G/no-si. L'artista ha elaborato negli anni una serie di fortunate tematiche rivisitando e alle volte stravolgendo concetti assodati della psicologia e delle convinzioni collettive, bibliche, religiose e sociali. La "gnosi" quindi e' un riferimento spirituale imprescindibile per avvicinare il pensiero artistico dell'autore.
Nel 2007 Grazia Martorano rileva la galleria di Via Gioberti 35 diretta da Germano Fucetti dal 1966 e avvia un lento processo di cambiamento e aggiornamento dello spazio ma soprattutto delle proposte. L’indirizzo della galleria è prevalentemente orientata verso l'arte figurativa senza escludere l'informale quando è frutto di una ricerca autentica. Alla fine del 2008 decide di impegnarsi in prima persona promuovendo il lavoro e le idee degli artisti che ammira, accomunati da una certa sensibilità e dalla qualità della ricerca.
La mostra di Andrea Chidichimo è la prima delle 4 programmate per il 2009.
Andrea Chidichimo è nato 1975 a Torino dove continua a vivere. Dal 2000 al 2003 frequenta lo studio di Walter Jervolino. Elabora negli anni una serie di fortunate tematiche rivisitando e alle volte stravolgendo concetti assodati della psicologia e delle convinzioni collettive, bibliche, religiose e sociali. Nasce così la serie dei fantasiosi animali che Noè non avrebbe fatto salire sull’Arca e quella del mito di Icaro e della sua inconsapevole santità. Emerge sempre nei suoi lavori una sintesi e un sincretismo quasi olistico tra la ricerca ancestrale del primordiale e un altissimo senso mistico. Il 2006 è l’anno che sancisce il suo ingresso nei musei: dal Palazzo del Governatore del Forte di Fenestrelle, partecipa alla mostra Nunacarte dedicata agli Inuit al Museo di Scienze Naturali di Torino e sempre lo stesso anno espone alla Pinacoteca d’Arte Contemporanea di Termoli dove gli viene assegnato il primo premio della 51ma Edizione del Premio Trackerart.
Testo critico di Armando Audoli
Chidichimo. E subito il cognome ci cattura, schioccando tra lingua e palato con il suo suono arcaico, irto come gli sterpi della Magna Grecia. È un cognome che sa di tardo paganesimo: di quel tardo paganesimo ermetico e profumato di eresia, appena ispirato dalle dottrine cristiane delle origini.
La Gnosi, appunto. Un riferimento spirituale imprescindibile per avvicinare il pensiero artistico di Andrea Chidichimo. La conoscenza del “divino” (inteso, ovviamente, nel senso più esteso e meno ortodosso possibile) forza il passo alla lucidità apparente, allenta i ceppi della tenuta razionale, aprendosi a qualcosa che possiamo vagamente definire come un’illuminazione diretta o come una sorta di rivelazione. Qualcosa di prossimo all’abbandono dei mistici, di liminare all’infinito smarrirsi dei romantici. Un perdimento, uno svuotamento, un vanimento. Un’abrogazione della coscienza ordinaria. Nell’esperienza gnostica la tristezza e l’angoscia emergono con prepotenza decisiva. Sono gli spettri che conducono a un alto grado di conoscenza. Ma saranno gli stessi spettri a fluttuare, fantomatici, nei pannelli laterali del trittico Icthus?
Lo avrete capito: impregnata di filosofia e di saperi sofisticati, lirica e speculativa a un tempo, l’arte di Chidichimo non rappresenta e non descrive. Medita. Con le sue ondivaghe increspature, con le sue vertigini e le sue fuliggini, ci profonda in una notte medianica. È un’arte che mette in consonanza lo spettatore attraverso frequenze cerebrali figlie del sonno e del sogno; un’arte che ci abbaglia e ci svuota, per poi riempirci di sé. Ma a svuotarci sarà proprio il baratro bianco, lo squarcio abbacinante nel panello centrale del già evocato trittico?
Andrea, sebbene culturalmente incline al misticismo speculativo, non si fa portavoce di alcuna dottrina costituita. Il suo lavoro, piuttosto, ci dice ancora una volta «ciò che non siamo, ciò che non vogliamo», intonando il credo di una moderna teologia negativa. E non nascondendo qualche debito nei confronti dei febbrili filosofemi di Meister Eckhart, le trasfigurazioni visive di Andrea parrebbero suggerirci che la sola beatitudine sia il non sapere più nulla di noi, del nostro mondo.
Anche se può sembrare un paradosso, infine, pensiamo che i moti ondosi e le fuliggini di Chidichimo aspirino a sfondare la densa nebbia delle opprimenti gerarchie psichiche codificate. Una nebbia inviolabile. A tal proposito, chiudiamo porgendovi un frammento gnostico, spulciato da uno dei documenti scoperti a Nag Hammadi, nel 1945: «L’ignoranza del Padre aveva causato angoscia e terrore. L’angoscia si era fatta densa come nebbia, in modo che nessuno potesse vedere…».
Inaugurazione Giovedì 26 marzo alle ore 18
Galleria Martorano
Via Gioberti, 35 Torino
dal lunedì al venerdì 10.30-12.30 e 16-19.30 ; sabato 10-12.30
Ingresso libero