Diverse sedi
Verona

A memoria d'arte
dal 7/4/2009 al 2/5/2009
340 2903991
WEB
Segnalato da

Alice Castellani




 
calendario eventi  :: 




7/4/2009

A memoria d'arte

Diverse sedi, Verona

Una collettiva dedicata al 25 aprile distribuita in 9 spazi della citta'. La memoria del 25 aprile 1945 viene declinata attraverso l'arte da 42 artisti, tra i quali anche alcuni ex-partigiani, e le loro molteplici forme espressive.


comunicato stampa

Per la prima volta il Circolo Pink di Verona organizza nel mese di aprile, in nove spazi, una collettiva dedicata al 25 aprile, Festa della Liberazione nazionale dal regime nazi-fascista. La memoria del 25 aprile 1945, simbolo della vittoria dei Partigiani antifascisti che organizzarono la Resistenza per riconquistare la libertà e la democrazia, viene declinata attraverso l’arte da quarantadue tra artiste, artisti, nonché alcuni artisti partigiani, e le loro molteplici forme espressive. Per ritrovare e rafforzare i ricordi che via via sbiadiscono e dare, tramite l’espressione artistica, nuova linfa alla Memoria Collettiva. Inaugurazioni dall’8 al 24 aprile. Lo scultore e pittore partigiano Vittore Bocchetta è il padrino della manifestazione.

VERONA – Nel 2009 cade il 64° anniversario della Liberazione nazionale dal regime nazi-fascista e per la prima volta il Circolo Pink di Verona -che quest’anno è giunto alla terza edizione della rassegna WekEnd in mostra- propone alla città una Collettiva in nove spazi veronesi dedicata al 25 aprile 1945 e alla Memoria. Con l’iniziativa A Memoria d’Arte quarantadue artisti e artiste, tra cui alcuni artisti partigiani, sono stati chiamati a declinare, attraverso molteplici forme espressive, la vittoria dei Partigiani antifascisti che organizzarono la Resistenza per riconquistare la Libertà e la Democrazia in Italia.

Una collettiva per moltiplicare le idee, le aspirazioni, i sogni; per rafforzare e ritrovare ricordi che via via sbiadiscono e che qualcuno vorrebbe fossero accantonati. La Liberazione dal nazifascismo viene interpretata tramite molteplici forme espressive e rivendicata con l’arte in nove piccoli grandi spazi della città scaligera, con il lavoro di quarantadue tra artisti e artiste convinti che l’arte possa apportare nuova linfa alla Memoria Collettiva. Durante il mese d’aprile A Memoria d’arte vedrà ogni spazio animato da un’inaugurazione in un giorno diverso. Si parte mercoledì 8 aprile con l’inaugurazione all’Osteria ai Preti (ore 18.30) e l’accompagnamento musicale dei musici dell’osteria, per proseguire venerdì 10 aprile al Circolo Malacarne (ore 19), dove è previsto anche un mini concerto di Michelebombaatomica, che canta in inglese e suona in acustico chitarra e banjo, accompagnato da un'italica fisarmonica e altre facezie; mercoledì 15 si inaugura alla Libreria Pagina 12 (ore 17.30); giovedì 16 al Metropolis Cafè (ore 19) con musica di Trividuo, un acoustic-folk che scaturisce da due chitarre, una tromba e tre voci che tra pezzi originali e cover evocative trovano spazio anche per ballabili irresistibili; venerdì 17 da Esposta (ore 18.30) dove alle 21.30 Patrizia Bogoni e Sbibu presenteranno in anteprima il video Il diario ed i sogni di Gino Bogoni, scomparso e compianto scultore veronese, un video girato da Alvaro Lanciai durante il Concerto in Bronzo, che ha visto il polistrumentista Sbibu suonare alcune sculture di Gino Bogoni al Teatro Camploy; sabato 18 spazio all’arte nei campi di S. Felice Extra (via Belvedere 14, ore 14) dove ci sarà anche la musica etnofolk del Trio Baratto, con le sue sensibilità musicali per i prodotti della terra, le cornamuse e l’organetto, e la chitarra del veronese Zanfretta; martedì 21 inaugurazione alla Libreria Rinascita (ore 18.30); giovedì 23 al Fuori Corso (ore 19) e per finire venerdì 24 aprile ultima inaugurazione al Circolo Pink (ore 19), dove si esibirà il Quartetto di fisarmonica Ancia Libera.

Tra gli artisti coinvolti troviamo quattro partigiani, in primis Vittore Bocchetta, scultore e pittore nonché ex insegnante di storia e filosofia, scrittore, umanista e critico d’arte, nato a Sassari nel 1918 e veronese d’adozione (si trasferì a Verona ancora giovane, e vi tornò, per restarvi, nel 1972, quando lasciò gli States). Dopo il ritorno dall’orrore dei Lager di Flossenbürg (matricola n. 21.631) e di Hersbruck (sottocampo di Flossenbürg), Vittore Bocchetta si è dedicato attivamente al racconto di quel periodo, per tenere alti i valori della Resistenza e testimoniare contro “gli anni della assoluta ingiustizia”, per dare ancora una volta voce al “silenzio buio e profondo dei morti. Il silenzio di quelli che ho visto da vivi”, scrive nell’introduzione alla Collettiva. Arrestato il 4 luglio 1944 a Verona, perché facente parte del Comitato di Liberazione Nazionale cittadino, nel maggio del ’45 riuscì a fuggire durante la “marcia della morte” da Hersbruck verso la Baviera. Sue opere sono sparse in mezzo mondo, anche perché Bocchetta lavorò a lungo in America, particolarmente a Chicago, dove la sua arte ebbe molto successo. Esponente di spicco dell'antifascismo veronese e veneto ancora oggi, nonagenario, pronto a muoversi contro la mancanza di memoria storica di Verona (come nel 2007 quando si mobilitò contro la nomina di un “camerata” nell’Istituto per la Resistenza di Verona), Bocchetta è anche padrino della manifestazione, per cui ha scritto la presentazione e che vedrà alcuni suoi lavori e diverse riproduzioni esposte al Circolo Pink. In una nota di R. Cavalier -in “On Bocchetta the Art and the Man”, Chicago 1975- si legge della sua arte che “l’astrazione e la deumanizzazione creano un nuovo linguaggio”. Di Bocchetta artista ogni presentazione è superflua: ''uomo del rinascimento'', autore di ''sculture stupefacenti fuori da ogni contesto accademico'' come il Dona Chiot, monumento alla Resistenza che si trova a Verona, il successo lo ha seguito rapidamente e ovunque: ha esposto a Detroit, a New York, a Boston, a Chicago ed ancora in Sud America e nei maggiori centri italiani. Con i suoi lavori, oltre che con le sue preziose parole, Bocchetta ha portato avanti la memoria storica di una generazione che scelse di combattere la dittatura fascista e di opporsi alla violenza. Sua l’opera Transport 1944, olio su legno, scelta per i manifesti dell’iniziativa.

La sua arte è come un “oracolo, che lascia a chi ascolta il proprio messaggio, a soluzione del proprio mistero, un messaggio da percepire non nella descrizione oggettiva, ma da captare nella ricezione soggettiva”.

Tra gli altri partigiani coinvolti Bussola Francesco Saverio (1923-1977), che partecipa con l’opera ad olio Dio è con noi del 1967, che nasce a partire da un primo bozzetto del 1949 e rappresenta uno dei tanti ricordi del pittore veronese del periodo di appartenenza ad una formazione partigiana nel primo dopo guerra. Il titolo riprende in senso ironico la contraddittorietà dell'espressione ''Gott mit uns'' all'insegna della quale spesso si muovevano le SS. Il significato dell'opera trova particolare risalto, oltre che nella contrapposizione ''sfondo-primo piano'', nell'evidente contrasto cromatico; Callone Remo (partigiano Lucio), nato a Trento nel 1925 e attivo nella Resistenza Trentina nella Brigata Mazzini, che espone alcuni fumetti ispirati dal periodo della resistenza facenti parte di una storia a fumetti di uno dei periodi più difficili e più gloriosi della vita civile italiana, un lavoro molto efficace che ritrae situazioni, volti veri e luoghi della Resistenza. Un fumetto, “ancora in cerca di Editore” come spiega Daniela Rosi esperta di Outsider art, grazie a cui Callone Remo “riflette sul periodo del suo impegno per la Libertà e lascia un’eredità di memoria ai giovani, spesso poco consapevoli, perché imparino a difendere quei diritti che altri, anche con il sacrificio della vita, hanno conquistato anche per loro”.

Infine Migaldi Tonino (deceduto), nato a Belvedere Marittimo (Cs) nel 1919, arruolato in marina militare nel ‘38. Nel ‘43, durante l'Armistizio, si trovava in servizio presso Marifasi-Spalato-Yugoslavia e alla richiesta dei nazi-fascisti di consegnare le armi si rifiutò, scegliendo di entrare nella Brigata partigiana Michelovich di cui face parte fino al 26 settembre del ‘43, data in cui venne fatto prigioniero ed internato in Germania a Kiel, nel Lager n. 1439. Di lui vengono esposte diverse fotografie d’epoca, scattate nel campo dove era prigioniero, che riprendono con scatti furtivi momenti di vita quotidiana del campo di concentramento dal 1943 al 1945. A foto di lutto si accompagnano scatti di gioia ed esultanza che risalgono all’ultimo giorno di vita in baracca, in occasione della Liberazione dal Lager. Le foto sono state realizzate da Tonino con due macchine fotografiche regalategli da un militare inglese internato nel suo stesso campo, con l'espresso desiderio che immortalasse e documentasse i luoghi e i volti di quell'atrocità. Al Pink verranno esposte, oltre alle foto, anche le due macchine fotografiche usate da Tonino in quegli anni.

Tra le artiste e gli artisti coinvolti troviamo ovviamente molti veronesi, ma non solo, alle prese con pittura, scultura, fotografia, tecniche miste, grafica, incisioni, bassorilievi, batik e installazioni. Alle prese con la pittura ci sarà Alisa Giani, che lavora con colori puri e trasparenze ed espone tre lavori 30 x 45 che proseguono la sua ricerca sulle trasparenze cromatiche, dove colori splendenti e definiti da regolarità geometriche e irregolarità gestuali esprimono il passaggio “dal caos al cosmo”, l’interesse per il processo creativo e una dichiarazione di continuità tra figura-sfondo. “Si tratta di tre lavori dove l'intreccio dei colori e delle forme crea racconti di puro contenuto emotivo” afferma l’artista; Marta Ciresa con un’opera di grande formato dal titolo Rabbia interrotta che traduce le cicatrici della carne e dell'anima che si tramutano in memoria, perché per l’artista “l'interruzione di ogni rabbia lascia spazio al pianto, al lutto, talvolta al perdono, e insieme alla speranza, alla voglia di vivere ed essere migliori”; Micaela Barbarossa, che attualmente vive e lavora tra Verona, Milano e Roma, i cui lavori descrivono l'attesa di un'umanità in perenne bilico, in continua oscillazione sulla linea tesa ed invisibile che è la vita: sia Immersione che La clessidra, le due opere in mostra, presentano un gioco di equilibri, un gioco ad incastro in cui diviene una conquista il mantenere una forma riconoscibile sotto l'onda d'urto di linee e segni; Sandro Cappelletti con due quadri figurativi che attraverso scelte cromatiche simboliche illustrano il dramma degli anni dello sterminio nazi-fascista: in uno dei due lavori, ad esempio, il cielo giallo indica la follia scatenatasi durante “gli anni della più assoluta ingiustizia”; Roberto Aere, con quattro lavori realizzati con colori ad olio e acrilici spatolati su tela, dove la forma viene scolpita dai colori, incorniciati manualmente con della lamiera che esalta il contenuto e la memoria delle opere, tra cui ricordiamo Giallo-blu: una casacca da campo di sterminio riadattata ai nostri giorni, al clima pesante che (a Verona in particolare) si vive e Panchina, un’opera in cui filo spinato, colori e simboli sovrastano una panchina che dovrebbe essere luogo di ristoro, pace e relazione, trasformata oggi in luogo di repressione e discriminazione (il riferimento è alle panchine anti-bivacco, con un ferro centrale, installate in più luoghi della città scaligera), divenuta scomoda e inospitale in un continuo rimando alla barbarie che ritorna; Migaldi Daniela con uno dei suoi lavori cromatici e simbolici,

Il sole dei morenti, dove il colore dà luogo a un viaggio introspettivo, in quanto “orizzonte in cui confiniamo le nostre emozioni”; Luciano Tarasco che partecipa con un’opera di dimensioni 100x100, una tela in rilievo -come spesso sono i suoi lavori, suggestive forme tridimensionali- dai colori primaverili e mossa, su cui campeggia la scritta “25 aprile”; Sabrina Ruggeri che presenta due disegni realizzati ad acrilico e matita su carta dai titoli Bianco e Occhiorecchio: figure tragiche che rappresentano una sorta di assenza sterile, quasi “ospedaliera”, collocate in uno spazio vuoto e senza riferimenti; annientate nella forma e nello sguardo, incapaci di reagire e del tutto isolate ma con ancora la possibilità di rapportarsi con se stesse attraverso la coscienza e la loro poetica interiore, che cerca di emergere anche in uno stato di totale tentativo di annientamento; Tagetto Ivano, pittore veronese classe 1965, da sempre votato a una ricerca profonda e autentica della verità, che propone un lavoro dove la libertà è intesa come apertura agli elementi:”libertà è solo quando le prigioni, insieme somma di un carattere, fatto di istinto sentimento ragione e spirito, si autodivelgono ed escono fuori a mescolarsi alla terra al fuoco all'acqua e soprattutto all'aria” scrive l’artista, anche poeta.

Alle prese con tecniche miste troviamo Alice Castellani, che propone un trittico tricolore dove immagini e documenti d’epoca rielaborati al computer vengono inquadrati da paste materiche a base di polvere di marmo rispettivamente verdi, bianche e rosse, titolo Il 25 aprile è il 115° giorno del calendario gregoriano nonché festa nazionale in commemorazione della liberazione dal regime fascista. Un’opera, per certi versi ironica, che ricollega la bandiera italiana, emblema dello Stato, ai partigiani e al popolo (che trovano la loro identità nei principi di fratellanza, uguaglianza, giustizia e nei valori della propria storia e della propria civiltà) grazie a cui l’Italia ha riconquistato la sua libertà; Luca Zevio che si ispira al movimento del cassonetismo emotivo e nei suoi lavori utilizza acrilici, polveri, colla e tutti i materiali di recupero possibili e immaginabili. Luca espone un dittico che rappresenta da una parte un Carnefice e dall’altra una Vittima, due lavori in cui dominano i colori rosso e nero, emblematici del periodo storico, dei campi di sterminio e della morte;Cristina Fornari, che propone un dittico il cui tema conduttore è la città, vista prima e dopo il 25 aprile: la prima tavola rappresenta la città velata di grigio, segno di tristezza e desolazione; la seconda una città piena di colore, segno di rinascita alla vita.

Entrambi i lavori sono eseguiti con tecnica mista, realizzati principalmente utilizzando colori acrilici e gesso su carta incollata su pannelli di legno e verniciata; Angela Turri e Leonardo Zanfretta, con le loro commistioni di silicone, acrilici, immagini e testi: un insieme di tecniche miste eseguite su supporti di recupero, in particolare pannelli di legno, su cui Angela opera interventi utilizzando acrilici, silicone, foto o fotocopie di foto mentre Leonardo affianca la sua scrittura improvvisando sui lavori stessi, estraendone un’emotività non sempre immediatamente riconducibile all’opera di partenza, a tratti ermetica e dirompente verso nuove prospettive; Nicola Nicolis che propone un’opera dal titolo Da che parte stai dove al centro campeggia uno specchio mentre a destra e a sinistra compaiono immagini stampate su pellicola trasparente che ricordano da una parte il fascismo e l’oppressione tipica di un regime e dall’altra la resistenza; Simone Villa, che propone l’opera SCIO’ AAHHHHH, un’illustrazione a pennarello su carta in bianco e nero che rappresenta parte di quelle che erano le “tipologie” dei prigionieri dei campi di concentramento: in basso e in primo piano i triangoli rosa, ovvero gli omosessuali, che si tengono per mano in una stretta complice, sopra di loro i triangoli rossi, ovvero i prigionieri politici, legati da un intreccio di braccia, sorta di visione di un ammanettamento, sopra ancora i triangolo verdi, i criminali comuni, con una mano fra le gambe in gesto scaramantico, “in quanto se fortunati, venivano scelti per la sorveglianza del lager”, spiega l’artista.

Regna su tutto un Dio/Diavolo creatore e distruttore, che domina/protegge/uccide; Enrico Tinto con un’opera che gioca molto sul colore nero, ancora una volta frutto della ricerca artistica del veronese classe 1967 che utilizza il fuoco e la fiamma che brucia per raccontare emozioni violente, che scavano a fondo ed esprimono concetti che vanno al di là della semplice rappresentazione; Elena De Ghantuz Cubbe con un’opera a forma di scatola, mix tra collage di giornali e ceramica, dove campeggia un fiore rosso a simboleggiare la Memoria, un fiore da coltivare e proteggere; Riccardo Signori che partecipa con l’opera Homo insapiens, misto di pittura e testo e con No sgombero?, fotografia rielaborata al computer, due lavori con cui l’artista mira a raffigurare azioni, spazi e manifestazioni che parlino di Libertà / Antifascismo / Antirazzismo al fine di collegare sensibilità e passione politica all’arte; Tanja Mastroiacovo con un’opera che si sofferma sulla Liberazione come caduta dell’oppressione, con l’avvento dirompente della Libertà: un velo nero viene stracciato e accantonato nella parte inferiore della composizione, mentre nello spazio “liberato” appaiono i colori, che senza passare attraverso forme rappresentative, comunicano per mezzo della percezione e dell’impatto visivo.

Alle prese con la fotografia ci sarà Stefano Gasparato, che propone una mini serie intitolata Panchina pro bivacco dove da una parte campeggia una panchina vuota e dall’altra la stessa panchina su cui siedono due anziani ripresi di spalle, con lo sguardo volto all’orizzonte in cui si perde il loro passato: “una panchina senza braccioli allarga il nostro orizzonte” spiega il fotografo classe 1960 che dal ’98 lavora presso lo studio ''produzione propria associati'' con Mariella Fasson, sua attuale compagna di vita e di lavoro; Sbibu con i suoi assemblaggi elaborati a computer di varie immagini che messe assieme risultano evocative e surreali.

Da una parte L’orfano, un bimbo fermo in piedi dentro uno spazio mentale e onirico, con un sacco in testa a simboleggiare la sua identità divenuta irriconoscibile e senza radici, un piccolo disperso tra le ombre di una stanza estranea che rappresenta la perdita incolmabile dell'infanzia nella crudele realtà della guerra. Dall’altra La resistenza, con Caronte che trasporta le anime dannate a remare su un albero curvato dal vento: un ramo che si piega ma non si spezza, pronto a tornare ritto appena il vento cesserà, simbolo di resistenza a un destino avverso; Stefano Zampini che alle immagini unisce testi, movendosi nel campo del racconto per parole e scatti fotografici, in un rimando continuo tra la parola scritta e l’immagine fermata nel tempo; Crestani Davide che propone tre rielaborazioni al computer di foto che riprendono manifestazioni antirazziste e antifasciste svoltesi a Verona e che vengono dall’artista collocate all’interno dello spazio della targa di Lungadige Porta Vittoria, dedicato recentemente a Nicola Pasetto, noto esponente della destra veronese deceduto nel 1997; Laura Sebastio che presenta il primo esempio della sua nuova ricerca dove le superfici impressionate si fanno supporto di memorie che emergono da mondi lontani, un lavoro in cui la materia si fonde con l'immagine fotografica, con l'odore degli acidi e il tempo necessario; Alberto Ruzzene, che espone due foto su alluminio satinato 30 x 40 appartenenti alla serie E ripensi, dominata dai colori blu e rosso e da un mattone, elemento di terra interpretato come simbolo di ricostruzione e possibile rinnovo.

Alle prese con la grafica troviamo Gianni Zardini con un trittico intitolato Ero così. Poi così. Alla fine così che esprime tre tappe dell’uomo: prima del lager, l'arresto e l'allontanamento dal mondo circostante, l'internamento nel lager con svuotamento della persona, quando rimane solo il triangolo rosa distintivo della categoria di prigionieri omosessuali; Antonio Falzetti, ferrarese trapiantato a Imola che lavora nel campo della fotografia e della grafica, che propone L'abbraccio, fotografia digitale con elaborazione a penna grafica: un’immagine che vuole esprimere il gesto di protezione e difesa del proprio fratello contro il sopruso, l'ingiustizia, l'omofobia. Il colore argilla dei due fratelli Broche, modelli per questo scatto, esprime l'essenza materiale del corpo e il suo immenso valore intrinseco; Sarobba Monica, artista classe 1964 che nel corso della sua carriera ha sperimentato tecniche ed espressioni profondamente diverse tra loro. Attualmente Monica lavora con la fotografia, di cui apprezza le possibilità di elaborazione grafica al computer e la lavorazione in collage, e l’opera che presenta è eseguita con fotografie dell’artista, polarizzate al computer, incollate su carta e trattate a china.

Alle prese con la scultura ci sarà Sergio Cristini con un lavoro in metallo simbolico ed evocativo, una struttura creata con pezzi riciclati che intende rappresentare l'esito e la speranza della resistenza partigiana: un fiore alto circo 150 cm circondato da alcune piante (canne) spezzate, vite interrotte che hanno dato energia all'idea di libertà.

Alle prese con un’installazione-happening troviamo i Mariposa, un gruppo che si muove nell'ambito delle arti visive attraverso diverse capacità artistiche quali il mosaico, la pittura e il recupero creativo, che rivisiteranno una lavatrice con l’opera Biolavaggi resistenti e Danzi Moreno, artista di grande esperienza, curatore di molte manifestazioni di carattere culturale, soprattutto in Valpolicella, che costruirà una “scultura sociale” a base di pongo coinvolgendo i fruitori, che saranno chiamati a fare il calco interno del proprio pugno. L’artista assemblerà poi a forma d’Italia i calchi ottenuti.

Carla Venturi Leoni, incisore nata a Valeggio nel 1935, membro fondatore dell'Associazione Culturale Incisori Veronesi, presenta una sua incisione. “Ogni artista si esprime con i propri mezzi” -spiega la Venturi- “io adopero una punta affilata e se devo esprimere la violenza è il mezzo adeguato, perché posso addirittura ferire la lastra di rame sulla quale tento di esprimere le mie idee”.

Antonella Brescia propone un suo lavoro Batik, che rielabora l’antica arte indonesiana per la decorazione dei tessuti (batik in indonesiano significa “scrivere sulla cera”) basata sulla “tecnica a riserva” che consiste nella copertura di zone definite di tessuto con cera
calda al fine di renderle impermeabili al colore. Il motivo decorativo è dunque ottenuto non tanto lavorando con i colori sul tessuto ma nel tessuto.

Alle prese con bassorilievi ci saranno Bressan Massimo e Perezzani Ivan, autore di lavori certosini e iperrealisti.
Altri artisti coinvolti dall’iniziativa sono: Facchin Ruggero, pittore veronese classe 1974, diplomatosi in pittura nel 1998 dopo aver frequentato l'Accademia di Belle Arti di Venezia e di Madrid e Uboldi Patrizia, veronese classe 1961, pittrice eclettica e innovativa, che ha saputo rinnovarsi più volte nel suo percorso artistico e umano, la cui poetica non nega la forma, anzi la afferma, ma stilizzandola.

Elenco degli artisti suddivisi nei diversi spazi e recapiti

Osteria ai Preti
Facchin Ruggero
Cappelletti Sandro
Fornari Cristina
Brescia Antonella
Mastriiacovo Tanja
De Ghantuz Cubbe Elena
Osteria ai Preti via Interrato dell’Acqua Morta, 27 Verona
Tel. 3294249192
chiuso la domenica - orario dalle 10 alle 02

Malacarne
Zardini Gianni
Crestani Davide
Signori Riccardo
Falzetti Antonio
Villa Simone
Malacarne via S. Vitale, 14/a Verona
Tel. 3402518379

Libreria Pagina Dodici
Barbarossa Micaela
Tinto Enrico
Castellani Alice
Ruggeri Sabrina
Zampini Stefano
Libreria Pagina Dodici Corte Sgarzerie, 6/a Verona
Tel. 045 8005750
orario libreria

Metropolis cafè
Uboldi Patrizia
Zevio Luca
Tagetto Ivano
Sarobba Monica
Danzi Moreno
Metropolis cafè via Nicola Mazza 63/a Verona
Orario venerdì e sabato dalle 19.00

Esposta
Cristini Sergio
Tarasco Luciano
Alisa Giani
Ciresa Marta
Bussola Francesco Saverio ( partigiano)
Mariposa
Sebastio Laura
Aere Roberto
Esposta via Interrato dell’Acqua Morta 13/b Verona
orario: Martedì, Mercoledì, Giovedì, 15:00-20:00; Venerdì, Sabato, 16:00 - 24:00

Nei campi di S. Felice Extra, via Belvedere 14, Verona
(per chi può si arriva in bici)
Collettiva agreste
Il pomeriggio di sabato 18 aprile dalle ore 14

Libreria Rinascita
Callone Remo (partigiano Lucio)
Libreria Rinascita corso Portoni Borsari, 32 Verona
Tel. 045 594611

Caffetteria Fuori Corso
Sbibu
Gasparato Stefano
Nicolis Nicola
Venturi Carla
Turri Angela + Zanfretta Leonardo
Ruzzene Alberto
Caffeteria Fuori Corso via Nicola Mazza, 7 Verona
Tel 3497263235
orario: 7:30 - 2:00 chiuso la domenica e sabato

Circolo Pink
Migaldi Daniela
Migaldi Tonino
Bocchetta Vittore
Bressan
Perezzani Ivan
Circolo Pink via Scrimiari 7/a Verona
Wek end 24-25-26 venerdì dalle 18.30, sabato dalle 16 alle 20, domenica dalle 16 alle 20, dal 27 aprile al 3 maggio dalle 18 alle 20

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