Mostra dedicata a uno dei piu' significativi designer dei nostri giorni, erede dei maestri della grande stagione del design italiano, a sua volta gia' riferimento della nuova generazione di progettisti. Un'opera ventennale, quella di Ulian, ricca di collaborazioni significative e protagonista nei luoghi della ricerca e della sperimentazione. A cura di Beppe Finessi, in occasione del Salone del Mobile 2009.
a cura di Beppe Finessi
In occasione del Salone del Mobile 2009, Careof e Viafarini hanno il piacere di presentare alla Fabbrica del Vapore, a cura di Beppe Finessi, la prima mostra monografica dedicata a Paolo Ulian, uno dei più significativi designer dei nostri giorni, erede dei maestri della grande stagione del design italiano (come Bruno Munari, Achille Castiglioni, Angelo Mangiarotti, Vico Magistretti, Enzo Mari), a sua volta già riferimento, per coerenza estro e capacità, della nuova generazione di progettisti.
Un’opera ventennale, quella di Ulian, ricca di collaborazioni significative (da Driade a Progetti, da Bieffeplast a Zani&Zani, da Fontana Arte a Seccose, da Coop a BBB emmebonacina), e protagonista nei luoghi della ricerca e della sperimentazione (da Opos al SaloneSatellite, da Droog Design alla Galleria Luisa Delle Piane).
Paolo Ulian: un agire puro e libero, lontano dalle logiche di mercato, sempre centrato su alcuni fili rossi ricorrenti, particolari territori d’affezione praticati con continuità, con spontanea e naturale attenzione e dedizione. Come:
_Osservare i comportamenti e farne derivare nuove tipologie di prodotto: “se non siete curiosi cambiate mestiere” era il verbo del grande giocoliere del design, Achille Castiglioni. Guardare a come le persone vivono, si muovono, si atteggiano, compiono quel dato gesto per fare quella certa cosa è un modo intelligente ed efficace per immaginare “nuovi” prodotti destinati a “nuove” funzioni. Così una piastrella per il rivestimento dei bagni pubblici il cui decoro a righe, come quello del più classico dei quaderni, è un invito “ordinato” alle scritte clandestine (Pagina, Opos, 2001). Così un tappetino per il bagno con ciabatte integrate per muoversi quasi “pattinando” dopo la doccia (Mat-walk, Droog Design, 2004). Così un biscotto da “indossare” per infilare liberamente il dito nel vaso di Nutella (Finger biscuit, Ferrero, 2004-2006).
_Sentire come un dovere etico, quasi un principio morale, l’attenzione al riciclo e al recupero dei materiali di scarto da altre lavorazioni, e rivederli in altri usi, intelligentemente portati a nuova vita: elementi di marmo diventano lampade (Parabolica, 1992), contenitori (Portafrutta, 1992) e oggetti d’uso per la cucina, come un tagliere (Bat-tagliere, Galleria Luisa Delle Piane, 1999); mentre bottiglie di plastica
possono diventare appendiabiti (Dune, Opposite, 1998) o moduli costruttivi di un paravento (Accadueò, 1996).
_Sfidare la tradizione che ha prodotto spesso oggetti monofunzionali, e arrivare così a delineare un nuovo dizionario di presenze con più anime, e quindi più funzioni (un coltello da cucina con una doppia lama per differenti usi, Pane e salame, Zani & Zani, 1999; un appendiabiti con svuotatasche, Bowl, Fontana Arte, 2003; un lavabo con cestino incorporato, Tandem, Azzurra Ceramica, 2008).
_Inseguire spesso invenzioni produttive/costruttive, figlie di un sapere quasi ingegneristico ma reso più soft da un fare più artigianale, che hanno reso possibili costruzioni semplicemente geniali ma incredibilmente comprensibili (un appendiabiti da parete costruito con moduli di compensato marino che opportunamente forati assumono la conformazione d’uso dopo essere stati inseriti in un binario di alluminio che li ospita, Flex, Opos, 1995; una lampada da tavolo il cui paralume è una elastica cuffia da piscina che mantiene in tensione la semplice struttura metallica che la sostiene, Palombella, 2000; un paravento costruito con due sottili fogli di compensato abbinati che compressi meccanicamente sui lati verticali assumono una conformazione curvilinea che lo rende autoportante, Up, BBB emmebonacina, 2001). _Senza dimenticare un’attenzione alla valenza scultorea degli oggetti, perché anche le presenze intorno alla nostra quotidianità hanno il “diritto” alla bellezza oltre la necessaria funzionalità, e nel caso di Ulian questa capacità espressiva è figlia di rara sensibilità (Paravento in cartone ondulato, tra i primi, felicissimi e originali cimenti del nostro, 1990; Portauovo in tondino metallico, 2000; collezione di vasi Cardboard Vase, 2009).
_Certo, inserire una sana dose di humour in molti gesti, tra provocazione, sorriso e sberleffo (un metro realizzato in cioccolato, Golosimetro, Eurochocolate, 2002-2009; un incarto per bottiglia realizzato con un foglio di giornale scelto per il messaggio politico del giorno, La folle guerra di Bush – per la mostra Messagge on the bottle, 2007; un paio di ciabatte da spiaggia che lasciano la scritta “who loves me follow me” come impronta sulla sabbia, Print, Sensi & C, 2001).
Un’opera limpida, evidentemente originale, sempre riconoscibile, spesso spiazzante per risultati lontani da qualsiasi episodio precedente o coevo.
Uno dei pochi autori italiani della sua generazione, il cui talento brilla, serenamente e fieramente, vicino a quello di Morrison, Grcic, Bouroullec, Newson, Campana, che tutti riconosciamo e amiamo.
(Beppe Finessi 2009)
Paolo Ulian (Massa, 1961). Si forma all’Accademia di Belle Arti di Carrara dove segue i corsi di pittura di Getulio Alviani e Luciano Fabro, quindi si iscrive all’Isia di Firenze dove si diploma in industrial design nel 1990. Lo stesso anno è a Milano per lavorare con Enzo Mari. Collabora con lui fino al 1992 per poi iniziare la propria attività insieme al fratello Giuseppe.
Espone in numerose mostre in italia e all’estero e vince alcuni premi internazionali come il Design for Europe Award, il Design Report Award, il premio Dedalus. Ha collaborato con Driade, Bieffeplast, Fontana Arte, Luminara, Zani & Zani, BBB emmebonacina, Sensi&C., Droog Design, Coop, Azzurra Ceramica, Skitsch.
Beppe Finessi (Ferrara, 1966). Architetto, svolge attività didattica (ricercatore al Politecnico di Milano, dove insegna Architettura degli interni, Design e arti contemporanee e Allestimento), critica (dal 1996 al 2007 è stato redattore per il design di Abitare) e di ricerca (continuando a “imparare dall’arte”, cercando di “vedere l’arcobaleno di profilo” e non dimenticandosi di “alleggerire”). Da alcuni anni si occupa dell’opera dei grandi maestri del design italiano (Bruno Munari, Vico Magistretti, Angelo Mangiarotti, Alessandro Mendini) e di alcuni nuovi protagonisti della scena internazionale, come Fabio Novembre e Martí Guixé.
Ufficio stampa
Federica Cimatti | ALTOFRAGILE +39 02 67077082 f.cimatti@altofragile.it
Inaugurazione mercoledì 22 aprile 2009, ore 20.00
Careof DOCVA Viafarini
Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4, Milano
tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00