Galleria Studio44
Genova
vico Colalanza, 12/r
334 1135804 FAX
WEB
Berndt Hoppner
dal 25/2/2009 al 27/3/2009
mart - sab 16-19

Segnalato da

Luca Bochicchio




 
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25/2/2009

Berndt Hoppner

Galleria Studio44, Genova

Vivere meglio. L'artista per questa sua personale ha realizzato un'installazione nella quale oggetti trovati sembrano essere stati incastrati lungo tutta la lunghezza di un tunnel da un venditore ambulante.


comunicato stampa

La prima cosa che noti svoltando in vico Colalanza sono tante signorine che, comodamente sedute su altrettante seggiole, attendono i clienti; la seconda cosa che noti è la luce diffusa da un portone aperto su una corte: l’insegna al neon segnala “Galleria44” e così ti chiedi se quelle sedie nel vicolo non servano in realtà ad attendere che inauguri la prossima mostra d’arte contemporanea. Anche da queste osservazioni prende spunto l’installazione del tedesco Berndt Höppner (1942), docente all’Accademia di Belle Arti di Zurigo, che dopo diverse mostre a Parigi, New York, Basilea e Messico dedica questa sua ultima mostra a Genova, alla sua gente e al suo mare. L’artista - che nel capoluogo ligure ha una residenza e un atelier - trovandosi nel cortile di Galleria Studio44 nota sorprendenti elementi di continuità con lo spazio esterno e con la vita stessa della città: uno spazio espositivo che assomiglia ad un cantiere in continua mutazione, dove la galleria che oggi ospita mostre d’arte un tempo era un vicolo e dove le sedie, le opere e il paesaggio stesso appaiono, scompaiono e cambiano in continuazione. Ecco l’opera: un’esposizione di oggetti trovati, che sembrano essere stati incastrati lungo tutta la lunghezza del tunnel da un venditore ambulante.

Questo primo livello comunicativo è avvalorato dal processo esecutivo dell’artista; Höppner raccoglie oggetti che terminano la loro vita da beni di consumo nel cortile, in spiaggia e nei vicoli, e che tuttavia conservano energia, struttura e materia. A ben vedere, gli elementi di recupero (carrelli, sedie, cassette, cavi, quadri, ecc.) sorreggono la “vera opera d’arte”, impreziosita da un’illuminazione che ne esalta la presenza: pane appena sfornato, pane rinsecchito, pane avvolto dalla plastica, pane scomposto in nuvolette di mollica. Una stampa ancora incorniciata e destinata al cassonetto mostra la figura di un Povero pescatore, niente pesci nella barca, niente acqua nella ciotola, solo un corpo e uno sguardo nella natura. L’opera di Höppner vuole riflettere la reale connessione fra tutte le cose che muovono la vita dell’uomo e pone precise domande circa il nostro stare nel mondo. I movimenti migratori che portano disperati a morire in mare o ad approdare a stento sulle nostre coste, oppure la ricerca dell’artista per soddisfare curiosità e urgenze espressive: il pane quotidiano è quell’elemento antico e sempre uguale che raramente ci ricorda la causa delle nostre azioni ma che lega ogni nostro gesto a quello degli altri. Percorrendo con lo sguardo e con il corpo l’opera di Höppner si è portati a chiedersi di cosa abbiamo ancora bisogno, realmente.

Continuare a dimenticare che il nostro eccesso di energia e di produzione o la nostra mancanza di raziocinio muovono equilibri delicati, significa non voler guardare e, quel che è peggio, smettere di imparare. “Gli artisti occidentali hanno abbastanza benessere da realizzare opere d’arte dal pane. L’arte degli immigrati consiste nell’arte di sopravvivere, fare parte del nostro sistema, condividere. Noi, cosa dividiamo con gli altri, africani, rom e tanti altri? Perché vengono da noi? Perché un visitatore entra in galleria? Cosa si aspetta? Sicuramente non viene per mangiare pane, per sopravvivere, per chiedere l’elemosina o per lavorare. Raccogliere saggezza? Divertirsi? Soddisfare la curiosità? Curiosità di cosa?” (Höppner). Luca Bochicchio, Genova 2009.

Galleria Studio44
Vico Colalanza, 12/r - Genova
mart - sab 16-19
Ingresso libero

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