Cardine. Alberto Scodro e' il 4' dei 6 artisti chiamati a concepire l'anfratto retrostante le gradinate del Teatro Instabile come una sorta di teatro in miniatura. Nella presente mostra una macchina viva, attraverso la trasformazione degli elementi, agisce nel limbo che separa spazio e immagini tangibili. Ne scaturisce un qualcosa di ibrido, in continua trasformazione.
a cura di Stefania Russo e Stefano Taccone
Alberto Scodro è il quarto dei sei artisti chiamati a concepire l’anfratto retrostante le gradinate come una sorta di teatro in miniatura. Ad intenderlo in funzione metateatrale, ricercando il dialogo con le attività normalmente ospitate nella struttura, ovvero con gli spettacoli e con il loro relativo pubblico. L’heideggeriano compito di “manifestare la verità dell’essere”, entrando in frizione con gli apparati rappresentativi del teatro, rende esplicita la valenza filtrante che contraddistingue quest’ultimo e, con esso, tanti altri settori della società, organizzati secondo schemi profondamente affini al paradigma teatrale.
Il Teatro Instabile, così denominato dal suo fondatore ed attuale direttore Michele Del Grosso «per andare contro i conformismi culturali», costituisce una sorta di ponte generazionale tra un non ancora storicizzato passato recente della scena partenopea e l'attualità rappresentata da alcuni giovani tra registi e attori. Il tutto in una zona topografica densissima, che accede ai sotterranei della città da un punto strategico, all’incrocio tra la pianta greco-romana e l'antico quartiere alessandrino.
Alberto Scodro concepisce le sue operazioni artistiche come dei cicli vitali. I suoi lavori, legati al processo più che al prodotto finale, possiedono una tensione fisica volta a modificare il senso dei luoghi toccati. L’esigenza della reificazione appare così subordinata alla messa a punto di uno spazio di relazione. Nella presente mostra una macchina viva, attraverso la trasformazione degli elementi, agisce nel limbo che separa spazio e immagini tangibili. Ne scaturisce un qualcosa di ibrido, in continua trasformazione.
Lo spazio, in quanto luogo dei mutamenti sociali, culturali e naturali, si situa attorno alle identità, è il campo di energia che mette in relazione frammenti sempre diversi e schemi inaspettati. Elemento di grande valore per chi vive la società contemporanea, possiede la capacità di mostrarci che siamo in esso: «Stabiliamo di vedere o non vedere alcune cose per proteggerci contro gli attacchi continui delle città. E qui c’è il paradosso. In quanto inurbati, due degli istinti basilari che ci garantiscono la sopravvivenza sono in conflitto. Da una parte abbiamo una sensibilità acutissima verso i dettagli più piccoli, dall’ altra siamo portati a ignorarli» (David Knowles, Il Terzo Occhio).
Alberto Scodro (Marostica - VI, 1984), vive e lavora tra Venezia e Nove - VI.
Inaugurazione venerdì 3 aprile ore 18 – 21
Teatro Instabile,
Vico Fico Purgatorio ad Arco, 38 – Napoli
Dal 3 aprile 2009 al 3 maggio 2009 su appuntamento