Si tratta della prima mostra di un ciclo di esposizioni articolate in una presentazione di opere autonome di differenti artisti che stimolano una riflessione su cosa intendiamo per immagine oggi, indagando le sfumature tra cio' che definiamo fotograficamente una rappresentazione, un'informazione e una documentazione della realta'.
a cura di Lorenzo Bruni
Avevamo un appuntamento ma io sarò in ritardo è il titolo della prima di un
ciclo di mostre che si svolgeranno a Dryphoto arte contemporanea dal 29 di
Aprile fino al 16 luglio. Questo ciclo di esposizioni si propone come una
presentazione di opere autonome di differenti artisti che, per
l’associazione in quel dato spazio, stimolano una riflessione generale su
cosa intendiamo per immagine oggi, indagando le sfumature tra ciò che
definiamo fotograficamente una rappresentazione, un’informazione e una
documentazione della realtà. Questa formula aperta, rispetto all’idea di
mostra episodica chiusa in sé, rispecchia l’idea di rendere permeabile e
spazio aperto per incontri il luogo di Dryphoto, nel periodo durante il
quale si svolgerà il laboratorio Manuale per autostoppisti dell’arte.
Progetto di educazione alla comunicazione visiva. Questo ciclo di
presentazioni è l’introduzione e lo svolgimento in parallelo di ciò che
verrà affrontato durante il laboratorio. Oltre a proporre una visione
pragmatica della pratica curatoriale e artistica questi appuntamenti sono
una mappatura delle attuali nuove energie creative sul territorio. Ciò che
accomuna tutti gli artisti che saranno coinvolti in questo progetto è una
riflessione sulla natura dell’immagine oggi e sulla sua veridicità. Infatti,
tutte le immagini adesso sono vere o false e quindi l’unica cosa che le
rende concrete è il tipo di fruizione da parte dello spettatore. Per mettere
in evidenza questo gli artisti in mostra non privilegiano solo lo spazio
rappresentato nelle loro foto ma anche lo spazio che le accoglie e che in
qualche modo andranno ad illuminare e a vivere in maniera differente. Queste
immagini per loro non sono il punto di arrivo ma il mezzo per tendere
all’evocazione di una narrazione collettiva e personale che non si vuol
limitare solo alla semplice documentazione del reale.
Le opere presenti in Avevamo un appuntamento ma io sarò in ritardo sono un
tentativo non di rappresentazione ma di evocazione del movimento di un dato
soggetto e ne testimoniano il suo transito come l’auto e la luna
nell’opera di Vittorio Cavallini, le auto nella discarica di Irina
Kholodnaya , le cicche e i bicchieri di Silvia Bongianni, le mani dei due
personaggi del video di Giorgia Accorsi. Il corpo del soggetto in queste
foto quasi si fa rarefatto e proprio per quello viene maggiormente evocato e
chiamato in causa. La fotografia di tipo urbano (dalla sua nascita) da
sempre rappresenta o persone in transito per le strade; le quali però
risultano come ferme e statiche e come congelate in quel dato istante
temporale che è passato. La domanda inconscia che emerge dall’associazione
di queste specifiche opere a Dryphoto dal 29 aprile al 9 maggio riguarda il
come è possibile rappresentare questo camminare, questo andare e questo
desiderio di viaggiare delle persone che (in solitaria?) attraversano lo
spazio urbano e non. La risposta avviene ponendo l’attenzione sul dialogo
tra spazio rappresentato nelle immagini e lo spettatore. Questa chiave di
lettura parziale non vuole imbrigliare le opere in una sola visione di
significato ma proporsi come stimolo di discussione all’interno delle
lezioni del laboratorio.
Giorgia Accorsi *(Latina, Italia, 1977. Vive e lavora a Roma): Le parole non
dicono mai quello che voglio, 2007, video, 4’30’’. Il video alterna
l’immagine fissa di due sordomuti che parlano attraverso il linguaggio dei
segni. Mentre il dialogo tra i due si fa più concitato e i gesti delle mani
sono monumentalizzati da un breve rallentamento lo spettatore si rende conto
di essere l’unico testimone e depositario di questo tentativo di
comunicazione poiché le due persone si trovano in due luoghi differenti e
sono messe in relazione solo attraverso il particolare montaggio video.
*Vittorio Cavallini* (Lucca, Italia, 1973. Vive e lavora a San Miniato): Un
mese, 2008, stampa fotografica in bianco e nero cm 23,8x17,6 e video su
monitor. L’associazione tra la piccola stampa della luna e il video
documentativo dell'auto dell’artista, lasciata in una cava per un mese,
rimanda alla nuova condizione e percezione del mondo da parte dell’artista,
che per la durata di un mese si è dovuto muovere senza automobile.
*Silvia Bongianni *(Firenze, Italia, 1975. Vive e lavora a Firenze): Blast,
2005-2008, serie di stampe lambda a colori su cibachrome cm 30x50. Questa
serie di foto rimanda a luoghi differenti del mondo accomunati dallo sguardo
dell’artista caratterizzato da un sentimento di estraniamento misto a
stupore. L’opera 14 febbraio 2009 è composta da 4 singoli frammenti di foto
rimanda al tentativo di rendere più istanti compresenti: la metamorfosi
della sposa e i movimenti di lei e attorno a lei nel giorno del suo
matrimonio.
*Irina Kholodnaya* (Voronezh, Russia, 1985. Vive, studia e lavora a
Firenze): Forma, 2006, dittico, stampa digitale in cornice d’argento, 30x40
cm. Le due fotografie presentano parti di un corpo di una giovane ragazza al
sole. Lo sguardo vertiginosamente ravvicinato sul soggetto rende la
dimensione autovejeristica una dimensione astratta fatta di pure forme.
L’approccio di tipo astratto geometrico che rende le opere dell’artista
evocative e oggettive allo stesso tempo lo ritroviamo anche nella sequenza
lanterna anche se in questo caso viene approfondito il rapporto tra ritmo e
ripetizione dello stesso segno.
Inaugurazione 29 aprile 2009
Dryphoto Arte Contemporanea
via Pugliesi 23 - Prato
Orari: merc-sab 17-20
Ingresso libero