempo. Per quello che mi riguarda, i lavori degli artisti che hai menzionato hanno poetiche piuttosto diverse e hanno a che fare con diversi problemi e posizioni, perciò per me, vederli come provenienti dall'Europa dell'Est non ha molta importanza. Riguardo alla questione di come mi protegga dalla nostalgia, devo dire che quella frase era esattamente una parte del testo del diario immaginario che avevo iniziato a scrivere nel 2003 nel contesto di "Again for Tomorrow", che era una sorta di lavoro ermetico ed esplorativo. Penso sia difficile dare una risposta considerando che la frase è stata presa da quel testo e messa in forma di domanda...

P: Marinetti nel suo "Manifesto Futurista" rispetto a una storia ingombrante, poteva permettersi di fare tabula rasa come un adolescente che per proiettarsi nel futuro si ribella all'autorità di un genitore. Nei tuoi collage comparativi l'autorevolezza della storia è svuotata, il Memorial Park che ti portarono a visitare alle elementari, è il oggi il supporto per il ripetitore della Televisione Croata e dell'antenna per il T-Mobile, il padiglione italiano della fiera di Zagabria costruito da Tito è un edificio deserto e obsoleto. L'amnesia solleticata dall'easy english può essere una via per svincolarsi stancamente da un'eredità inutilizzabile se non come oggetto poetico?

DM: Ogni generazione crea la propria relazione con il passato, o per meglio dire con l'autorità genitoriale. L'intensità della relazione dipende da diversi fattori, e uno di questi è sicuramente la distanza temporale e quello che i genitori lasciano. Così, in questa relazione, qualcuno o forse l'intera generazione, vuole uccidere il genitore, oppure usarlo. Penso che la nostra generazione abbia avuto una relazione diretta con il passato. Il Memorial Park era un posto che ho interpretato come completamente assente. Se dobbiamo elaborare i fatti, potremmo dire che questi spazi non esistono più, o che esistono solo in senso fisico. Se questo fatto fosse un presupposto ne deriverebbe una relazione di sconfitta. Ne risulterebbe uno spazio senza rilevanza, un patrimonio che non ha più senso, per questo ho cercato di inserire una relazione personale come una sorta di fuga, una piccola crepa attraverso la quale è possibile scappare.

P: Raccontaci del progetto in collaborazione con Jan St Werner che presenterai da pinksummer? Perché quel titolo "Shadow should not exceed"?

DM: La collaborazione con Jan St Werner (Mouse on Mars) sembra una logica conseguenza delle nostre collaborazioni precedenti. In "Scene for New Heritage 3" la musica di Jan appare in una parte del video. Per la mostra da pinksummer siamo andati un passo avanti: questa volta Jan ha creato il suono per l'installazione. Penso che il coinvolgimento del suono ci obblighi a presentare e vedere le cose in una maniera più astratta, e questo ci è sembrato perfetto per questo progetto che approccia gli elementi che utilizza in maniera libera. L'installazione è qui come una esposizione di, possiamo dire, un archivio privato di frammenti con, come hai scritto in una delle domande precedenti, un sentore archeologico. Nei collages ci sono frammenti di rassegne annuali sul progresso economico degli anni Sessanta, e di riviste di architettura. Questi frammenti sono perlopiù applicati alle fotografie che ho scattato dopo la notte di Capodanno. "Shadow should not exceed" è il titolo preso dall'articolo "Architecture and computers", di una rivista di architettura degli anni Sessanta, mentre il testo sono delle istruzioni di codice per il computer che ho tagliato dalla riproduzione.

La galleria è aperta dal martedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.30.

pinksummer
Palazzo Ducale-Cortile Maggiore
Piazza Matteotti 28r 16123 Genova
Orari: dal martedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.30
Ingresso libero

.........................english

P: The definition of the technique of collage by Max Ernst stated on your monograph "Almost Here", looks like an absolute and essential introduction to your work, a mental form before a way to operate. Collage, Max Ernst affirms, is the technique of coincidences provoked either accidentally or artificially to link one or more averse reality through poetry. Your work rolls around the idea of time and times: the past, circumscribed essentially to two decades, '60s and '70s, and contemporaneity, are the averse - if not actually antithetical - objects, put together in your collage to reflect on the promises of the large ideological utopias (Communism? Capitalism?) returned from the ruins of the modernist manufactured articles. Articles which you confer a remote, archaeological smell, typical of science fiction. It seems like much more time has passed respect to the logical concept of progress that history had used us to, hence perhaps those estranged dates 2045, 2071?

DM: Yes, the "definition" of the technique of collage by Max Ernst is stated in my publication "Almost Here", but as a part of the introductory text by Yilmaz Dziewior, so actually it is his observation... The idea of using time or times in my work came up from the need to discuss the present situation. The content of the space, an object or a subject I am dealing with, cannot be annulled and can't be avoided, but by going into the future it can be unloaded. So I am not dealing with the future from a science fictional point of view, but as a way to use an empty space, a future where themes and subjects get new possibilities and where new platforms can be created. Sometimes I do use some dates and sometimes they do have a symbolical meaning, but mainly they are there to stress the absence of the subject I am dealing with.

P: The future on which you reflect is no more placeable, it has broken with the principle of causality, it is a retreating future, a shining and smooth archetype like a racing car now outside every contemporary norm of echo-compatibility. You artists from the Eastern Europe, have in variety something that you share (we are thinking at you, Bojan Sarcevic and Tobias Putrih, at Carsten Nicolai even if he is not part of the inheritance of the Bloc-free). The relativism of the events is informed by your way of looking in a more acute, for some reason more tragic way. Can you really protect yourself against romanticism and nostalgia when you go "Back to the Future?" Why do you need to protect yourself?

DM: In my previous answer I explained my idea of using the future, but future tends to constantly reinvent itself with time. As far as I know, the works of the artists you mentioned have quite different poetics and deal with different problems and positions, so, to me, to approach them as Eastern Europeans seems not so important. Regarding the question about protecting myself from nostalgia, well, I have to say that that statement was exactly a part of the text of my fictional diary I had started writing in 2003 in the context of "Again for Tomorrow", which was a kind of hermetic and exploratory work. I think it is difficult to give an answer since the sentence is taken from that and placed as a question...

P: Marinetti in his "Manifesto Futurista", regarding a cumbersome history, could allow himself to make tabula rasa, like an adolescent that, to project himself into the future, revolts against the authority of a parent. In your comparative collages, the authoritativeness of history is emptied, the Memorial Park you visited at primary school is today the support for the repeater of Croatian Television and for the antenna of T-Mobile, the Italian pavilion of the fair of Zagreb built by Tito is a deserted and obsolete building. The amnesia tickled by easy English could be a way to get tiredly rid of an unusable - if not just as a poetic object - inheritance?

DM: Every generation creates its own relationship with the past, or I should say with parent authority. The intensity of the relationship depends on different factors, and one of those factor is certainly time distance and also what parents leave. So, in that relationship, somebody or even the whole generation wants to kill the parent, or, on the other hand, use the parent. I think our generation got a direct relationship with the past. Memorial Park was the place I interpreted as a place that was completely absent. If we are to elaborate the facts, we might say that these places do not exist anymore, that they exist only in a physical sense. If I had posited this as a fact I would get a relation that would be defeating. It would be a space without relevance, a heritage that isn't anymore relevant, so I tried to include a personal relationship as a sort of getaway, a small crack through which it is possible to escape.

P: Tell us about your project in collaboration with Jan St Werner that you will present at pinksummer. Why the title "Shadow should not exceed"?

DM: The collaboration with Jan St Werner (Mouse on Mars) seems like a logical continuation of our previous collaborations. In "Scene for New Heritage 3" the music by Jan appears in one part of the video. For the exhibition at pinksummer we went a bit further: this time Jan created the sound for the installation. I think that the involvement of sound forces us to present and see things in a more abstract way, and that seemed just perfect for this project that approaches the elements it uses in an open way. The installation is here as a display of, we can say, a private archive of fragments with, as you mentioned in one of the previous questions, an archaeological smell. Collages include fragments from yearly reviews about general economic progress in the '60s, and from architectural magazines. Those fragments are mostly applied on the photographs I shoot after New Year's celebration. "Shadow should not exceed" is the title taken from the article "Architecture and computers", from an architectural magazine of the '60s, while text is a computer instruction on screen, and I cut it off from the reproduction.

Opening 5 December 2008 h 6.30 pm

pinksummer
Palazzo Ducale-Cortile Maggiore
Piazza Matteotti 28r 16123 Genova
Tuesday to Saturday from 3.00 pm to 7.30 pm.
Free admission

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