Dan Attoe
Amy Bessone
Michael Cline
Iain Hetherington
Laleh Khorramian
Friedrich Kunath
Kristine Moran
Helen Verhoeven
Haeri Yoo
Nikola Cernetic
Una collettiva di giovani pittori. Sono esposte opere di: Dan Attoe, Amy Bessone, Michael Cline, Iain Hetherington, Laleh Khorramian, Friedrich Kunath, Kristine Moran, Helen Verhoeven e Haeri Yoo. "I riferimenti sono sofisticati, storicamente astuti e spruzzati d'ironia. Il tono e' impassibile. Le gerarchie tra alto e basso sono scomparse."
a cura di Nikola Cernetic
La galleria Monica De Cardenas è felice di annunciare la collettiva di
giovani pittori internazionali "Play", a cura di Nikola Cernetic con Dan
Attoe, Amy Bessone, Michael Cline, Iain Hetherington, Laleh Khorramian,
Friedrich Kunath, Kristine Moran, Helen Verhoeven e Haeri Yoo.
"Per le nuove generazioni di artisti la decisione di diventare pittore non è
meno seria o ambiziosa di come è sempre stato, anzi è più irta di
complicazioni. Nati in un mondo sovraccarico di accelerazioni visive dovute
al bombardamento di immagini mediatiche e tecnologiche fino dall'infanzia,
gli artisti emergenti non hanno un rapporto conflittuale con queste
immagini, ma tendono ad incorporarle nei loro dipinti.
Il risultato è che la pittura del XXI secolo ha già caratteri distintivi. Le
superfici sono vertiginose, affollate. I riferimenti sono sofisticati,
storicamente astuti e spruzzati d'ironia. Il tono è impassibile. Le
gerarchie tra alto e basso sono scomparse così completamente, che le
citazioni dalla cultura popolare vengono date per scontate, senza venir
usate per dichiarazioni estetiche o politiche. Nessuno fa più dichiarazioni:
una società confusa, impaurita, ma piena di desideri incoerenti, di
contingenze, è quello che emerge. Tutto viene espresso con un alto grado di
pittoricità e inventiva." Jackie Wullschlager, Financial Times "Collecting",
Nov.29, 2008
Dan Attoe (*1975 Bremerton, Washington, vive a Portland) è scultore e
pittore conosciuto per i suoi dipinti "noir", surrealisti, che possono
ricordare i film di Gus Van Sant e David Linch. Si rivolge ai suoi soggetti
con un'empatia genuina, un'indagine esistenziale, un'integrità e una
consapevolezza d'ambiguità morale. Le figure e i luoghi ritratti sono al
contempo reali e immaginari. Le storie nei suoi dipinti esplorano l'identità
maschile all'interno della cultura popolare, della vita rurale e sono piene
di humor e mistero. Utilizza spesso una prospettiva aerea che invita lo
spettatore ad osservare la scena dall'alto. Il suo lavoro è stato
presentato in una personale al museo MUSAC a Leon in Spagna ed in una mostra
collettiva alla Saatchi Gallery di Londra.
Amy Bessone (*1970 New York, vive a Los Angeles) è cresciuta a New York ma
ha studiato a Parigi, Amsterdam e Bruxelles per poi tornare in America, ma a
Los Angeles. Nel 2007 è stata inclusa nella mostra "Red Eye: Los Angeles
Artists from the Rubell Family Collection" a Miami. I dipinti di Bessone
rappresentano piccole figurine di porcellana ingrandite in maniera
monumentale su fondali monocromi che ricordano scenografie teatrali o
fotografiche. Ridimensionandole e togliendole dal contesto originario, dà
loro uno spazio psicologico autonomo. Esse coinvolgono lo spettatore in un
modo performativo, quasi animato, ma rimangono fredde e distaccate in quanto
funzioni del pennello dell'artista. Come i saltimbanchi di Picasso, appaiono
estraniati dalla rappresentazione di cui dovrebbero far parte.
Fin da studente Bessone era attratta dall'idea del dipinto di una scultura,
o del dipinto nel dipinto. Partendo dall'idea shakespeariana del gioco
all'interno del gioco, la pittrice cerca la verità attraverso l'artificio:
un tuffo nella superficialità per scoprire profondità inedite, attraverso un
gioco tra forme sinuose e colori brillanti.
I dipinti di Michael Cline (*1973 Cape Canaveral, vive a New York) ricordano
la critica sociale di Georg Grosz e Otto Dix. Utilizzando colori luminosi e
un segno molto plastico, ci svela un mondo miserabile che vive ai margini
della società, generalmente nascosto e silenzioso. Cline parla spesso di
questioni politiche e sociali utilizzando occasionalmente anche delle
scritte. Con una pittura morbida e quasi nostalgica, crea scene spesso
violente, oscure e sessualmente esplicite.
Iain Hetherington (*1978 Glasgow), reduce da un Project Space alla
Whitechapel e da una personale all'ICA a Londra, lavora con diverse tecniche
riflettendo sui significati dell'arte e della pittura con immagini intense e
piene di humor. Recentemente ha ritratto alcuni personaggi con cappelli da
baseball e catene dorate, il volto oscurato da macchie di colore come quelle
che si trovano sulla tavolozza di un pittore. Si potrebbe dire che questi
simboli tradizionalmente demonizzati incorporano forme radicali di
soggettività; i dipinti offrono un chiaro significato di cultura
contemporanea, ma anche teste astratte senza volto.
La naturalezza è al centro del lavoro di Laleh Khorramian (*1974 Teheran,
vive a New York) che include pittura, disegno e animazione. L'artista
iraniana dipinge con olio e inchiostro su vetro e poi trasferisce
attentamente l'immagine su una carta non porosa per creare un monotipo. I
risultati sono imprevisti e le astrazioni finali hanno superfici densamente
stratificate e screziate che suggeriscono mondi surreali e underground.
Dopo aver identificato suggestivi passaggi di pittura e aver aggiunto
dettagli a mano Khorramian usa le stampe come impostazioni e materiale di
base per le sue odissee animate.
Friedrich Kunath (*1974 Chemnitz, vive a Los Angeles) nel 2008 ha avuto una
mostra personale all'Aspen Art Museum ed è stato incluso al 55°Carnegie
International a Pittsburgh. Recentemente ha partecipato a mostre al Walker
Art Center di Minneapolis, alla Tate Modern a Londra e al Museum für Moderne
Kunst a Francoforte. Da poco si è trasferito da Colonia alla California.
Kunath è un artista eclettico che ama utilizzare le tecniche espressive più
disparate (pittura, disegno, installazione, fotografia, scrittura). Il suo è
un lavoro tragicomico, a tratti romantico, nel disperato tentativo di
connettere astrazione e rappresentazione. A volte sembra di assistere a
storie di eroi senza speranza, ma subito dopo ci si accorge (leggendo un suo
titolo folgorante, oppure osservando una sua installazione) che c'è molta
energia vitale ed ironia, nonostante il tutto sembri universale e poco
terreno.
Nel lavoro di Kristine Moran (*1974 Montreal, vive a New York) la pittura è
assoluta protagonista. Il colore e le pennellate vigorose interagiscono con
uno spazio teatrale che simula il 3d; un po' come accadeva per Francis Bacon
(artista che spesso torna in mente osservando i suoi quadri) ma tralasciando
la figura umana. Gli spazi rappresentati sono frutto di una disciplina
pittorica che viene violentata e sovvertita da un'atmosfera talvolta
apocalittica. Storie di lotta tra vitalità esplosiva e inevitabili
fallimenti.
L'immaginario misterioso di Helen Verhoeven (*1974 Olanda, vive a Berlino) è
il prodotto di una ricerca estesa che trascende i confini storici e
culturali, ispirato dalle immagini di internet, archivi storici e
scientifici, dai fantasmi dell'infanzia, dalla ricerca clinica sugli incubi
e dal linguaggio visivo dei film surrealisti. I suoi dipinti combinano il
familiare con lo sconosciuto, costruendo un collage ambiguo di narrazioni
non classificabili. Il risultato sono scene fantastiche e frammentarie,
cariche di un' incertezza persistente. Le sue immagini spesso suggeriscono
un movimento sospeso e ridotto ad un momento di contemplazione, concetti
elementari come l'attesa e la partenza, la vita e la morte.
Come per uno scontro antropomorfo, i dipinti di Haeri Yoo (*1970 Corea, vive
a New York) mostrano collisioni incendiate di colori e forme che vibrano e
gemono come per l'arresto improvviso di narrazioni impilate e compatte. Il
suo lavoro esplora l'umore psicologico, la sessualità e la sottile relazione
tra bellezza e violenza. Cresciuta nella cultura coreana, è influenzata
anche dalla questione dello "spazio negativo" o meglio dal vuoto. Ogni segno
eseguito con il pennello o la matita, diventa spazio positivo che ha una
memoria dell'emotività dei movimenti in cui sono stati fatti.
Image: Friedrich Kunath
Inaugurazione 5 Febbraio 2009 ore 18
Galleria Monica De Cardenas
via Francesco Vigano', 4 - Milano
Orario: da martedì a sabato ore 15-19
Ingresso libero