Concatenamenti. In una trentina di opere la mostra segue il percorso creativo dell'artista dagli anni '50 ad oggi. Il taglio antologico focalizza l'attenzione sulle tappe significative della sua carriera a partire dalla stagione informale, di cui e' stato interessante interprete, fino a quando dalla superficie pittorica l'opera si e' espansa nello spazio diventando scultura. A cura di Beatrice Buscaroli.
a cura di Beatrice Buscaroli
La rassegna si sviluppa in quattro ambienti percorrendo le fasi stilistiche dell’artista: una trentina di opere rappresentative dell’intera carriera di Mario Nanni raccontano una sensibilità che si evolve restando coerentemente se stessa, come indica il titolo “Concatenamenti”.
La mostra personale di Mario Nanni segue l’intero percorso creativo dell’artista, dagli anni Cinquanta ad oggi. Il taglio antologico consente di focalizzare l’attenzione sulle tappe più significative della sua ormai pluridecennale carriera a partire dalla ricca stagione informale, nella seconda metà degli anni Cinquanta, di cui è stato interprete tra i più interessanti.
Con l’inizio degli anni Sessanta l’operare di Nanni mostra alcune delle caratteristiche che più gli appartengono: il confronto con lo spazio e l’interesse per la sperimentazione. Sulla bidimensionalità della tela compaiono dunque ‘macchine-faro’ allusive alla contemporaneità, o ‘interni’ nati dalla contrapposizione di spazi costruiti secondo input antagonistici, quali metafisica e futurismo.
Il gusto del contrasto che crea tensione e movimento – sia reale che mentale – accompagna tutto il percorso di Nanni che dalla superficie pittorica in questo decennio inizia anche ad invadere concretamente lo spazio con opere scultoree ed happening culminanti nella sua partecipazione a manifestazioni di rilievo nazionale quali Al di là della pittura (1969).
Di quel periodo è allestita in mostra la sala de i Giochi del malessere (1968), realizzata con catene di argentei anelli metallici che saturano lo spazio creando giochi di luci ed inattese, stridenti sonorità: la bellezza e la perfezione, ci dice Nanni, non sono univoche ed anzi celano interne tensioni e finanche profondi malesseri.
Seguono le intense Stratificazioni, già presentate con successo alla Biennale dell’82, pilastri alti alcuni metri che racchiudono un inatteso “cuore” magmatico composto da residui della moderna era post-industriale, a contrasto con la lieve pittura dai toni pastello che invece si accampa sulla loro superficie.
Infine, i lavori a partire dal Duemila, ovvero I giochi della metamorfosi, esito recente della serie dedicata alle Geografie dell’attenzione, presentata per la prima volta alla mostra Amore mio curata da A. Bonito Oliva nel 1970. L’elemento cardine di entrambe è costituito da mappe geografiche che formano il substrato dell’intervento pittorico di Nanni. Nella quotidianità la mappa serve per orientare: le mappe di Nanni, al contrario, conducono verso orizzonti straniati carichi di inattesi simboli.
La mostra, a cura di Beatrice Buscaroli, è accompagnata da un catalogo con saggi critici di Beatrice Buscaroli e Flaminio Gualdoni, un’ intervista all’artista curata da Mirko Nottoli, una dettagliata biografia-bibliografia a cura di Monica Miretti (Bononia University Press).
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Inaugurazione Venerdì 12 Dicembre 2008, alle ore 18
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tutti i giorni dalle ore 10,00 alle ore 19,00