Doppia personale. Patrizia Anedda utilizza per il suo lavoro un repertorio di materiali eterogenei: carta da imballaggi, spaghi, ritagli di giornale, biglietti, frammenti di scritte. Lucia Arena si ispira alla fotografia per realizzare in bianco e nero visi diafani, mutevoli e trasparenti.
a cura di Caterina Morelli
Patrizia Anedda utilizza per il suo lavoro un repertorio di materiali eterogenei, carta da imballaggi, spaghi, ritagli di giornale, biglietti, frammenti di scritte. Sono detriti del consumo, elementi trasposti dalla quotidianità con delicatissimi interventi pittorici: fragili materie incollate, poetiche sospensioni tese in atmosfere rarefatte. I ritmi qui sono esaltati da pause silenziose, le ripetizioni modulari sembrano annullarsi nella stessa fragilità della materia.
Evidentemente il modello linguistico di Anedda è la Pop Art europea, soprattutto italiana. In Europa la risposta all’aggressiva Pop Art americana degli anni '60 si avvale di una linearità intima e delicata: con Anedda siamo vicini alla cultura figurativa del primo Kounellis, a quella dell’europeizzato Twombly degli anni ’50 e a quella del tedesco Beuys, che porta questo linguaggio ormai così specificatamente europeo fino agli anni ‘70-’80. E ' il referente più diretto, per Anedda, è la chiara risposta umanistica che alla Pop Art americana seppe dare la “scuola di piazza del Popolo'' con la pittura di Giosetta Fioroni, di Schifano e con le grandi forme cancellate di Franco Angeli. Agli inizi del XXI secolo, nel diffuso e legittimo recupero degli stili figurativi del passato più recente, l’opera di Anedda si pone come una meditata ripresa del Pop Art italiana della quale ha saputo rilevare il nucleo più creativo, reinterpretandolo in forme meno esasperate per conferirgli una rinnovata dimensione poetica.
P. Berardi
Lucia Arena nasce ispirandosi alla fotografia nella sua accezione squisitamente monocromatica: il chiaroscuro, reso ancora più convincente dal perfetto uso del carboncino che vive attraverso la forza espressiva di volti , corpi femminili e con la morbidezza della scala intermedia dei grigi.
La scelta della giovane artista genovese Lucia Arena di sperimentare con l’uso prevalente del bianco e nero soggetti figurativi si rivela come una miniera inesauribile di possibilità di catturare l’anima delle persone, analizzare e studiare minuziosamente il volto attraverso un proprio lavoro personale. Immagini in cui i segni impressi sulla carta, sembrano voler dichiarare, sogni, segreti, pensieri o ricordi non decifrabili allo spettatore, e proprio per questo più intimi e nascosti; ricordi che fanno parte della sua vita.
Sguardi penetranti, immensi e diretti. Visi diafani, mutevoli e trasparenti. Corpi sinuosi con una femminilità pura e semplice. Questa è l'arte di Lucia Arena che ha un modo particolare di guardare alla femminilità apportando un gusto artistico di alta qualità, per mezzo di elementi come il taglio fotografico, la matita e l’accostamento di carte colorate. La sua donna è naturale, una donna odierna, capace solo con le sue espressioni di trasmettere passioni, istinti e una propria individualità.
B.Bartoli
Inaugurazione venerdì 20 marzo ore 18.30
Ina Assitalia Direzione Generale - Galleria dei Notai
Via De' Pignattari, 3 - Bologna
Ingresso libero