Ursula Berlot
David Claerbout
Attila Csorgo
Christoph Keller
Robert Kusmirowski
Tobias Putrih
Thomas Zipp
Nick Laessing
Athanasios Argianas
Collettiva per l'inaugurazione della sede bolognese della galleria. Numerosi artisti traggono ispirazione dalla scienza riuscendo a trasformare le idee astratte delle teorie scientifiche in esperienze sinestetiche che s'imprimono profondamente nella nostra mente.
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Ursula Berlot, David Claerbout, Attila Csörgö, Christoph Keller, Robert
Kusmirowski, Tobias Putrih, Thomas Zipp
<< ll sistema periodico è poesia, per giunta con la rima ...nella forma grafica più consueta della tavola del sistema periodico, ogni riga termina con la stessa ''sillaba'' che è sempre composta da un aloqeno più un gas raro: fluoro + neon, cloro + argon . ..>> Primo Levi (n “Primo Levi/Tullio Regge – Dialogo”, Oscar Mondadori, 1994, pag. 13-14)
Arte e scienza sono comunemente considerate diametralmente opposte: la prima mossa da emozioni, quindi irrazionale dubbia; la seconda seria, razionale, dunque fredda. Eppure, tale distanza non è sempre esistita, persiste in gran parte per via di pregiudizi, ed e dal punto di vista teorico già ridotta. Il Rinascimento e figure come Leonardo da Vinci sono esemplari di un'epoca in cui le discipline non erano chiaramente distinte, e l'arte era considerata come strumento di cognizione. Dall'avvento della meccanica newtoniana, applicabile alla fisica delle medie dimensioni che caratterizza l'esperienza quotidiana, la cultura occidentale è stata permeata da sequenze deterministiche di causa ed effetto. Dura e assolutistica,la fisica classica ci pone nella posizione d'osservatori obbiettivi e stranei ai fenomeni presi in considerazione come se non ne facessimo parte. Ma epistemologi e scienziati riconoscono quanto l'estetica influenzi il loro pensiero, e ammettono che le teorie non sono lo specchio di fenomeni naturali, ma piuttosto formule inventate per predirli, riduttive idealizzazioni della realtà valide solo fino a prova contraria. Il padre della meccanica quantistica Niels Bohr, confessa di essere arrivato ai suoi modelli intuitivamente, sotto forma d'immagini. Numerose teorie della cosmologia moderna (superstringhe, wormholes, baby universi) non sono empiricamente sperimentabili e si basano unicamente su cognizioni matematiche e tendenze statistiche. Alcuni scienziati aspirano ad abbracciare una scienza più ''artistica''. Altri paragonano il futuro della fisica alla botanica: una vasta collezione di dati empirici tenuti insieme da teorie. Fatto sta, che la scienza dei nostri pregiudizi è terminata e un'altra scienza ha preso piede; meno riduttiva e polarizzante, che segue modelli binari ravvicinandosi alla biologia.
Numerosi artisti, fra cui Ursula Berlot, David Claerbout, Attila Csórgó, Christoph Keller, Robert Kusmirowski, Tobias Putdh e Thomas Zipp presentati nella mostra SCI-ART, traggono ispirazione dalla scienza riuscendo a trasformare le idee astratte delle teorie scientifiche in esperienze sinestetiche che s'imprimono profondamente nella nostra mente. Alla luce delle teorie della relatività e della meccanica quantistica, non è più possibile separare il tempo dallo spazio, tanto meno mantenere una prospettiva lineare o cognizioni di tempo progressive sequenziali. David Claerbout riprende un momento di svago di una famiglia con più telecamere contemporaneamente. La scena, svolta in un attimo, è “osservata” da molteplici punti di vista che, mostrati in sequenza, necessariamente la dilatano nel tempo. Se viaggiassimo alla velocità della luce, percepiremmo la curvatura dello spazio tempo e vedremmo oltre l'oggetto, di fianco e dietro. Robert Kusmirowski ricostruisce in cartone oggetti appartenenti a epoche precedenti alla nostra, contraffacendone persino la patina.
Ritardi, accelerazioni, reversibilità riportano a una concezione ontologica piuttosto che lineare del tempo. Christoph Keller paragona lo scienziato classico a un fotografo che vede il mondo attraverso la lente, come fosse un osservatore esterno dallo sguardo obbiettivo, che non interferisce sullo scenario esaminato. Dal canto suo, ha modificato una macchina fotografica in modo che funzioni come uno scanner. La pellicola viene esposta tirandola davanti a una fessura che amplia la panoramica oltrepassando i 180'' di un obbiettivo normale e libera il fotografo dalla prospettiva fissa e lineare di una concezione del mondo pre- relativistica. Ill risultato è un diagramma di movimento, dove gli oggetti che si muovono velocemente appaiono compressi, i lenti elongati.
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‘Periodical systems are like poetry, they even rhyme...in the most commonly used graphic form of the periodical table, every line ends with the same “syllable”, which is always composed by a halogen plus a rare gas: .uoride + neon, chlorine + argon…’ Primo Levi (in “Primo Levi/Tullio Regge – Dialogo”, Oscar Mondadori, 1994, pp. 13–14)
Science is serious, rational therefore cold; Art is emotional, hence irrational thus dubious. This commonplace notion arises from a culture clash between science and the humanities, which has polarized Western knowledge for the past three hundred years. Yet, a clear divi-sion between art and science did not always exist, will not necessarily persist, and is obsolete according to some theoreticians. Leonardo da Vinci is the quintessential art-ist-scientist, emblematic of a time when dis-tinctions between disciplines were blurred, and when science and art were considered as valu-able cognitive methods on equal footing. But with the surge of Newtonian mechanics, which characterises the middle dimension of every-day physics, a conception of hard science has taken over, which is deterministic, pivots on the cause-and-e.ect paradigm and its corollar-ies of objectivity and absolute truths.
Despite generations of scientists who, in the course of last century, have recognized the relativistic and probabilistic nature of phenomena, thereby tracing tendencies rather than laws, .elds of interacting energy rather than fundamental particles, the idea that science has acquired .exibility and subtlety encounters resistance. Classic science has polarized and mutually excluded properties that post-relativity advo-cates as coexistent and complementary – for instance: that light is both a particle and a wave. Furthermore, it has relegated the viewer to the position of objective observer, external to the natural phenomena taken into consideration rather than as inextricable part of the environ-ment, who is in.uenced as much as interfering with his or her surroundings. Epistemologists and scientists have long alerted that theories do not mirror empirical data, as often believed, but rather that they are formu-lae invented to predict natural events. They are reductive idealizations of reality valid only in so far as proven otherwise. Last but not least, theories are born in the mind and as such are in.uenced by aesthetic criteria just as any other working of the imagination. For example, the pioneer of quantum mechanics Niels Bohr admitted that he ‘had come to them [models] intuitively…as pictures”; simple and concise theories are favoured over complex ones, even though they both lead to valid predictions. Finally, many theories of modern cosmology, such as wormholes, time travel, baby universes and superstrings, are impossible to test empiri-cally and are based uniquely on mathematical models and statistical tendencies.
Some physicists aspire towards an art-inclined science. Others see the future of cosmology as becoming more like botany: a vast collection of empirical facts loosely bound by theory. It seems that the science of our prejudices has ended and another science has taken over, less reductive and polarizing, which follows binary models suggested by biology, thereby narrow-ing the gap between theory and living struc-tures. Through art Athanasios Argianas, Berlot, Attila Csörgõ, Christoph Keller, Nick Laessing, Steven Pippin, and Tobias Putrih transform abstract ideas originated from scien-ti.c theories into life experiences.
Inaugurazione venerdì 23 gennaio 2009 dalle ore 19 alle 22
con performance di Nick Laessing e Athanasios Argianas
Galleria Astuni
via Barozzi, 3 - Bologna