Luisa Bergamini
Lucia Buono
Maria Pia Daidone
Umberto Esposti
Biagio Longo
Dante Mazza
Nabil
Monica Pennazzi
Angela Rapio
Myriam Risola
Maurizio Vitiello
La collettiva comprende un gruppo di artisti provenienti da diverse aree geografiche italiane, che partecipano con opere recenti realizzate in tecnica mista. A cura di Maurizio Vitiello.
a cura di Maurizio Vitiello
Sarà inaugurata sabato 6 dicembre 2008, alle ore 18, alla Galleria Comunale Arte
Contemporanea Via Matteotti, 79 – Castel San Pietro Terme – Bologna, la mostra,
curata dal critico Maurizio Vitiello, “Attraversamenti Convergenti”, con opere
recenti di Luisa Bergamini, Lucia Buono, Maria Pia Daidone, Umberto Esposti, Biagio
Longo, Dante Mazza, Nabil, Monica Pennazzi, Angela Rapio, Myriam Risola. Questa
collettiva ripete un segnale, seppur minimo, di verifica dello stato dell’arte in
Italia. E’ un incontro tra artisti apprezzati, di diverse aree geografiche italiane,
che partecipano con opere recenti in tecnica mista di forte qualità.
Intervento, alle ore 19, del critico Maurizio Vitiello.
Periodo e orario: 6 - 28 Dicembre 2008; dal martedì al sabato, ore 17 – 19.
Luisa Bergamini nel suo studio cerca di ricavare forme sintetiche. Elabora, taglia,
sfuma. Le sue composizioni modulari astratte dichiarano una vera e propria profonda
presa di coscienza, corroborata da ciò che sedimenta.. Il “focus” della costruzione
pittorica di Luisa Bergamini prende spunto da vene intimistiche sino a tangere
interessi sociali in una chiave più vicina a disamine attivate da una penetrante
astrazione. Sull’artista si è attivata un’attenzione critica e i suoi lavori,
eleganti e ritmici, abbracciano il mondo delle coordinate comunicative. Luisa
Bergamini riesce, con meditato impegno, a definire e a precisare virtualità modulari
e a coniugare e a dimensionare tagli estremi efficaci.
Lucia Buono ha sempre riconosciuto nel mare e nelle sue radici fonti ideali
d’ispirazione. Si è tentati d’intendere i suoi lavori come offerte di conchiglie di
mare in cui si raccolgono profumi e odori, brezze e venti, sabbia e calure. Segmenti
ed indizi scrivono un fondo pittorico ben articolato, quasi una filosofia visiva
tutta imperniata ad intendere il fascino del mediterraneo, una solarità femminile,
un abbraccio di eventi ed un respiro di epoche. I lavori dell’artista pugliese si
offrono per incontrare il mare, le sue onde, il suo fascino estremo e i suoi
orizzonti.
Maria Pia Daidone continua a tessere redazioni pittoriche intriganti ed, in
particolare, sagome dal sapore magico, di recentissima datazione, su cui insistono
anche segni, segnacoli, segnature, graffi, incisioni, strofinature, accostamenti di
sacro e profano, raccolgono le vertigini del nostro tempo e ci rimandano a tempi
antichi, in cui un graffito si interpolava come primo significativo elemento
segnico-simbolico di interpretazione e di comunicazione sociale. Le opere di Maria
Pia Daidone provengono dall’icasticità del mondo antico e si offrono nella qualità
di un’efficace teoria di dettagli antropologici contemporanei di rilievo. Si segnala
che con la personale “Zoophantasy” espone, in contemporanea, ultimissime opere al
Museo Zoologico di Napoli.
Umberto Esposti, nipote di Lucio Fontana, è principalmente uno scultore che lavora
riabilitando oggetti dismessi e riconverte vari materiali. La tela bianca la
squarcia e la plastica la corrompe per liberare sentimenti e ristabilire altre
verità. Le sue accorte redazioni fluttuano in un misurato spazio, ma si ancorano in
una pittura-scultura sostanziata da temperature e codici. Il suo gesto penetra la
materia e, così, l’artista oltrepassa l’ordinario per riportarci il “senso del
mondo”. L’artista è solito presentare vari segmenti operativi; tra cui, una serie di
opere su tela grezza con colature rosse in nitro e sul retro la provetta del suo
“dna”, firma d’artista, e le meccanosculture realizzate con bielle, che fanno
pensare ad ominidi nudi nati dalla meccanica.
Biagio Longo si esprime con l'utilizzo di materiali semplici reperiti in natura,
come le pietre e i grossi sassi, raccolti nell'alveo dei fiumi, e il legno, spesso
coniugati insieme dopo un lungo meticoloso lavoro di ripulitura e lucidatura da un
lato, ma dall'altro infierendo su di essi colpi precisi e forti per provocarne
spaccature, ferite, traumi, che in natura rendono possibile la visione dell'anima
profonda che li contraddistingue. Il rapporto dell'artista col sasso diventa quasi
intimo facendo nascere il desiderio di scoprire cosa si nasconda all'interno del
ciottolo che, modellato dal continuo scorrere dell'acqua, racchiude al suo interno
il segreto geologico del tempo. Il tempo, che per l'uomo ha un transito così veloce,
in natura non ha fretta.
Dante Mazza con rarefatte composizioni sostanzia attese cromatiche in possibili,
future certezze che oserebbero afferrare acuti respiri dell’anima. Sottile ed
impervia è la costruzione cromatica per far reggere il senso del colore inseguito,
valutato, pensato e regolato. Tutta l’abilità dell’artista è nel processo cromatico,
che vuole supportare per avvicinarsi ai confini del divenire.. L’artista quasi si
esercita a giocare sulla linea d’ombra, sul possibile riscatto di quella cromia o
dell’altra. Il suo intendimento, snello, converte esterno del mondo e soglia di
preclusione in un movimento, guarnito di abilità, attento a posarsi più che a
fuggire. Le vene dell’intimo sono in filigrana e in affusolati richiami rimbalzano
in un’azione pittorica di pregio, che non intende nascondere, per sottintendere
interessi vicini all’astrazione.
Nabil, nell’attuale comprensione delle arti visive contemporanee è, senz’altro,
figura da apprezzare, perché motiva l’urgenza del cambiamento, la volontà di far
scattare le sintesi per i propri lavori. Privilegia con chiaro intendimento, mirando
il respiro del tempo, proiezioni di un intimo sentire. Le sue odierne elaborazioni
si posizionano a scandire una successione di istanti misurati e, difatti, si colgono
nelle sue composizioni nuove combinazioni, insistenti ed armonizzate, e franche
consapevolezze.
Monica Pennazzi nel solco e nell’ambito di un linguaggio volutamente astratto riesce
a determinare opere che delineano immagini sintetiche. Linee, forme e colori
principiano, per riflesso espressivo, da indagini intime ed esprimono una rete di
contenuti motivati. Proprietà e precipitati di qualità delle singole materie
utilizzate sorreggono, poi, scelte operative. Spaccati di detonazione linguistica si
offrono in lavori che s'impongono come possibili riepiloghi. Le spaccature, le
corrosioni, gli scontri cromatici, i tocchi di pigmenti, le visioni fantastiche che
s’apprezzano nei lavori ultimi di Monica Pennazzi alimentano lo sguardo sulla vita
ed invitano a misurare e a cadenzare dialoghi.
Angela Rapio con le recenti sensibilità accoglie uno sversamento di umori ulteriori,
di “mappe del mondo”, di “geografie umane” tutte indirizzate a rastrellare e a
sollevare quasi un “humus glocal”. Nelle circonferenze, ritagliate ad uovo, si
sommano i vecchi momenti ed i nuovi esercizi, più liberi nelle spaccature e nelle
lacerazioni e nella realizzazione sciolta, fluente, dinamicamente armoniosa, che
vuole intendere un mondo trattabile nel contesto attuale di un’universalità
accettata; comunque, tutta da ricontrollare, da verificare, da esaminare.
Myriam Risola riesce a far respirare nelle sue opere fantasia e libertà. Fantasia di
colori e di segni e libertà esecutive in una teoria di codici del novecento sfiorano
isole di sogni, piattaforme di dissonanze, liturgie cristiane, geometrismi di radice
araba, silenzi mussulmani ed inni alla vita. Tutto è centrifugato ed in settori o in
pieghe di ventagli s’insinua il “jolly” ed orizzonti di topografie fantasmatiche si
stagliano ed accettano soluzioni su soluzioni, quasi a voler generare un nuovo
linguaggio, che possa abbracciare una pluralità di versioni.
Maurizio Vitiello
Galleria Comunale d'Arte Contemporanea
via Matteotti, 79 - Castel San Pietro Terme (BO)
Orari: dal martedì al sabato, ore 17 – 19