L'esposizione, curata da Sarah Cosulich Canarutto, presenta una selezione di circa 25 opere recenti e inedite allestite in modo da costituire un complesso intreccio di punti di vista, sovrapposizioni e collegamenti. Un insieme di fotografie ma anche alcuni dipinti ed arazzi che compongono una vera e propria installazione.
a cura di Sarah Cosulich Canarutto
Cardi Black Box apre al pubblico e avvia la propria attività nel panorama dell’arte contemporanea con una mostra dedicata all’artista iraniano-tedesca Shirana Shahbazi, alla sua prima personale in Italia. Nata a Teheran nel 1974, Shahbazi si è trasferita in Europa giovanissima e oggi vive e lavora a Zurigo. L’esposizione, curata da Sarah Cosulich Canarutto, presenta una selezione di circa 25 opere recenti e inedite allestite in modo da costituire un complesso intreccio di punti di vista, sovrapposizioni e collegamenti. Un insieme di fotografie ma anche alcuni dipinti ed arazzi che compongono una vera e propria installazione, uno spazio in cui la seduzione delle immagini diviene un pretesto per stimolare nel visitatore una nuova lettura della realtà. I lavori di Shirana Shahbazi, scevri di ogni significato politico, realizzano una visionaria sintesi degli opposti proponendo la costruzione continua di nuovi modi di vedere. Shahbazi lavora principalmente con la fotografia, un mezzo espressivo di cui esplora appieno le potenzialità, spingendole sino a sconfinare su altri media, quali pittura, stampa e oggetti, come ad esempio preziosissimi arazzi della tradizione iraniana. La natura morta è uno dei temi ricorrenti e degli elementi cardine della sua pratica artistica, ma l’artista si misura anche con altri generi figurativi, come il ritratto, il paesaggio e la pittura storica, instaurando una profonda relazione interculturale, mettendo in discussione la dicotomia tra modernità e tradizione, epico e ordinario. Il suo immaginario è strettamente connesso alla tradizione pittorica occidentale, specialmente quella dei maestri fiamminghi e olandesi del XVII secolo: le meticolose composizioni di frutta, animali, fiori e gioielli ricordano i dipinti di vanitas, che attraverso allegorie affrontavano il tema dell’ineluttabilità della morte, dell’inconsistenza dei beni terreni e della futilità dei piaceri umani.
Ma Shahbazi crea nuove possibilità di rappresentazione, fotografando piaceri triviali su sfondi monocromi: nelle sue immagini, così nitide e vivide, quasi irreali, persino le vestigia della mortalità umana – spesso un teschio, ma anche altri simboli di caducità, come farfalle e piante – divengono oggetti desiderabili del consumismo. Le sue opere resistono a qualsiasi iniziale lettura politica legata alla sua nazionalità iraniana e dimostrano invece l’influenza della scuola tedesca di fotografia e di figure come Andreas Gursky e Thomas Strüth. Consapevole di come le sue opere possano essere percepite in Iran e all’estero, Shahbazi manipola i visitatori e le loro aspettative, ponendoli di fronte a immagini che risultano in un certo qual modo familiari, ma che al tempo stesso presentano differenze, piccole incongruenze, contrasti difficili da individuare. Un continuo gioco a mettere e rimettere in discussione. Sul suo display i lavori si susseguono in un continuo avvicendarsi di spaesamenti, realizzati attraverso rappresentazioni del medesimo soggetto, fotografato da diversi punti di vista e con variazioni di scala. La mostra resterà aperta al pubblico sino a sabato 4 aprile 2009 e sarà corredata da un piccolo strumento informativo dedicato, il primo dei BoxNotes che saranno realizzati in occasione di ogni mostra: brochure completa di immagini e testi, costruita sulla copertina ripiegata di un blocco bianco. Un invito per il visitatore a consultare e a conservare ma anche a raccogliere per iscritto opinioni e pensieri, lasciando piccole tracce di quotidianità. Prossima esposizione La programmazione di Cardi Black Box proseguirà quindi in aprile con una seconda mostra, dedicata a un'altra artista emergente, l'israeliana Michal Helfman. La galleria avvia il proprio percorso esponendo i lavori di due donne, entrambe giovani, originarie di paesi culturalmente ricchissimi e al tempo stesso terre di conflitti e contraddizioni. Due artiste che però non si fanno portavoce di un messaggio politico ma al contrario parlano di una realtà allargata e variegata alla quale contribuiscono con una visione trasversale.
Lo stereotipo che le loro opere vogliono contrastare sembra essere piuttosto il conformismo dello sguardo, le limitazioni culturali nella percezione di ciò che ci circonda, l'imposizione di ruoli da parte di un sistema sociale che contribuisce a uniformare il nostro modo di guardare. Un segnale dell’approccio fortemente sperimentale e dell’impronta fresca e vivace che Cardi Black Box ha scelto di eleggere a cifra comune di ogni proprio progetto futuro.
Shirana Shahbazi Shirana Shahbazi (Teheran, Iran, 1974) vive e lavora a Zurigo. Le sue opere sono state presentate in mostre personali presso importanti istituzioni, quali The Hammer Museum, UCLA, di Los Angeles; Museum Boijmans van Beuningen, di Rotterdam; Centre Culturel Suisse, di Parigi; Barbican Art Gallery e Photographers’Gallery, di Londra; Swiss Institute e The Wrong Gallery, di New York; Sprengel Museum, di Hannover; Centre d’Art Contemporain, di Ginevra; Museum of Contemporary Photography, di Chicago. Shahbazi ha esposto presso la IV Berlin Biennial for Contemporary Art e la 50esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. L’artista ha ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui il Citigroup Private Bank Photography Prize nel 2002. I suoi lavori sono presenti nelle collezioni di musei internazionali come Tate Modern e Photographer’s Gallery, di Londra; The National Museum of Photography, di Copenhagen,; MUSAC, Museo de Arte Contemporáneo de Castilla y León, León, in Spagna; Frans Hals Museum, a Haarlem, in Olanda; Helmhaus, a Zurigo, Fotomuseum Winterthur, a Winterthur e Kunstmuseum Thun, a Thun, in Svizzera.
Shirana Shahbazi
Testo di Sarah Cosulich Canarutto da BoxNotes, la pubblicazione della galleria
In un mondo bombardato da icone pubblicitarie e popolato da immagini che raccontano le acrobazie di photoshop meglio di quanto manifestino la realtà, le fotografie di Shirana Shahbazi insegnano a rileggere ciò che ci circonda attraverso imprevedibili punti di vista. Seducenti e composite nature morte, ritratti, panoramiche topografiche o universali rappresentazioni del paesaggio, l’artista costruisce delle immagini in grado di trasformarsi in simboli. Shahbazi decontestualizza soggetti comuni sia alla storia dell’arte che al nostro quotidiano e li trasforma in figure accattivanti, stereotipate e tuttavia fortemente ambigue. Le sue immagini alludono ai tanti strati e possibili interpretazioni che derivano dal modo in cui osserviamo le cose mentre, al tempo stesso, rivelano le implicazioni e i significati della fotografia nella nostra società. Come una regista teatrale, l’artista compone semplici quanto efficaci scenografie in cui i soggetti “agiscono” relazionandosi inaspettatamente tra loro o con l’occhio complice di ogni spettatore. È attraverso la tecnica analogica tradizionale che Shahbazi cattura le sue immagini: non c’è manipolazione a posteriori delle fotografie ma una considerazione sulle complessità della rappresentazione attraverso l’elaborazione a priori di un’idea. Le immagini di una conchiglia o di una farfalla, per esempio, sovrapposte ad un campo colorato, contemporaneamente affermano e negano l’implicita associazione con la classificazione dando vita a nuove simboliche letture.
Anche i teschi dei memento mori non trovano una collocazione spaziale ma galleggiano su uno sfondo indefinito che lascia aperte infinite relazioni con l’ambiente circostante. Shahbazi mescola i contesti creando figure in condizione di statica transizione. Come i ritratti di una giovane donna, ripetuta in diverse pose, che richiamano l’iconografia pittorica del passato ma, al tempo stesso, divengono frammenti di una scena filmica in cui il soggetto sembra inseguire lo spettatore attraverso la stanza. Shahbazi sceglie di lavorare principalmente con la fotografia ma nel farlo richiama la pittura, l’immagine in movimento e anche la scultura. Le nature morte, accuratamente composte per riecheggiare un classico tema barocco, dialogano con il rapporto tra figura e spazio. La tensione percepita tra oggetto plastico e trasposizione bidimensionale è ripreso nella scelta dell’allestimento che interseca rappresentazione, genere ed espressione. Fotografie, silkscreen e dipinti tratti da fotografie, tappeti intrecciati da artigiani iraniani o murales dipinti da pittori da strada sull’immagine fotografica inviata dall’artista, le sue opere indagano il rapporto tra icona e società attraverso un sottile gioco di sovrapposizioni semantiche. Shirana Shahbazi è un’artista di origine iraniana ma il suo lavoro non è politico. La sua provenienza diviene ingrediente di un modo analitico di confrontarsi con la realtà che prende in considerazione la storia dell’arte occidentale, la tradizione classica della fotografia, il dualismo tra mito e quotidianità e il complesso rapporto tra passato e contemporaneità. Nel suo lavoro il mezzo fotografico diviene uno strumento per indagare i paradossi del nostro universo visivo e, in particolare, per interrogarsi su come e perchè guardiamo.
Inaugurazione (su invito): giovedì 26 febbraio 2009, ore 18.00
Anteprima stampa: giovedì 26 febbraio 2009, ore 10.00 – 13.00
Cardi Black Box
Corso di Porta Nuova, 38 - Milano
Orario: Da martedì a sabato 10-19
Ingresso libero