Cor meum vulneravit. Al centro del lavoro dell'artista e' indubbiamente il disegno. La maggior parte delle opere in mostra sono piccoli quadri, il piu' delle volte di forma quadrata, dove figure sottili di persone o paesaggi si stagliano sullo sfondo bianco.
A cura di Maria Cristina Strati
Guglielmo Castelli è un artista giovane. Non solo anagraficamente, dati i suoi vent’anni di età, ma per la natura autentica, al tempo stesso poetica e sperimentale della sua ricerca. La qualità principale del suo lavoro - pur colto necessariamente ai suoi inizi - è infatti la messa in opera di un linguaggio poetico personalissimo, già in grado di cimentarsi con diverse modalità espressive ponendo continuamente in discussione i propri metodi.
Al centro del lavoro di Castelli è indubbiamente il disegno. La maggior parte delle opere in mostra sono piccoli quadri, il più delle volte di forma quadrata, dove figure sottili di persone o paesaggi si stagliano sullo sfondo bianco, come pensieri che emergono alla coscienza in tutta la loro semplice ma marcata evidenza emotiva. Ai quadri si affiancano disegni a matita, lastre dipinte e lavori su tela di dimensioni più ampie dove, quasi rievocando un’iconografica rinascimentale, attorno alle figure umane si distendono ampi paesaggi naturali.
Sono poi presenti alcune installazioni. Si tratta, per l’artista, delle prime sperimentazioni, con effetti già decisamente intensi e lirici.
Le installazioni sono realizzate talora con oggetti che evocano un mondo personale e privato (abiti di bimbo, maschere da coniglio e casette di cartone), altre volte assemblando scatti fotografici di piccole dimensioni che ritraggono particolari di altri lavori dell’artista, come in una sorta di ritmata mise en abîme.
In questi, come negli altri lavori in mostra, l’artista individua autonomamente topos e figure poetiche efficaci, dove non sono rari i rimandi alla letteratura.
La ricerca di Guglielmo Castelli infatti non si muove solo all’interno del mondo delle arti visive, ma per molti aspetti attinge anche ad altre forme culturali, alimentandosene in maniera produttiva e feconda.
Lo stesso titolo della mostra, Cor meum vulneravit (in italiano qualcosa come “egli ferì il mio cuore”), rimanda a un commento di Bernardo di Chiaravalle sul Cantico dei Cantici. Ma è soprattutto, di per sé presa, una frase dolcissima e intensa, che già da sola dona un preciso taglio poetico a tutto il progetto espositivo.
Inaugurazione 29 gennaio dalle ore 18
Novalis Fine Arts Gallery
Via Carlo Alberto, 49/51 - Torino
Orari galleria: lun. 15,00 – 18,00 / da mart. a sab. 9,00 – 12,00 15,00-18,00
Ingresso libero