Gabriele Basilico
Gianni Berengo Gardin
Luca Campigotto
Giovanni Chiaramonte
Mario Cresci
Mario De Biasi
Franco Fontana
Paolo Gioli
Guido Guidi
Mimmo Jodice
Fulvio Roiter
Marco Zanta
Enrico Gusella
Italo Zannier
Un'originale collettiva con fotografie di Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Luca Campigotto, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Mario De Biasi, Franco Fontana, Paolo Gioli, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Fulvio Roiter, Marco Zanta. Oltre un centinaio di opere che costituiscono la prima di una serie di mostre il cui obiettivo e' una ricognizione organica sulla fotografia italiana contemporanea. I fotografi coinvolti indagano, ognuno a proprio modo, il concetto di identita'.
a cura di Enrico Gusella e Italo Zannier
Nell’ambito della rassegna Padova Aprile Fotografia 2009, si inaugura venerdì 3 aprile (alle ore 18:30), nella Galleria Civica Cavour e a seguire (alle ore 19:15) nel Museo Diocesano, la mostra dal titolo 10 Fotografi d’oro a cura di Enrico Gusella e Italo Zannier.
Promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo – Centro Nazionale di Fotografia del Comune di Padova, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, la mostra è un’originale collettiva con fotografie di Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Luca Campigotto, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Mario De Biasi, Franco Fontana, Paolo Gioli, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Fulvio Roiter, Marco Zanta. Oltre un centinaio di opere che costituiscono la prima di una serie di mostre dedicate ai più grandi fotografi italiani, il cui obiettivo è una ricognizione organica sulla fotografia italiana contemporanea. I fotografi coinvolti indagano, ognuno a proprio modo, il concetto di identità.
Così Gabriele Basilico presenta un lavoro intitolato Milano. Ritratti di fabbriche: una sequenza di immagini della periferia milanese, risultato di una lunga indagine fotografica compiuta tra il 1978 e il 1980. Gianni Berengo Gardin, da sempre attratto dalla semplicità dei luoghi e dei contesti di fusione culturale, propone alcuni significativi scatti della realtà delle comunità di nomadi e zingari che popolano le città italiane. I sei grandi lavori di Luca Campigotto sono dedicati ai notturni de Il Cairo: fotografie in bianco e nero che aprono la visione a minareti, piramidi e architetture egiziane.
Gli scatti di Giovanni Chiaramonte riguardano invece l’itinerario, attraverso il territorio lombardo, dell’Olona, fiume che viene inteso come metafora della propria vita. Mario Cresci presenta i due tipi di ricerca che hanno segnato il suo percorso artistico: i lavori sulle avanguardie storiche e in particolare sul design, e l’indagine sugli aspetti etnografici ed antropologici delle regioni del Mezzogiorno d’Italia. De Biasi presenterà una selezione di fotografie tratta dal suo storico reportage dedicato a Budapest del 1956.
Le fotografie di Franco Fontana esprimono chiaramente la ricerca storica dell’artista sul colore realizzata attraverso un costante interesse per il paesaggio urbano, in particolar modo americano, e la composizione astratta. Paolo Gioli crea da sempre attraverso contaminazioni e commistioni di varie tecniche creative, mediante un riesame foto storico in cui la vera protagonista è comunque la materia, cosparsa e tratta da sedimenti tecnologici. Guido Guidi attraverso le sue architetture minime che ripercorrono ambienti rurali, coglie l’identità poetica dei dettagli. Mimmo Jodice presenta dieci scatti in bianco e nero che rivelano uno studio profondo e appassionato sulle impronte del passato, sul presente e sulle radici lontane della cultura mediterranea.
Fulvio Roiter guarda alle civiltà e alle culture che si affacciano sul Mediterraneo, cogliendo la suggestione e la pienezza di un mare cui sente di appartenere. Marco Zanta con i suoi lavori attraversa gli ambienti industriali, in luoghi fatiscenti che diventano manifestazione nel silenzio dell’inoperosità. Tema indubbiamente complesso e contemporaneo, il pensiero sull’identità implica dunque, come già aveva dedotto John Locke nel suo Saggio sull’intelligenza umana, una fragilità della coscienza che deve trovare conferme non tanto in idee metafisiche e invisibili, quanto in qualcosa che metta in relazione gli istanti, i gesti e i giorni della nostra esistenza, come memoria di ciò che siamo.
Biografie
Gabriele Basilico nasce a Milano nel 1944. Inizia a fotografare nei primi anni ’70. Dopo la laurea in architettura (1973) si dedica con continuità alla documentazione della città e del paesaggio urbano. Milano ritratti di fabbriche (1978-80), lungo lavoro che ha come soggetto la periferia industriale, è esposto per la prima volta in un museo nel 1983 (PAC, Milano). Nel 1984-5 con il progetto Bord de mer partecipa, unico italiano, alla Mission Photographique de la DATAR, il grande mandato governativo affidato a un gruppo internazionale di fotografi con lo scopo di rappresentare la trasformazione del paesaggio francese. Nel 1991 partecipa alla mission su Beirut. Fino ad oggi Gabriele Basilico ha prodotto e partecipato a numerosissimi progetti di documentazione in Italia e all’estero, che hanno generato mostre e libri, tra i quali Porti di mare (1990), L’esperienza dei luoghi (1994), Italy, cross sections of a country (1998), Interrupted City (1999), Cityscapes (1999), Scattered City (2005), Intercity (2007). Tra gli ultimi impegni Silicon Valley su incarico del San Francisco M.O.M.A., e Roma 2007, realizzato per conto del Festival Internazionale di Fotografia 2008. Dal 22 ottobre 2008 La Cité de l’Architecture/Palais de Chaillot, Paris, presenta Vertical Moscow, un’esposizione di fotografie tratte dal recente lavoro realizzato a Mosca sulle Torri Staliniane.
Gianni Berengo Gardin nasce a Santa Margherita Ligure nel 1930, attualmente vive a Milano. Collabora con le principali testate della stampa illustrata italiana ed estera, ma si è principalmente dedicato alla realizzazione di libri, pubblicando oltre 200 volumi fotografici, tra monografie e opere collettive. Ha tenuto circa 200 mostre personali in Italia e all’Estero, e le sue immagini fanno parte delle collezioni di diversi musei e fondazioni culturali internazionali, quali il Moma di New York, la Bibliothèque Nationale de France e la Maison Européenne de la Photographie di Parigi, il Musèe de l’Elysée di Losanna. Tra i premi ricevuti si segnalano il World Press Photo nel 1963, il Premio Scanno nel 1981, il Premio Brassai nel 1990, il Leica Oskard Barnack Award nel 1995. Ha collaborato a lungo con il Tourig Club Italiano, per il quale ha realizzato una serie di volumi sull’Italia e sui Paesi europei, e con l’Istituto Geografico De Agostini. Lavora assiduamente con l’industria (Olivetti, Alfa Romeo, Fiat, IBM, Italsider, Procter&Gamble, ecc.) realizzando reportage e monografie aziendali.
Il suo archivio contiene circa un milione di fotografie soprattutto in bianco e nero, che spaziano dal reportage umanista alla descrizione ambientale, dall’indagine sociale alla foto industriale, dall’architettura al paesaggio. E’ rappresentato in Italia e all’Estero dall’Agenzia Contrasto.
Luca Campigotto nasce a Venezia nel 1962. Laureato in Storia Moderna, inizia a fotografare nei primi anni Ottanta, concentrando il proprio interesse sul paesaggio, l’architettura e l’industria. La sua ricerca appartiene a quella che è stata definita la nuova "generazione delle immagini", senza presentare le manipolazioni che caratterizzano molti dei lavori degli artisti suoi coetanei. Ha realizzato progetti di ricerca su Venezia, Roma, Napoli, Londra, New York, Chicago, la Strada delle Casbah in Marocco, Angkor in Cambogia, il deserto di Atacama in Cile, la Patagonia, l’Isola di Pasqua, lo Yemen, la Lapponia. Ha esposto, tra gli altri, al Mois de la Photo di Parigi, alla 47° Biennale di Venezia, al MAXXI di Roma, IVAM di Valencia; CCA, Montreal. Le sue opere fanno parte di importanti collezioni private e pubbliche, tra cui la Maison Européenne de la Photographie, Parigi; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Museo della Fotografia, Cinisello Balsamo. Tra le sue pubblicazioni: Venezia, immaginario notturno (2006), Sguardi gardesani (2004), L’Arsenale di Venezia (2000), Fuori di casa (1998), Molino Stucky (1998), Venetia Obscura (1995). Coltiva da sempre l’interesse per la scrittura. Nel 2005 la rivista Nuovi Argomenti ha pubblicato una selezione di sue immagini e poesie.
Giovanni Chiaramonte è nato nel 1948 a Varese. Nel 1974, dopo la prima personale alla Galleria Il Diaframma di Milano, riprende a fotografare nel 1978 con Verso il celeste, una sequenza sul colore come forma simbolica. Scrive quindi una Storia della Fotografia, pubblicata in Italia, Stati Uniti e Giappone. Dopo aver curato le mostre e i volumi Fotografia europea contemporanea e Nuova Fotografia Inglese, Chiaramonte pubblica Giardini e paesaggi (1983), e Penisola delle figure (1993). Affronta poi il tema delle radici dell’Occidente in Terra del ritorno (1989), e in Westwards (1996). Del 1999 è Ai confini del mare. Nel 2000 pubblica ed espone alla Triennale l’opera Milano. Cerchi della città di mezzo. Nello stesso anno realizza il volume d’artista In corso d’opera e inoltre Pellegrinaggi occidentali e Mondocittà/Worldcity con Joel Meyerowitz. Continuando l’opera mediterranea, nel 2002 pubblica Frammenti dalla Rocca-Cefalù e l’anno seguente Dolce è la luce. Nel 2004 espone il suo percorso attraverso la forma dell’Europa in Abitare il mondo. EuropE. Alla Biennale Venezia, nella sezione Episodes presenta di Venezia, nella sezione Episodes presenta Berlin, Figure. Comincia una ricerca intitolata Nature infinite nel paesaggio della pianura padana, pubblicando ed esponendo nel 2005 Attraverso la pianura e Senza foce. Nel 2006 espone e pubblica Come un enigma_Venezia. Ha insegnato Drammaturgia dell’Immagine alla Facoltà Teologica di Sicilia e al Master di Comunicazione e Cultura Visuale dell’Università di Palermo; Fotografia alla Facoltà di Architettura dell’Università di Palermo; e Storia della Fotografia all’Università degli Studi di Parma. È docente di Storia della Fotografia allo IULM di Milano.
Mario Cresci, nasce a Chiavari (Genova) nel 1942. Dal 1963 al 1966 compie gli studi al "Corso Superiore di Industrial Design" di Venezia; è tra gli artisti che avviano le prime sperimentazioni fotografiche degli anni ’60 e ’70 in Italia. Si dedica al lavoro artistico ed alla progettazione grafica, interessandosi in particolar modo ai linguaggi visuali. Dal 1966 entra nel gruppo di architettura e design:"Il Politecnico", attivo a Venezia e a Matera, con il quale avvia un’intensa ricerca etno-fotografica interessandosi in particolare modo ai linguaggi visuali legati alle aree del Mezzogiorno d’Italia. Dal 1967 al 1969 è prima a Milano con l’architetto Gae Aulenti, come designer, e poi nel 1968 a Roma. Come artista-fotografo vive la sua esperienza collaborando con gli artisti romani Pascali, Kounellis, Mattiacci, con la Galleria "L’Attico" di Fabio Sargentini e con la rivista d’arte contemporanea "Cartabianca". Il 1969 vede Cresci a Parigi, come designer in una grande agenzia di pubblicità, e successivamente a Milano, dove realizza uno dei primi environnement fotografici in Europa alla Galleria "Il Diaframma". Dal 1970 alla fine degli anni ’80 lavora stabilmente a Matera, nel campo della comunicazione visiva. Dagli anni Settanta fino a oggi svolge un’attenta attività didattica pubblicando: Matera, immagini e documenti (1975), Spostamenti minimi (1996), Le case della fotografia (2003) e la monografia edita da Federico Motta (2007). E’ docente di Teoria e metodo della fotografia all’Accademia di Brera di Milano. Sue fotografie sono conservate al Museum of Modern Art di New York e in collezioni pubbliche e private in Italia e in Europa.
Mario De Biasi nasce a Sois nel 1923. Inizia la propria carriera nel 1953 con la rivista Epoca in veste di fotoreporter, durata fino agli anni ’80. Durante questo trentennio ha effettuato reportage da diversi paesi, tra cui quello sulla rivolta d’Ungheria del 1956, le immagini della New York negli anni Cinquanta e ritratti come quelli di Marlene Dietrich, Brigitte Bardot e Sofia Loren. Ha esposto nella mostra "The Italian Metamorphosis, 1943-1968" e una sua opera è stata utilizzata come manifesto ufficiale della manifestazione, nel 1994 la sua foto Gli italiani si voltano (in cui è ritratta, di spalle, una giovane Moira Orfei) è stata esposta al museo Guggenheim di New York. Ha pubblicato diversi libri ricevendo premi (fra questi, il Premio Saint Vincent per il Giornalismo, nel 1982 e, nel 2003, il titolo di Maestro della Fotografia Italiana, massima onorificenza della Federazione Italiana Associazioni Fotografiche che, lo stesso anno, gli ha dedicato una monografia). Nel 2006, su proposta dell’Assessore alla Cultura, Vittorio Sgarbi, il Comune di Milano gli conferisce la sua massima onorificenza, l’Ambrogino d’oro, con la seguente motivazione: "Bellunese di nascita, ma vissuto quasi sempre a Milano, Mario De Biasi è uno dei decani del fotogiornalismo italiano. Quando inizia la sua ’ricognizione’ fotografica nella Milano del Dopoguerra è capace di far comprendere l’evoluzione dei costumi e il dinamismo della metropoli."
Franco Fontana nasce a Modena nel 1933. Comincia a fotografare nel 1961. Nel 1963 espone alla Terza Biennale Internazionale del Colore a Vienna; l’anno dopo, "Popular Photography" pubblica un portfolio con testo di Piero Racanicchi. Tiene le prime esposizioni personali nel 1965 a Torino (Società Fotografica Subalpina) e nel 1968 a Modena (Galleria della Sala di Cultura). L’esposizione nella città natale segna una svolta nella sua ricerca. Gli sono stati dedicati oltre 40 libri, pubblicati da editori internazionali; ha esposto in musei pubblici e gallerie private di tutto il mondo - oltre 400 sono le mostre personali e di gruppo che ha finora tenuto. Sue opere figurano in importanti collezioni pubbliche e private. Ha ottenuto importanti riconoscimenti e premi, in Italia e all’estero. Ha collaborato e collabora con riviste e quotidiani: Time-Life, Vogue Usa, Vogue France, Il Venerdì (La repubblica), Sette (Corriere della Sera), Panorama, Epoca, Class, Frankfurten Allgemeine, New York Times. Tra le tante campagne pubblicitarie da lui firmate, vanno almeno ricordate quelle per Fiat, Volkswagen, Ferrovie dello Stato, Snam, Sony, Volvo, Versace, Canon, Kodak, Robe di Kappa. Ha tenuto workshop e conferenze all’estero (Guggenheim Museum, New York; Institute of Technology, Tokyo; Accademia di Bruxelles; Università di Toronto; Parigi; Arles; Rockport; Barcellona; Taipei) e in numerose città italiane (tra le tante: Torino, Politecnico; Roma) e ha collaborato con il Centre Georges Pompidou, e con i Ministeri della Cultura di Francia e del Giappone. E’ direttore artistico del Toscana FotoFestival.
Paolo Gioli nasce a Sarzano di Rovigo nel 1942. Verso i diciotto anni conosce lo scultore Virgilio Milani e inizia a frequentare il suo studio di Rovigo. Nel 1960 inizia a lavorare come decoratore in un laboratorio di ceramica di Rovigo. Dal 1960 al 1963 frequenta la Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove rimane fino al 1967. Partecipa alle mostre collettive dell’Opera Bevilacqua La Masa, presidente Diego Valeri, nel 1963-’64 (vincitore del primo premio per il disegno, Nudo, 1963), 1964-’65, 1965-’66 (vincitore del primo premio per la pittura, "Figura, figura, figura, figura", 1965). Nel 1964, 1965, 1966, 1967 espone in mostre personali alla galleria l’Elefante, in cui stampa la sua prima cartella litografica, Oggetti probabili, 1967. Alla fine del 1967 insieme al pittore Piergiorgio Brusegan parte per New York, dove vive per circa un anno. Qui conosce Ruth Friedlich (a lui segnalata dall’allora conservatore di Ca’ Pesaro Guido Perocco), la quale gli è di aiuto e gli fa ottenere una borsa di studio della John Cabot University di Boston. A New York stringe amicizia con Paolo Vampa, che diviene sostenitore e produttore del suo lavoro. Gioli vive prima nel quartiere portoricano e poi a Union Square, accanto alla Factory di Andy Warhol. Fa diretta conoscenza dell’Espressionismo Astratto, Pop Art, New American Cinema e visita ripetutamente i musei e le gallerie d’arte newyorchesi, e il Museo di Storia Naturale. Lavora ad alcuni grandi disegni (uno di essi è oggi conservato presso la Rockfeller Foundation), ma l’esperienza americana segna soprattutto la nascita di un forte interesse per il cinema e, insieme, di un primo interesse per la fotografia. Nell’autunno del 1968 è di nuovo in Italia e per un anno torna a vivere a Venezia. Nel 1969 inizia a lavorare con il cinema e poi con la fotografia, utilizzando camere con foro stenopeico. Nel 1969 si trasferisce a Roma, dove vive fino al 1975. Gioli affianca alla pittura e al disegno la serigrafia e la litografia (realizza una nutrita serie di tele serigrafiche, due cartelle litografiche, Ispezione e tracciamento sul rettangolo e Immagini disturbate da un intenso parassita,1975 e un libro litografico, Dadathustra, 1976) e approfondisce sempre di più i suoi interessi verso il cinema e la fotografia, con decisa scelta di stampo sperimentale. Attraverso il filmmaker Alfredo Leonardi entra in rapporto con la Cooperativa Cinema Indipendente, intorno alla quale operano, oltre a Leonardi, pittori come Gianfranco Baruchello e letterati come Massimo Bacigalupo. Presenta al Film Studio, fondato da Amerigo Sbardella e a cui collaborano Adriano Aprà e Enzo Ungari, i suoi primi film, interamente girati, sviluppati e stampati da lui.
Guido Guidi Nato a Cesena nel 1941. Nel 1959 si iscrive allo IUAV a Venezia, vivendone il clima culturale. Segue tra gli altri i corsi di B. Zevi, C. Scarpa, L. Veronesi e I. Zannier. Inizia a fotografiare nel 1956 e in modo continuo nel 1966. Dal 1989 è professore di Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna e fa parte del comitato scientifico del progetto Linea di Confine (Rubiera, RE). Dal 2001 insegna alla facoltà di Design e Arti a Venezia.
Ha esposto al Guggenheim Museum e al Whitney Museum di New York, al Centre Pompidou di Parigi, alla Biennale di Venezia e al Canadian Centre for Architecture di Montréal.
Tra le pubblicazioni: Varianti (Art&, Udine 1995); SS9. Itinerari lungo la via Emilia (Linea di Confine, Rubiera 2000); per il Canadian Centre for Architecture di Montréal, Carlo Scarpa, Architect: Intervening with History (CCA - Monacelli Press, New York 1999) e Mies in America (CCA - Whitney Museum of American Art, New York 2001); In Between Cities (Electa, Milano 2003); Le Corbusier, Scritti (Einaudi, Torino 2003); Guido Guidi 19692004 (San Fedele Arte, Milano 2004); Guido Guidi PK TAV 139+500 (Linea di Confine, Rubiera 2006); Bunker. Along the atlantic wall (Electa, Milano 2006); Guido Guidi/Vitaliano Trevisan Vol. I (Electa, Milano 2006).
È presente nelle collezioni del Centre Pompidou di Parigi, del Canadian Centre for Architecture di Montréal, del SFMoMA (San Francisco Museum of Modern Art).
Mimmo Jodice è uno dei maggiori fotografi italiani contemporanei. Nato a Napoli nel 1934, Jodice ha iniziato a lavorare con la fotografia negli anni Sessanta. Dopo le prime sperimentazioni che indagavano le numerose possibilità espressive della fotografia, la sua attenzione si rivolse soprattutto alla realtà di Napoli nei suoi aspetti sociali, storici e paesaggistici. Con le Vedute di Napoli (1980) ha inizio un profondo rinnovamento del suo linguaggio espressivo. Alla fine degli anni Ottanta Jodice inizia una serie di lavori sul mito del Mediterraneo, che saranno poi raccolti nel libro Mediterraneo, edito da Aperture ( New York, 1995). Tra le ultime opere ci sono quelle delle serie: Eden del 1998, Il Reale Albergo dei Poveri (1999-2000) e Isolario Mediterraneo (1999-2000). Eden offre una visione di Napoli come paradiso terrestre "che - come scrive Germano Celant - continua a sopravvivere tra positivo e negativo, tra dolcezza e violenza, tra bene e male. Tale metafora del mondo è un giardino lussureggiante, punto di comunicazione tra cielo e terra, abitato da ogni specie di cose e di prodotti, che alimentano la vita ". Nel 1999 con Isolario Mediterraneo Jodice affronta un viaggio verso le isole del Mediterraneo che, come egli stesso ha scritto: "parte dalla distesa infinita del mare per condurci alla dimensione infinita dell’isolamento".
Fulvio Roiter nasce a Meolo nel 1926, nelle vicinanze della città dei Dogi. La carriera di Roiter si è sviluppata spesso nel suo rapporto con il mare. Quello di Venezia, primo fra tutti. A partire dal suo esordio con Venise à fleur d’eau (Lausanne,1954) ha dedicato alla laguna i suoi momenti di più incantato lirismo. Essere Venezia (1977), L’Oriente di Venezia (1982) e il recentissimo Una vita per Venezia (2006) sono i capitoli di questo incredibile rapporto edipico tra il fotografo e la sua terra madre. Capitoli cui Roiter ha alternato altre realtà: Ombrie. Terre de Saint-François (1955) sull’Umbria, Andalousie (1957), Mexico (1962), Brasile (1970), Spagna (1972), Turchia 1973), Laguna (1978), Centesimi di secondo (1984), Firenze e la Toscana (1987), Egitto (1988), L’albero (1989), Visibilia (1992), Milano in liberty (1993), Terra di Dio (1994), Vaticano (1997), Tunisia (2005), Un uomo senza desideri (2005), tutte opere vissute con la stessa intima magia affettiva che fa di lui un artista di profonda e straordinaria umanità.
Marco Zanta è nato nel 1962. Fotografo d’architettura, vive e lavora a Treviso. Zanta ha iniziato ad occuparsi di fotografia dalla metà degli anni ’80 con i critici Paolo Costantini e Italo Zannier, in seguito ha lavorato in Europa, Stati Uniti, Giappone. Ha pubblicato diversi volumi, tra i quali, Rumore Rosso, 2000 (miglior libro fotografico italiano, 2001); The Space Between, 2001; EuropaEuropa, 2004; Sulle Apparenze, 2005; Quarantanovegradi, 2006; UrbanEurope, 2008. Nel 2003 è stato il vincitore del Programme Mosaique, Centre National de l’Audiovisuel (CNA), Luxembourg. Nel settembre 2008 il suo lavoro viene presentato in una personale alla Maison Europèenne de la Photographie a Parigi. Per il Festival Internazionale della fotografia di Roma fotografa la città seguendo il corso del Tevere e presenta il libro al Palazzo delle Esposizioni. E’ docente di Fotografia presso l’Università IUAV di Venezia, facoltà di design e arti.
Immagine: Marco Zanta, Vetrego, 2008.
Inaugurazione venerdì 3 aprile alle ore 18:30, nella Galleria Civica Cavour
alle ore 19:15 nel Museo Diocesano
Galleria Civica di Piazza Cavour
Piazza Camillo Benso Conte Di Cavour 73, Padova
Museo Diocesano
Piazza Del Duomo 12, Padova