Viaggio al termine dell'arte. E ritorno. L'antologica ripercorre il percorso dell'artista, dalla pittura intrisa di lirismo informale della fine degli anni Cinquanta, alle ricerche via via piu' oggettuali culminate nelle sculture in ferro esposte alla Biennale di Venezia del 1968, fino alle opere recenti.
La Fondazione Mudima presenta la mostra antologica di Livio Marzot, artista poliedrico e fertilissimo che ha attraversato con la sua attività gli ultimi cinquant’anni della ricerca artistica contemporanea, dalla pittura intrisa di lirismo informale della fine degli anni Cinquanta, alle ricerche via via più oggettuali culminate nelle sculture in ferro esposte alla Biennale di Venezia del 1968, fino al ritorno alla pittura degli anni Ottanta e alle recentissime opere.
Alla fine degli anni Cinquanta, da una pittura di paesaggio molto gestuale di cui nel 1966 Guido Ballo già evidenziava la “chiarezza lirica intimista” e nello stesso tempo la “distensione di superfici senza aggettivi”, l’evoluzione artistica di Livio Marzot conduce a una ricerca sempre più oggettuale, influenzata anche dalle ricerche della scena artistica di New York, ampiamente frequentata in occasione di alcuni viaggi e permanenze negli Stai Uniti. La sua amicizia con Salvatore Scarpitta e la frequentazione dell’entourage di Leo Castelli lo mette in contatto con la generazione della Pop Art e in seguito con i primi fermenti dell’arte Minimal, mantenendo a lungo i rapporti con Sol Lewitt. Ecco quindi che nelle opere più geometriche della seconda metà degli anni Sessanta, la sua scultura, seppur portata verso una forte semplificazione formale, trasgredisce al rigore sordo del modulo e si concentra sul concetto di ondularità assunto a simbolo di energia, vita, espansione.
Dopo il 1968 comincia un periodo in cui la ricerca diviene completamente astratta, si svolge cioè solo attraverso lo studio delle potenzialità della linea curva e della sinusoide, rinunciando alla produzione materiale delle opere. I disegni-diagrammi degli inizi degli anni Settanta si riferiscono infatti alla scomposizione e ricomposizione dei dati numerici risultanti dall’analisi strutturale del concetto dell’ondularità, inteso come morfema universale del Creato, dell’energia dell’Universo.
Dal 1981 ricomincia l’attività pittorica: paesaggi, nature morte, ma soprattutto sensazioni di paesaggio, immagini trasformate alchemicamente dal passaggio attraverso la sua sensibilità. Non sono mai immagini realistiche come una fotografia, ma sono vestite della particolare emozione provata da Marzot in quel posto e in quel momento.
Inaugurazione 8 gennaio 2009
Fondazione Mudima
via Tadino, 26 - Milano
orario: lunedì - venerdì: 15,.30 / 19,30 – mattino: su appuntamento. chiuso: sabato e festivi