Ex archivio comunale
Monteprandone (AP)
via Roma, 1

Femminile plurale
dal 7/3/2009 al 22/3/2009
tutti i giorni 17-19, domenica chiuso
0735 62545

Segnalato da

Simonetta Angelini




 
calendario eventi  :: 




7/3/2009

Femminile plurale

Ex archivio comunale, Monteprandone (AP)

Marinela Asavoaie, Giulia Corradetti, Silvia Mariotti, Cristina Persiani, Florinda Recchi. Tutte le declinazioni del femminile in pittura e fotografia, insieme partecipano ad una performance musicale di Paolo Incicco. Mostra collettiva a cura di Nazareno Luciani.


comunicato stampa

a cura di Nazareno Luciani

L’eterno femminino contemporaneo, proteiforme, in un percorso di ricerca e invenzione della sua identità di genere. In mostra un racconto fatto agli occhi, tracciato per sfumature e senza leziosità, sussurrato e suggestivo. Nella collettiva nell'ex Sala Archivio Comunale, nella suggestiva cornice del centro storico di Monteprandone, le ricerche e i percorsi soggettivi di cinque giovani artiste dialogano e si armonizzano per una percorso corale pur nella diversità espressiva. Tutte le declinazioni del femminile, coniugate ad una performance musicale di Paolo Incicco.

L’evento, introdotto da Filippo Massacci, ha luogo nell’ambito del programma culturale di “SFIORANDO L’ORIZZONTE. Tra le suggestioni dell’arte e gli incanti del paesaggio” grazie all’organizzazione di Nazareno Luciani e dell’associazione culturale Officina S.Giacomo di Monteprandone e con la collaborazione dell’Hotel S.Giacomo di Monteprandone e delle Cantine Aurora di Offida.
Certe essenzialità, certe appartenenze ricercate sono come la lama di un bisturi. Trincianti, analitiche. Sanno svelare. Per avvicinamenti e distorsioni; per lontananze e deformazioni; per sospensioni, assenze, spigolosità. Con costernazione, ironia, sfrontatezza. Scabrosamente. La carne e l’anima senza pudore. Di chi deve essere tutto e troppo; chi riesce ad inventarsi una diversità, una identità di genere; chi sa abbandonare e custodire, includere e mostrare; di chi geneticamente ha addosso il trascorrere del tempo, le direzioni trasversali, l’istinto e la concretezza, di chi appartiene ai passaggi. L’eterno femminino contemporaneo, proteiforme: al mondo storta eppure in equilibrio. Da sempre in transito per organica irrequietezza. Con un movimento plurale dai linguaggi diversi, che percorre sentieri paralleli, di ritorno. A sé stesse.

Celebra un culto pagano la pittura di Marinela Asăvoaie. Ctonio, dionisiaco e perturbante. Disvelante. Sull’altare, dei meticci e ibridi, lividi, alterati come minotauri da sottosuolo. Cui si fa sacrificio della ipocrisia umana. È fuori il monstrum di dentro. Esposto, rivoltato, come carne al macello. Oscenamente. Le malignità umane infestano la riconoscibilità, da dentro. Il castigo è quella possessione, quell’inquietante essere abitati. Senza esorcismi possibili. La pittura ha una energia picassiana, è un magma caustico, uno specchio deformante che scruta il mostro dentro ciascuno. Che ci somiglia spaventosamente. Da distogliere lo sguardo.

Si sta come dentro un giocoso eden pop senza luogo, immateriale, nella fotografia di Giulia Corradetti. Nitido. Voluttuoso e morbido. Con qualche spina e le dimensioni liquide, inconsistenti delle ombre. Ibrido, vegetale e animale. Fatto di cose e forme da cartoon. In questo immaginario ironico e succulento, artificiale e sintetico, il totem ha la verticalità manipolata di un assemblaggio digitale. Segnale di un piccolo dio senza spigoli, prossimo, di un rito della fantasia e della leggerezza. Dentro una sospensione surreale che compone e contamina i contrasti. Con ironia, evadendo e invadendo.

Nel lavoro pittorico di Silvia Mariotti il corpo si da’ per sottrazione, per prossimità e distanza; su un fondo neutralizzato, contorsioni di pelle scoperta, esposta, livida, fragile, trasparente e transitoria come la membrana di una crisalide. In un moto contenuto e centrifugo: sempre una tortuosità, un amplesso con sé stessi, un afferrarsi a trattenere una identità e una soggettività sfuggenti. Come un immergersi in profondità arcane, dentro un vuoto a perdere. Lo spirito in apnea. Il colore cola, il corpo in tensione. Con l’impassibilità densa di chi ormai scruta oltre e in fondo. Inesorabilmente.

Il bianco e nero di certe sospensioni, di certe memorie remote e immobili, del ricordo sono la cifra espressiva comune a Cristina Persiani e Florinda Recchi.

Cristina Persiani ha nelle mani il nero assoluto di certe ombre quasi teatrali, i contrasti delle trasversalità; il vuoto silente della malinconia, di parole non dette, di certe attese e di certe nostalgie, di certe perdite, di certi piccoli dolori. La pensosità di chi sa perdersi dietro una inquietudine fugace, improvvisa, indefinita. Dentro le profondità. Di chi si cerca. Poi il complesso declinarsi dei grigi nei mezzi toni, dei bianchi. Appartiene ad un altrove intimo il polverizzarsi della forma delle cose che tuttavia conserva l’integrità della figura come una necessità.

È dentro lo sguardo, nella prossimità poi nella sospensione dei volti, nella promessa, nel tempo interrotto e fermato, il lavoro pittorico di Florinda Recchi. Conosce il gioco cerebrale dell’offrirsi poi ritrarsi. Quella fragilità vitrea, quell’equilibrio incantato di occhi agli occhi. Come dentro un sogno, dentro una seduzione dai bianchi abbaglianti, fatto di parzialità in dissolvenza. In posa per sensualità. Disarmata, intima, eppur ordita come una strategia. Compie un rito di sottintesi, di intensità, di fascinazione, di evocazione. Atavico, sussurrato. Di trasalimenti, di segreti, di magnetismi, di incostanze, di intenzioni, di incompiuti ed interruzioni.
La pluralità congenita come ricerca di identità, per inventare il genere.
(Simonetta Angelini)

Testo critico a cura di Simonetta Angelini

Immagine: Giulia Corradetti "Gomma spina"

Inaugurazione: 8 marzo 2009 ore 17.30

Sala ex Archivio Comunale
Via Roma 1, Monteprandone (AP)
Orari: tutti i giorni 17:00 – 19:00 (domenica chiuso)
Ingresso libero

IN ARCHIVIO [1]
Femminile plurale
dal 7/3/2009 al 22/3/2009

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede