MartinArte
Torino
corso Siracusa, 24a
011 352427 FAX 011 3091323
WEB
Maya Zignone
dal 11/3/2009 al 26/3/2009
lun 15.30-19.30, mar - giov 10-12.30 e 15.30-22, mer - ven 10-12.30 e 15.30-19.30

Segnalato da

MartinArte



approfondimenti

Maya Zignone
Willy Darko



 
calendario eventi  :: 




11/3/2009

Maya Zignone

MartinArte, Torino

Who will you be? Videoinstallazioni in mostra. La ricerca dell'artista - che oggi vediamo declinata in molteplici media - nasce da sottili segni grafici tracciati a matita su decine di fogli di carta.


comunicato stampa

a cura di Willy Darko

A partire dalla seconda metà del novecento la funzione spaziale ha contraddistinto buona parte della sperimentazione artistica; l’attuale scena delle arti visive è profondamente segnata dalle ricerche che, nel corso dei primi decenni del dopoguerra, hanno risposto al bisogno di cercare e creare nuove spazialità per il pensiero, per l’azione, per il suono e per la continuità tra uomo e ambiente (naturale, sociale, architettonico e tecnologico).

La ricerca di Maya Zignone - che oggi vediamo declinata in molteplici media - nasce da sottili segni grafici tracciati a matita su decine di fogli di carta. Dopo un lungo e difficile lavoro, il gesto e il pensiero giungono a unità d’azione e i segni si rivelano quali vettori di forze, in grado di generare spazi connotati da tensioni, equilibri, profondità e contrappunti. Questa partecipazione del vuoto acquista profondità proprio nella misura in cui rivela i sussulti, le velature e le ruvidità che compongono anche la dimensione sonora, ritmica e temporale dello spazio in continua modificazione. Una volta penetrato il meccanismo, dalla visualizzazione bidimensionale di spazi mentali alla loro trasposizione ambientale il passo è breve e irresistibile!

Un’opera fondamentale nel percorso dell’artista è la video-installazione Alta frequentazione del 2006, ideata a partire da una installazione di Zignone (Studio B2, Genova 2004): in tre proiezioni sincronizzate, le immagini dei segni grafici andavano fondendosi ai fasci di luce al neon e agli elementi strutturali dell’installazione. Nella serie di video-still tratti dalla stessa opera Maya completava la sua analisi individuando, nel mutevole flusso di scambi, momentanee convergenze energetiche fra tensioni spaziali pluridimensionali.

Ad attirare l’artista verso lo spazio e la sua appropriazione è il movimento, che rende tutti partecipi allo stesso modo dello scambio, dell’agire e del fluire incessante da una dimensione all’altra: è come se l’artista sentisse il bisogno di catalizzare le energie di ciascuno per renderle morbide ma concrete, in modo da colmare parte del vuoto. In questa azione di spartizione dello spazio fisico si risolve l’installazione che spesso avvolge lo spettatore, trasformandolo in quel punto nodale capace di spostare non solo la percezione degli assi, ma di capovolgerne gli equilibri per calibrare le energie in base al proprio stato d’essere. A sovvertire questo ordine provvisorio e a stimolare Maya nella sperimentazione di altri linguaggi e tecniche - come il video e l’elaborazione del suono - è la realtà stessa e il conflitto in atto a più livelli dell’esistenza umana.

L’installazione B.U. costituisce il centro di un discorso che ai suoi estremi vede la rarefazione mentale del segno prospettico (Photo B.U. e B.U. 1-2-3) e la tensione emotiva responsabile di un immaginario più caldo, anche se prudentemente controllato (nella serie di immagini fotografiche Alone 7 l’artista sembra usare il plexiglas come filtro, una sorta di teca dalla quale poter affrontare il richiamo, impellente ma ancora in formazione, del dato reale). La complessa dimensione strutturale di B.U. non nasconde un riferimento simbolico al trascorrere della vita attraverso incessanti vortici di pensieri, difficoltà e tensioni (il flusso di luce arancione attraversa il groviglio ferroso fino a distendersi nel vuoto); ancora una volta il movimento e la pura energia pongono a sistema la spazialità mentale, quella ambientale e quella emotiva.

La riflessione intimista avanza e si ritrova nel “sistema-uomo” di Alone 1-2-3: il fascio di luce al neon, sovrapposto all’immagine fotografica, interpone una distanza dalla realtà che consente di “misurare” come in un grafico l’andamento dei nostri stati di solitudine. Nelle immagini sfocate esseri umani stanno come figure isolate le une dalle altre: anch’esse vettori ma in uno spazio solcato dall’incomunicabilità. Queste tre nebulose e rarefatte visioni si condensano in una sequenza di immagini video: alcuni psicofarmaci, nettamente delineati nel loro packing, assumono identità propria e minacciosa nel linguaggio dei foglietti illustrativi (i “bugiardini”)... L’oggetto (per ora in forma digitale) irrompe nelle opere di Maya, rendendo ancor più forte e necessaria la ricerca di equilibri e connessioni tra diverse energie: perché dalla definizione e dall’esperienza di nuovi spazi possono ristabilirsi fertili e nuove identità.
Luca Bochicchio, 2009

MAYA ZIGNONE
Nata a Genova, diplomata al liceo Artistico, frequenta l’Accademia di Belle Arti, specializzandosi poi in ceramica a Faenza e in grafica e comunicazione visiva a Milano e Genova. Dal ’90 al ‘98 ha lavorato nel campo della grafica e della pubblicità, e dal 2002 è impegnata in un’attività di studio e ricerca sul segno, energia e spazio che orienta in direzione della sintesi tra la purezza di nuove spazialità frammentate e decomposte e il divenire dell’oggi. Nel suo lavoro utilizza linguaggi e media diversi dalla fotografia all’installazione, alla performance e alla video arte, ai quali unisce principalmente la luce del neon. Le sue opere sono state esposte in mostre personali, collettive e video festival in Italia e all’estero. Vive e lavora a Genova.

Inaugurazione giovedì 12 marzo 2009 ore 18.30

MartinArte
corso Siracusa, 24a - Torino
Orari lun 15.30 – 19.30 mar-giov 10.00 – 12.30 / 15.30 - 22.00 mer-ven 10.00 – 12.30 / 15.30 – 19.30
Ingresso libero

IN ARCHIVIO [64]
Mauro Lisardi
dal 18/11/2015 al 1/12/2015

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede