L'arte di Karayan richiama un'eleganza antica: sono Kuros classici, o pitture bizantine, dai fondi in oro e gli sguardi sospesi. Sono i volti ascetici del Fayum che tornano alla memoria e il ritratto ellenistico, cosi' attento a consegnare alla storia il carattere dei personaggi ritratti. L'artista ha rappresentato la Repubblica di Cipro all'ultima Biennale di Venezia del 2001.
La sede napoletana della galleria Lia Rumma inaugura la prima personale dell'artista cipriota Andreas Karayan.
Dopo aver a lungo vissuto in Europa, soprattutto a Berlino e a Londra,
negli ultimi anni Karayan è tornato alla sua terra natale, Cipro, dove
è nata la sua ultima produzione. Ritratti, in prevalenza, che sanno
evocare la grande tradizione della cultura mediterranea.
L'arte di Karayan richiama un'eleganza antica: sono Kuros classici, o
pitture bizantine, dai fondi in oro e gli sguardi sospesi. Sono i volti
ascetici del Fayum che tornano alla memoria e il ritratto ellenistico,
così attento a consegnare alla storia il carattere dei personaggi
ritratti.
Tutto un mondo in parte dimenticato, che Andreas Karayan evoca e
propone al consenso della contemporaneità . Non c'è compiacimento o
nostalgia di una poetica lontana: l'immagine essenziale, l'inquadratura
scarna, fanno dei suoi ritratti opere di una grande modernità ,
paragonabili alla produzione dei maestri della fotografia del secondo
novecento. Andreas Karayan, con piena consapevolezza dei suoi mezzi,
attua quindi tale slittamento: dal ritratto fotografico a quello
pittorico, dal contemporaneo all'antico, senza privilegiare né l'uno
né l'altro, ma lasciando che i due universi coesistano pacificamente.
Due sono i riferimenti culturali su cui si sviluppa il percorso
artistico di Karayan: il pittore Yannis Tsarouhis, e il poeta Cavafi.
Rispetto ai due maestri Karayan accentua il senso epico della narrazione
pittorica, senza risultare però retorico o ampolloso. C'è sempre la
malinconia, ricordo di un'armonia perduta, a raffreddare l'epos e a
consegnarlo ad una dimensione umana in cui il divino, l'antico,
sopravvive come purissima intuizione.
Le icone di Karayan sono sospese, in un costante dialogo con la storia,
ed è un dialogo che non esclude nessuno: uomini, eroi o dei sono
chiamati a impersonare i suoi volti, a raccontare le proprie vicende,
sempre e comunque di umana verità . La bellezza ha, per Karayan, una
valenza neoplatonica: i suoi Kuros sono anime smarrite in un limbo
senza età , eppure presenti, poiché è la bellezza stessa a
recuperarli, donando loro l'immortalità dell'arte.
L'artista ha rappresentato la Repubblica di Cipro all'ultima Biennale di Venezia del 2001.
Immagine: Andreas Karayan 49a Biennale Arte di Venezia 2001
Sabato 6 aprile 2002, ore 19.00 Galleria Lia Rumma Napoli, Via Vannella Gaetani 12
Orario galleria: mercoledì, giovedì, venerdì 16.30-19.30, gli altri giorni su appuntamento.