Fuga da Rialto "L'artista rappresenta una realta' costituita da una sorta di musicalita' cromatica che rifrange lo scorrere dell'acqua, il galleggiamento di forme, o il senso di un movimento continuo..." (E. Gusella)
“ la ricerca espressiva di Riccardo Perale parte dalla fotografia stampata, attraversa l’esuberanza della virtualità – la variabile incessante delle mutazioni elettroniche – e torna alla stampa riportando il virtuale a una logica paradossalmente naturalistica. Per questo processo creativo avanziamo l’ipotesi critica di un naturalismo dell’invisibile, inteso come percezione di un’identità più interna di quella visibile, velata dietro il dominio delle apparenze ma anche delle sembianze. Il riscontro di verosimiglianza, in questo caso, non appartiene al dato reale, bensì al dato fotografico di partenza che il passaggio attraverso le mutazioni del computer grafico rende estranianti, nonché suscettibili di rivelazioni su piani di espressività latente.
La somiglianza si sposta allora su un altro piano, su quello, più elaborato, della resa, dove anche i colori e la loro risoluzione, la movimentazione e gli effetti d’eco originali (uso del flash, flou da movimento, distanza focale, riprese notturne, luci artificiali) offrono materia di elaborazione per una riconoscibilità secondaria, più sottile, a volte segreta, a volte più vera della somiglianza. Questo fenomeno di trascendenza fotografica vale per ogni immagine considerata nella sua indipendenza dal soggetto reale. Tuttavia non va sottovalutato che all’inizio della vicenda artistica di Riccardo Perale furono i ritratti a promuovere una ricerca del tutto singolare in grado di sperimentare quel principio d’estasi creativa immancabile in ogni ricerca autentica. Modificando le immagini fotografiche elettronicamente la risoluzione visiva ne viene stravolta, terremotata, rimessa in selezione al di fuori di ogni logica denotativa. Rimane ed anzi si amplifica nelle intenzioni dell’autore, l’unicità inconfondibile di ogni volto sfidata, sul terreno del riscontro oggettivo, dalle mutazioni virtuali.” Virginia Baradel in “La ricerca di Riccardo Perale”
“ Riccardo Perale rappresenta una realtà costituita da una sorta di musicalità cromatica che rifrange lo scorrere dell’acqua, il galleggiamento di forme, o il senso di un movimento continuo dove segni e squarci di luce si dissolvono per poi riapparire e ripresentarsi in tutta la loro forza ed energia, come presenze che si aprono alla città quale centro del mondo. Ma è tra astrazione e figurazione che muove e si sviluppa l’indagine di Perale, secondo stilemi complessi, fondati su accesi cromatismi, scie di colore che si dileguano nell’acqua, e si stagliano lungo e dentro i palazzi veneziani. L’effetto che Perale impone all’oggetto, risulta essere rappresentazione di velocità e sequenzialità, dinamismo e movimento, luminosità ed energia. Ne scaturisce un percorso avvincente, costruito sul gioco delle rifrazioni e delle configurazioni, sulle corrispondenze dei ritmi spaziali che diventano anche luoghi temporali, e che acquistano, da un lato, differenti strutture e, dall’altro, puntano al cuore dei tratti cromatici, alle molteplici pulsazioni con cui si animano gli oggetti in movimento.
Nelle immagini di Perale si assiste così ad una sorta di pittura digitale, dove la manipolazione del colore tecnologico determina forme ambigue, impressionate dal linguaggio virtuale attraverso un processo di traslocazione che determina ritmi fantasmagorici, echi cromatici. E’ attraverso i colori che il fotografo scolpisce l’oggetto, radiografando l’immagine secondo una scomposizione/ricomposizione delle forme, alla cui fonte sono proprio le porzioni di colore, elaborate e ritradotte, contestualizzate e poi di nuovo riaggregate in maniera tale da dar luogo a nuove composizioni, a stratificazioni che sovrapponendosi e intersecandosi costituiscono il nuovo oggetto, formulano l’altro paesaggio.”Enrico Gusella in “Riccardo Perale. Oltre il visibile”
Testi critici dal Catalogo “Vapore d’acqua - I vaporetti del Canal Grande”
Riccardo Perale, nato a Venezia nel 1946 vive a Padova dal 1974. Appassionatosi presto alla fotografia e alla cinematografia, a sedici anni vince il premio nazionale Anica Agis, con un cortometraggio sul vetro di Murano. Decide di fare il medico e sceglie la più immaginifica delle specialità, la radiologia. L’applicazione clinica e l’insegnamento universitario delle metodiche diagnostiche assistite dal computer (radiologia digitale, ecografia, TAC, risonanza magnetica) lo conducono in modo naturale all’applicazione del software alle fotografie di persone, di cose e di luoghi, da ultimo dei vaporetti del Canal Grande, luogo privilegiato delle memorie infantili e della nostalgia. Sue opere sono state esposte al Musée de l'Elysée di Losanna (2007), alla Galleria Breda di Padova (2008), al Telecom Future Centre di Venezia (2008, mostra personale) e presso Galeazzo, Padova (2009, mostra personale). Alcune opere sono esposte in questi giorni alla P. Passet Gallery in Fleet Street, Londra.
Inaugurazione Giovedi’ 7 Maggio 2009, ore 18.30
Godenda Photo Gallery
via Squarcione, 4/6 Padova
orario:11.00-14.00 18.30-21.30
chiuso domenica e lunedì
entrata libera