Galleria Civica d'Arte Moderna -Villa Valle
Valdagno (VI)
viale Regina Margherita, 1
0445 401887
WEB
Salvo e Tino Stefanoni
dal 12/12/2008 al 10/1/2009

Segnalato da

Luigi Rigamonti



approfondimenti

Tino Stefanoni
Salvo



 
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12/12/2008

Salvo e Tino Stefanoni

Galleria Civica d'Arte Moderna -Villa Valle, Valdagno (VI)

Partita Doppia. Pur muovendosi da posizioni differenti, i due artisti sabotano i codici linguistici della pittura creando un'interferenza che va ad alterare la struttura di riferimento comunemente accettata, mettendone in discussione le regole.


comunicato stampa

Non ha ancora ventitré anni Salvo quando nel 1970 presenta alla galleria Sperone di Torino una serie di lavori iniziati nel 1969 dove le immagine di documentazione di riviste o quotidiani vengono stravolte da una serie di fotomontaggi dove l’artista, con il suo volto, irrompe nell’ambito di contesti reali. In base ad uno spostamento minimo dei codici, Salvo diventa barista, ballerino, metalmeccanico o aviatore dell’esercito tedesco. Ma si dispone nella stessa posizione di Raffaello nel suo Autoritratto o diventa Cristo benedicente. Ciò che appariva definito e direttamente assimilabile ad un documento oggettivo, ritorna in circolazione grazie ad una rinnovata problematicità dovuta alla presenza ironica e demistificante di Salvo che utilizza la sua stessa immagine come segno autoreferenziale dove il messaggio non viene più osservato con pacata rassegnazione ma torna ad essere analizzato dall’osservatore in chiave dubitativa.

Sempre nel 1970 il trentatreenne Tino Stefanoni espone alla galleria Apollinaire di Milano i Segnali stradali regolamentari sconvolgendo ogni logica razionale all’interno di una percezione del segno che si determina in maniera arbitraria senza più rispettare nessun codice condiviso. Anche in questa circostanza ciò che appariva funzionale viene destrutturato dall’interno pur mantenendo una logica apparente derivata dalle forme standardizzate dei segnali che regolano il traffico.

Ebbene, credo che la partita doppia tra Salvo e Stefanoni inizi proprio in un anno spartiacque come il 1970. Pur muovendosi da posizioni differenti, i due artisti sabotano i codici linguistici creando un’interferenza che va ad alterare la struttura di riferimento comunemente accettata, mettendo in discussione le regole.

Due azioni parallele ma solo in apparenza assimilabili dove Salvo sceglie un approccio soggettivo e narcisistico che diventerà ancora più esplicito nelle lapidi o nelle scritte tricolore dove compare il suo nome, mentre Stefanoni, più rigorosamente concettuale, privilegia un criterio oggettivo riclassificando gli oggetti del banale quotidiano in una sottrazione dell’aspetto utilitaristico Pur partendo da medesime suggestioni e da medesimi riferimenti filosofici, siamo di fronte a risultati sostanzialmente differenti ma tra loro compatibili.

A ben vedere, Salvo e Stefanoni rappresentano i due poli di un’indagine che ha come scopo comune quello d’identificare i codici identitari della ricerca pittorica sviluppando un linguaggio autonomo che innesca un processo di cambiamento. Questo assicura alla pittura la sua perenne attualità rendendo superfluo un dibattito sulla sua presunta sparizione.
Il quadro, come ha affermato Ernst Gombrich, è un’ipotesi da verificare e questo Salvo e Stefanoni lo sanno bene.

Galleria Civica d'Arte Moderna -Villa Valle
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