180 gradi
Fermo (FM)
via Montani, 10/12
0734 600710
WEB
Artisti cotti
dal 4/4/2009 al 2/5/2009
mart-ven 07.00-20.00- sabato, domenica 07.00- 24.00 (lunedi chiuso)

Segnalato da

Simonetta Angelini




 
calendario eventi  :: 




4/4/2009

Artisti cotti

180 gradi, Fermo (FM)

Il corpo, indagato nei diversi linguaggi pittorici, diviene segno e segnale. Si declina di presenze, gesti, deformazioni, ironici ammiccamenti. In mostra: Marinela Asavoaie, Giorgio Pignotti, Florinda Recchi, Nima Tayebian.


comunicato stampa

a cura di Nazareno Luciani

“Il corpo è un carniere di segni,
il segno è un corpo disincarnato”
(J.Baudrillard)

Il corpo. Fatto a brani, alterato, macellato. Percorso segretamente, intimamente, in prossimità. Offerto, opulento, sensuale. Transitorio. Diviene icona carnale ed erotica, ostensione disvelante di certe interiorità oscure, oblique, perturbanti, maligne. Segno e segnale. Si declina di presenze, gesti, nudità, ombre oscure, fissità oltre il tempo, di affioramenti arcani, di consistenze ectoplasmatiche; di soma, carne, di sottrazioni e distanze, di mitologie antiche diaboliche e mostruose, deliranti, da sottosuolo. Ha una urgenza corrosiva la pittura di Marinela Asăvoaie. Nella macelleria contaminante e ibridante, deformante, post umana, con chirurgica impassibilità e la levigatezza, la profondità di certi neri, grigi e smalti, l’artista fa dissezione e rivolta le carni. Alla ricerca della doppiezza che ci infesta e altera. Pazientemente, inesorabilmente. Dentro la decadenza, dentro la corruzione della carne, dentro la metastasi dell’umanità. Il transfert simbolico si compie nella decomposizione, nel disfacimento, nella corruzione della forma, nell’innesto in corto circuito, nella metamorfosi animalesca. Creature soprannaturali, torbide, dentro ognuno. Come segni.

Si sta come voyeurs dietro una serratura, in licenziosa e satirica osservazione. Le donne disinibite, cadenti e giocose di Giorgio Pignotti hanno un moto sarcastico di invito, ammiccanti e quotidiane, prossime, reali, carnali. Offerte, scoperte. Non temono la decadenza e ne sanno ridere. Sfacciatamente ed eroticamente. La lascivia giocosa che cita le pin up americane anni Trenta è in una erotismo provocatorio, vivace. Queste femmine hanno una materialità generosa e generatrice, le carni voluttuose, debordanti, maliziose, gli sguardi di chi conosce la malizia dell’ imperfezione e del piacere. Di chi non dimentica il trascorrere del tempo addosso. Gli oggetti divengono segnali lussuriosi. La pittura in bianco e nero o il colore quasi pop, l’espressività accentuata fanno del corpo il luogo di un godimento disinibito, casalingo. Seni, cosce, glutei, bocche occupano lo spazio. Carnalmente.

Per frammenti, per parzialità si rappresenta il corpo nel lavoro pittorico di Florinda Recchi.
“Sul ritmo scuro di una danza, piena di sogni e di sapienza, la donna accoglie i suoi ricordi anche i più stupidi e balordi. C’è in lei una specie di cielo, un’acqua di naufragio, un volo dove giustifica e perdona tutta la vita mascalzona” dice Paolo Conte. E c’è sapienza e naufragio nel lavoro dell’artista. Per mettere in atto una seduzione sospesa, silenziosa, cerebrale. Come in un tango blu velluto. Di sottrazione, di oscurità, di enigmaticità, complicità di ombre, segnali arcani e gesti di un rituale di prossimità e di sottrazioni che vuole tutti i sensi poiché sottrae il contatto. In tralice. La pittura declina i blu fondi, abissali quasi neri e quelli liquidi come di livido, freddi. Poi ossa, ginocchia, chiusure e intimità. Come un frame fotografico, che rubi parzialità intime.

Oscura, perturbante, fosca, urgente la pittura di Nima Tayebian. La rapidità liquida della pennellata si esercita con la brutalità netta dei segni o con la consistenza ectoplasmatica di certi bianchi sporchi su cartoni trovati, su carte pubblicitarie. Certi bruni seppiati e sgranati da dagherrotipo nei ritratti dei malvagi della terra dislocano nella dimensione della memoria collettiva la riconoscibilità, in un memento ostensorio e frontale che pare un inquietante monito. Certi fondi lucidi, certe fissità folli, certe atmosfere da macabro e arcano surrealismo anni Venti sono il medium espressivo che fa corto circuito con una mitologia interiore proteiforme da danza macabra, da rito satanico contemporaneo, da malvagità kubrickiana, da ricordo di vanitas. La figura ha l’essenzialità scabra, secca, spigolosa dell’ espressionismo nordico o l’inconsistenza di un tempo remoto e del pensiero. L’effigie diventa segno, analisi. Seriale, meticoloso come un killer, l’artista officia un rito oscuro e ieratico della tenebra dentro ognuno. (Simonetta Angelini)

Uno spazio inusuale e quotidiano, oltre i circuiti tradizionali, per l’arte contemporanea. Dentro i tempi della contemporaneità, con i suoi ritmi e le sue pause. Il 180 gradi, panetteria-pasticceria-ristorante-bar, nel pieno centro storico di Fermo, è lieto di presentare il primo evento della rassegna “Artisti Cotti”, curata da Nazareno Luciani, con testo critico di Simonetta Angelini. Le mostre coinvolgeranno giovani artisti emergenti italiani e internazionali, esplorando i linguaggi espressivi della contemporaneità. La rassegna si apre con i lavori di Marinela Asăvoaie (Romania) , Giorgio Pignotti (Ascoli Piceno) , Florinda Recchi (San Benedetto del Tronto), Nima Tayebian (Iran); sarà inaugurata il 5 aprile 2009 alle ore 18.00

Il corpo, indagato nei diversi linguaggi pittorici, diviene segno e segnale. Si declina di presenze, gesti, deformazioni, ironici ammiccamenti. Diverse forme espressive per inconsueti punti di vista. Alla ricerca di spazi alternativi, per la sperimentazione di una reale connivenza dell’arte con i tempi e i luoghi della quotidianità.

Artisti: Marinela Asăvoaie, Giorgio Pignotti, Florinda Recchi, Nima Tayebian

Testo critico a cura di Simonetta Angelini

Immagine: Nima Tayebian

Inaugurazione: 5 aprile 2009 ore 18.00

180 gradi. Una cotta per il pane
via Montani 10/12, 63023 Fermo
Orari: dal martedì al venerdi 07.00-20.00- sabato, domenica 07.00- 24.00 (lunedi chiuso)
Ingresso libero

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