White Time of Life. L'artista presenta un'installazione audiovisiva ambientale: una scenografia evocatrice dei bianchi spazi polari fa da contorno alla presentazione di 2 video e di una composizione fotografica.
A cura di Geoffrey Di Giacomo
Si inaugura sabato 7 marzo 2009 alle ore 19.00, e resta allestita fino a giovedì 12 marzo, un’installazione audiovisiva ambientale di Lino Strangis, a cura di Geoffrey Di Giacomo, intitolata White Time of Life.
“Una scenografia evocatrice dei bianchi spazi polari fa da suadente contorno alla presentazione di due opere video e di una composizione fotografica. Attraverso la ciclica ripetizione di immagini e sequenze tratte da lavori televisivi o cinematografici preesistenti, Lino Strangis suggerisce all'osservatore una meditazione sull’imponenza degli ostacoli spazio-temporali che inevitabilmente la natura contrappone ai progetti umani. La vicenda che l’autore indica a sostegno concettuale dell’allestimento è quella della spedizione Terra Nova verso il Polo Sud, intrapresa nel 1910 al comando del capitano Falcon Scott e culminata in un tragico fallimento.” (Carlo Gallerati)
“Il curatore consiglia di essere muniti di sciarpa e cappotto imbottito durante la visita della mostra.
A cosa serve una mostra d’arte contemporanea se non a portarci in luoghi sconosciuti e inesplorati tramite il pensiero, la mente, e addirittura, per i più sensibili, con una trasposizione dell’anima? Con White Time of Life Lino Strangis annuisce in tal senso e forza il dialogo tra la percezione del sensibile e la nostra immersione come presenza fisica dissoluta e risucchiata dall’opera stessa. Lino Strangis stordisce la consueta visibilità del video: troppo classica, tradizionale e noiosa nella sua pratica di presentazione. Il video di Strangis, spesso inserito in luoghi alteri, dissonanti e aleatori, qui si fonde con l’intera installazione polare, glaciale e magica. Come Pipilotti Rist o Aernout Mik, inserisce le sue proiezioni nel contesto di elementi architettonici reali appositamente realizzati per il luogo espositivo. Palesa vedute e situazioni che trascinano direttamente lo spettatore in molteplici posizioni possibili nelle quali egli stesso diventa parte integrante della messa in scena teatrale. Allargando il campo d’azione dell’immagine con un decoro freddo, non propone alcun punto di vista ideale, bensì il richiamo a una riflessione sul proprio “io” perso nell’altrove. L’artista dipinge lo spazio espositivo con il video in una sorta di tableau-vivant ambientale tangibile e calpestabile. Sottolinea i limiti dello schermo non per rivelare un quadro iperrealistico, ma per dar vita a un dialogo esclusivo che intercorre tra lo spettatore, l’immagine video e lo spazio, qui diventati unica opera imprescindibile in cui risulta difficile capire cosa sia cosa.
Lino Strangis ci posiziona nell’interspazio della struttura filmica, costruisce remake di molti momenti che aspettano di essere rivisitati, in cui il tempo sembra essere svanito e finito, ma che invece si ripete sempre dal suo interno proponendo ogni volta nuove soluzioni, nuove storie e nuove possibilità. Il materiale audiovisivo ripreso dall’artista si concentra su particolari e dettagli che vengono zoomati, incessantemente ripetuti e rallentati fino a parere statici: per formulare un nuovo messaggio, in cui lo spettatore elabora una sua temporalità e suscita in sé delle attese. Strangis fa parte di una generazione di giovani artisti italiani destinati a spiccare con rilievo nel panorama dell’arte contemporanea, per le indagini più sperimentali incentrate sulla potenzialità del medium video e del suo impiego sempre più diffuso. L’opera di Strangis dimostra che si può agire, intervenire, sfruttare, e riciclare qualunque spazio o materiale video. Così si esprime l’artista a tale proposito: “Perché devo ricreare situazioni, girare scene, o catturare momenti significativi, quando posso utilizzare quelli inutili e sprecati del mondo dell’immagine televisiva o del cinema industriale, i quali me ne forniscono già una quantità indelebile? Almeno ora possono servire a qualcosa di interessante!”. Il materiale reimpiegato da Strangis entra così a far parte di un progetto più ampio, di investimento culturale. Ci ricorda la spedizione Terra Nova del 1910, comandata dal capitano Robert Falcon Scott, il cui destino è tramutato nella storia marginale del suo inutile sacrificio nel tentativo di raggiungere il Polo Sud. L’artista associa la tragedia di Scott al recente rifacimento del film Otto amici da salvare: remake che fa a pezzi e minimalizza il celebre film Antartica del 1983. Il tutto viene sepolto metaforicamente dal video Breve tempo di morte e vita, palcoscenico del tempo che scorre sotto l’impetuosa forza della natura che nasconde, conserva, per poi restituire. L’installazione, resa volutamente spettacolare, testimonia l’intento dell’artista di portare e accompagnare lo spettatore, anche per un solo e fugace istante, in un mondo lontano, sconosciuto e incontrollabile.” (Geoffrey Di Giacomo)
Lino Strangis è nato a Lamezia Terme (CZ) nel 1981, vive e lavora a Roma. Artista multimediale, svolge le proprie ricerche nei campi della sound art, della musica digitale, dell’elettroacustica sperimentale, della fotografia e della videoarte, con speciale riguardo alle installazioni audiovisive ambientali. Partecipa a mostre di rilievo internazionale, aprendosi costantemente al confronto dialettico con autori storici della media art. Nel 2005 presenta al Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma una mostra personale a cura di Simonetta Lux, e l’anno successivo, sempre al MLAC, partecipa assieme ad altri affermati videoartisti italiani alla collettiva internazionale Give Me Two Times, dedicata al video d’arte e alle nuove ricerche. Si laurea in filosofia (indirizzo estetica) con una tesi su Mondi Elettronici: verità e materia nell’audiovisivo d’arte. Si distingue in numerose rassegne, tra cui Presenze Video-Soniche - Mostra Internazionale di Audiovisioni e Invideo - XVII Mostra Internazionale di Video e Cinema (considerata il maggior evento del genere in Italia e uno dei più prestigiosi d’Europa). Nel 2007 una sua opera intitolata Modular è acquisita dal Sound Art Museum di Roma. Nel 2008 avvia il progetto Video Art Mini-Store, destinato all’allestimento di installazioni site specific in diverse città italiane, e realizza mostre, azioni e performance di carattere concettuale, come l’evento presentato in occasione della Quadriennale di Roma col titolo Self Made Curator.
Inaugurazione: sabato 7 marzo 2009, ore 19.00-22.00
Galleria Gallerati
Via Apuania, 55 – Roma
Orario: dal lunedì al venerdì: ore 17.00-19.00 / sabato, domenica e fuori orario: su appuntamento
Ingresso libero