Flop art. Verso la fine degli anni '80 Cane ha iniziato a comporre immagini coi suoi "spegazzi". Non sapendo disegnare, ha preso a realizzarle facendole nascere o da figure preesistenti o cercando di sviluppare la tensione di linee casuali o per la tensione dei colori, o un po' per una cosa, un po' per l'altra.
Giampiero Cane (1937) è l'inventore della Flop Art.
Verso la fine degli anni Ottanta ha iniziato a comporre immagini coi suoi “spegazzi”. Non sapendo affatto disegnare, ha preso a realizzarle facendole nascere o da figure preesistenti o cercando di sviluppare la tensione di linee casuali o per la tensione dei colori, o un po' per una cosa, un po' per l'altra. Dalla sua arte, che è propriamente tale in quanto disinteressata e fine senza scopo, all'oscuro del senso, sono scaturite le fondamenta teoriche della Flop Art.
Che cos'è?: si chiederà forse il lettore. L'arte dell'insuccesso: è la risposta.
A differenza di quel che ritiene lo stimatissimo Gillo Dorfles, per Giampiero Cane il mercato è quel che muta l'arte in merce (più brutalmente nei contenuti di certi vasetti di Manzoni, Piero, non Alessandro), il professionismo è la fonte della ripetizione, il successo commerciale la “squallidificazione” dell'individuo.
Niente di male in questa radicale divergenza dal momento che nello statuto della Flop Art è scritto che socio fondatore e unico è Giampiero Cane, che solo lui può ammettere altri all'associazione e che non lo farà mai perché questo l'obbligherebbe a rapida scissione.
Gli piace stare dalla parte del torto e sebbene si renda conto dell'impossibilità della cosa (dovrebbe dar torto a chi gli dà ragione e così via), visto che singolarmente non potrebbe venirne a capo, ha risolto provvisoriamente il problema partecipando alla minoranza, ragion per cui, dal 1972, collabora con il manifesto, essendo stato il primo che il questo quotidiano si sia occupato di spettacolo.
Egli è stato per 6 anni insegnante di storia e filosofia nelle scuole medie superiori, quindi collaboratore della Rai, sia per la radio, come autore di testi e intrattenitore in dirette sulla musica jazz, che per la televisione,quale autore di testi e regista per servizi culturali.
Successivamente è stato chiamato dall'Università di Bologna per un insegnamento al Dams, ora Dms, dov'è rimasto fino al 2007 insegnando Civiltà musicale afro americana e, per supplenze o ad altro titolo, Storia della musica moderna e contemporanea, Etnomusicologia e Drammaturgia musicale. Vive a Bologna, città che ritiene sia diventata decisamente piuttosto noiosa.
E' autore di alcuni libri che hanno per titolo Il consumo della musica, Musica senza padri, scritto con Giovanni Morelli, Canto nero, Facciano che eravamo negri: il jazz e il suo blackground, Introduzione al jazz, con la collaborazione di Pasquale Morgante, MonkCage, Tre deformazioni dolorose: Sade Rossini e Leopardi, Duke Ellington. Dalla White house a Dio, Confusamente il Novecento, Jazz Bologna (per lui il titolo avrebbe dovuto essere Perduti anni di jazz),
Ridotto dall'età alla quiescenza, avendo dovuto sgombrare lo studio che gli era stato assegnato presso l'università, ha dovuto cedere una quantità di libri pari a quella che stava nelle scansie della sua biblioteca. Li ha dati a Modo Infoshop sicché quanti vorranno guardare questa mostra potranno anche infilare il naso tra quelli.
Inaugurazione 24 gennaio 2008
MODO infoshop
via Mascarella, 24b - Bologna
Ingresso libero