Gramaphone Rainbow. I lavori presenti in mostra colpiscono per l'eccezionale dose di dettagli, soggetti e ispirazioni in essi contenuti, attraverso una sorta di horror-vacui. L'artista infatti trasferisce su carta un flusso di pensieri e immagini derivanti dalle sue esperienze quotidiane: dalla famiglia come da libri, dischi, fumetti, film...
Alberto Matteo Torri inaugura la prima personale italiana di questo arista americano, originario di Boston, diplomatosi presso il California College of Arts and Crafts e la Stanford University e ora residente a San Francisco.
Alcune sue opere trovano posto, tra le altre, nella collezione del MOMA, Museum of Modern Art di New York e in quella del Museum of Modern Art di San Francisco.
I lavori presenti in mostra colpiscono, a prima vista per l’eccezionale dose di dettagli, soggetti e ispirazioni in essi contenuti, attraverso una sorta di horror-vacui. L’artista infatti, dopo avere abbozzato, nella sua immaginazione, una storia, trasferisce su carta un flusso di pensieri e immagini derivanti dalle sue esperienze quotidiane: dalla famiglia come da libri, dischi, fumetti, film; da tutte queste fonti provengono immagini, parole, frasi, sensazioni, colori, forme e giochi di linee che egli organizza abilmente sulla carta attraverso uno straordinario senso del colore.
Il suo lavoro è altresì influenzato dagli esperimenti grafici di Josef Albers e dal libero flusso di coscienza come prodotto di una severa disciplina, teorizzato da Kurt Schwitters, entrambi maestri del Bauhaus.
Affascinato dalla spontanea vitalità dei personaggi dei dipinti di Pieter Bruegel, l’artista cerca di spingere temi e idee che si affastellano nella sua testa verso una storia compiuta, per renderla così complessa da sembrare reale, vivente, autosufficiente.
Convinto del grande potenziale ìnsito nelle fasi iniziali di ogni lavoro, Jagel tende a lavorare su più pezzi contemporaneamente, cercando nuovi stimoli e lasciando che il colore asciughi per darsi il tempo di rimuginare sul lavoro già svolto: è un processo creativo in cui il suo approccio al dipinto avviene ogni volta sotto un nuovo punto di vista e che si conclude con una serie di pezzi non finiti, che nel tempo verranno da lui riscoperti, rivisitati, modificati e conclusi.
Gli scorci, i volti, i segni ambigui offrono una storia priva di un inizio, uno svolgimento e una fine, i cui riferimenti, pur suggerendo un’idea iniziale, non vengono svelati.
Inaugurazione 9 aprile 2009, dalle ore 18.30
AMT Alberto Matteo Torri
Via L. De Bernardi 1 - Milano Italy
Da martedi al venerdi ore 14.30/18
ingresso libero