La mostra propone una selezione di 30 incisioni realizzate dall'artista tra il 1951 e il 1990. Le sue opere raccontano di cose normali e quotidiane; Giuseppe Mantovani scrive: "questa normalita' riusciva strana dove la stranezza e' regola".
La prima mostra del 2009 propone, con una selezione di 30 incisioni realizzate tra il 1951 e il 1990, l’opera di Mario Calandri, considerato uno dei massimi incisori del nostro tempo e collocato dalla critica accanto ad artisti che hanno raggiunto i risultati più alti nel campo della grafica. Non si deve tuttavia dimenticare che Calandri é stato anche pittore di alta qualità, capace di effettuare sostanziosi scambi artistici tra i due diversi modi espressivi e di riverberare ora nell'uno ora nell'altro invenzioni ed emozioni.
In anni recenti, scrive Vincenzo Gatti, sono state dedicate a Mario Calandri «vaste e importanti rassegne antologiche, che hanno contribuito ad aggiungere pagine essenziali al riconoscimento di un artista capace, come pochi altri, di usare la dimensione privata quale schermo atto a filtrare le luci troppo intense e le crudeli banalità quotidiane per distillarne gli umori più vitali».
Le sue opere raccontano di cose normali e quotidiane, tanto che al proposito Giuseppe Mantovani scrive: «Semmai, questa normalità riusciva strana dove la stranezza è regola: dico nell'ambiente degli artisti, piuttosto propenso alla esagerazione, affidata alla maschera e alla recitazione. La normalità gli consentiva di osservare senza essere osservato», di passare molto tempo nel suo studio o a spasso: «Una gran parte della sua giornata era dedicata all'ozio, all'ozio vigile, per raccogliere frammenti, indici, segnali. Un po' commosso, un po' indifferente, comunque votato a registrare non solo per sé ciò che all'occhio si manifestava».
Calandri, capace di delineare con un solo tratto una figura caratterizzandola e facendola vivere in un tempo e in una storia, era soprattutto uomo dalla sensibilità straordinaria, e proprio per questo un vero grande artista.
Mario Calandri (Torino 1914 – 1993) si forma presso il Liceo di Firenze e di Torino. Nel capoluogo piemontese, dove torna nel 1932, studia all’Accademia Albertina di Belle Arti, allievo di Cesare Maggi, che lo richiede come assistente nel 1942. A quella data il giovane artista ha già esordito come pittore con mostre a Roma e a Venezia dove, nel 1940, è per la prima volta invitato alla Biennale. Dopo la parentesi bellica Calandri sceglie di essere l’assistente dell’amatissimo maestro Marcello Boglione, responsabile dal 1934 della rinata Scuola di tecniche dell’Incisione dell’Albertina. Alla morte di Boglione, nel 1957, gli succede come incaricato. Dal 1960 è titolare della cattedra di incisione all’Accademia di Brera (della commissione preposta alla nomina facevano parte Mino Maccari e Giorgio Morandi), ma nel 1963 ritorna definitivamente all’Accademia Albertina dove ottiene la cattedra e rimarrà fino al 1977, segnando con il suo magistero intere generazioni di incisori.
Si ripete la sua presenza alla Biennale veneziana nel 1950, nel 1952 e nel 1958 con una personale.
Nel 1960 gli viene assegnato il Premio per l’Incisione alla VIII Quadriennale di Roma, e nel 1968 il Premio Internazionale della Grafica alla Biennale di Firenze.
Numerosissime sono le partecipazioni del maestro alle più significative rassegne nazionale ed internazionali della grafica incisa, mentre rare e meditate le personali di pittura (nel 1964 a “La Bussola” di Torino, nel 1967 alla Galleria Gianferrari di Milano, …).
In tempi recenti varie Istituzioni hanno dedicato a Calandri importanti retrospettive, dando pieno riconoscimento alla figura dell’artista, pittore e incisore (Trieste 1992, Bari 1993, Milano 1995, Aosta 1998, Torino 2001, Fondazione Lattes 2008).
Galleria Sant'Angelo
Corso del Piazzo, 18 - Biella
Orario: mart-dom 15.30-19
Ingresso libero