Personale dell'artista svizzero contemporaneo, la cui opera, ampiamente storicizzata, e' stata finora poco esposta in area italiana. La sua produzione e' attenta a numerosi movimenti moderni, postmoderni e contemporanei, si sviluppa attraverso collaborazioni e contatti con altri artisti, ma si declina di fatto in maniera autonoma come riflessione sul medium pittura inteso nella sua piu' pura materialita'
a cura di Simone Soldini e Paola Tedeschi Pellanda
Il Museo d’arte di Mendrisio presenta nei suoi spazi, dal 14 marzo al 17 maggio 2009, una mostra personale di Olivier Mosset, artista svizzero contemporaneo di respiro internazionale la cui opera, ampiamente storicizzata, è stata finora poco esposta in area italiana.
La rassegna si inserisce in quell’indagine sul significato del fare pittura oggi già avviata dal Museo con l’esposizione dei lavori di Rolando Raggenbass nel 2002-2003, e approfondita in seguito, soprattutto per quanto concerne le problematiche legate a una certa astrazione, con la recente personale di Gregorio Pedroli (2008). Allargando su un contemporaneo più vasto, il Museo propone con Mosset il caposcuola di un astrattismo che, al di là di matrici locali o nazionali, si manifesta nella sua essenza come valore assoluto.
Nato a Neuchâtel nel 1944, Olivier Mosset è sin dagli anni Sessanta un indubbio protagonista della scena artistica internazionale, specificatamente nel campo dell’astrattismo. La sua produzione è attenta a numerosi movimenti moderni, postmoderni e contemporanei, si sviluppa attraverso collaborazioni e contatti con altri artisti, ma si declina di fatto in maniera autonoma come riflessione sul medium pittura inteso nella sua più pura materialità. Dapprima assistente di Jean Tinguely e Daniel Spoerri, dopo un’esperienza parigina di carattere provocatorio e situazionista in associazione con Daniel Buren, Michel Parmentier e Niele Toroni, si trasferisce a New York nel 1977.
Qui, la sua idea di una pittura da ricondurre al grado zero trova terreno fertile nello scambio con artisti come Marcia Hafif, Frederic Thursz, Günter Umberg, Steven Parrino o Jerry Zeniuk, e sfocia in quel Radical Painting espresso da grandi tele monocrome. Il ritorno a dipinti di tipo geometrico, maturato in un contesto vicino alle tendenze neo-geo, e le sperimentazioni tridimensionali nell’ambito della scultura e del quadro-oggetto (shaped canvas) costituiscono gli esiti di una ricerca che continua a rimettere in discussione la pittura attraverso un instancabile lavoro sulla forma, fra materialismo radicale e raffinata intellettualità.
Inaugurazione: sabato 14 marzo ore 17
Museo d'Arte
Piazza San Giovanni, Mendrisio
Orari: martedì-venerdì, 14-17; sabato e domenica 10-18
ingresso libero