Best Before. L'artista, attraverso la sua particolare produzione pittorica, spalanca le porte del proprio essere, plasma i colori in modo misurato, come se a guidarlo fosse la necessita', inconscia e naturale, di assecondare la sensibilita' del presente contemporaneo.
"Felicia Bernstein aveva presenziato fino a quel momento, ma fu costretta ad andare via prima che la serata finisse. Come ogni ospite, appena andava via, riceveva un foglio di carta e la richiesta di fare una di queste cose: impegnarsi per un contributo in denaro per la raccolta fondi per la difesa di Panther 21, firmare una petizione che sarebbe uscita sul New York Times, oppure offrire la
propria casa per un altro party per la raccolta fondi. Arrivata all'uscita Felicia era già pronta ad aprire le porte di casa sua".
(Tom Wolfe, Radical chic, 1970)
Ci sono differenti tecniche per spalancare le porte ed altrettanti tipi di realtà che esse celano: una di esse è la pratica delle arti visive, che, al pari della scrittura o della musica, permette l’espressione pura del sé e il giudizio su ciò che ci circonda, attraverso visioni diagonali, sussurri, anomalie, accenni ed allusioni.
Luca Bertasso, attraverso la sua particolare produzione pittorica, ci spalanca le porte del proprio essere, ben conscio della responsabilità al quale è sottoposto; egli plasma la massa coloristica in senso rigorosamente misurato, come se a guidarlo fosse la necessità, inconscia e naturale, di assecondare la sensibilità del presente contemporaneo attraverso i suoi stessi modi. Egli non è distante dal Leonard Bernstein del breviario wolfeiano quando ritrae personaggi eccessivi senza tralasciare alcun dettaglio iconografico, che viene contraddetto volutamente per mezzo di una forte compostezza formale per raggiungere una posizione critica ma, allo stesso tempo leggera e canzonatoria, nei confronti dell’ipocrisia di una società che “crede di essere” senza essere realmente, per sfuggire alla noia.
Per questo sembra che l’artista - criticamente e non per frustrazione, come invece nel caso del protagonista del libro - abbia “invitato-una-pantera-nera-al-suo-cocktail”: l’animale che casualmente compare al centro del trittico, abbigliato in maniera impeccabile, è il fulcro perfetto per una società profondamente sbandata, capace di nascondere la propria deviazione dietro a contraffazioni ricercate per colmare le umane insufficienze. Mitologie comportamentali, evolute impercettibilmente dai tempi di Kerouac, di Fante e della loro beat generation, ma tremendamente invecchiate, che si trascinano senza significato come i fantasmi di se stesse. Bertasso affronta temi importanti e realizza opere dense di significato critico oltre che estetico, affidando il messaggio ad un pittura votata alla perfezione e ad un linguaggio chirurgico.
Le sue figure, qualunque sia la loro dimensione, forma o concavità, sono concertate secondo precise relazioni coloristiche, emergendo come flutti da un mare sconfinato. Nonostante questo, tutto resta come sospeso ed immobile, in una sorta di etica del controllo totale, che proviene direttamente dall’artista e dalla sua consapevolezza; il colore è totalmente sottoposto al pensiero e così si stende su molteplici livelli di sovrapposizione fino a quando il suo tono non ha raggiunto il grado di densità concepito. Tutta questa impercettibile rivoluzione avviene entro i confini di un mare immobile, arginato da linee quasi metalliche, dallo spessore definito, come si trattasse di un muro di cinta che non lascia spazio ad ombra alcuna per scacciare quell’indefinito che potrebbe dare asilo all’inaspettato. Non semplice disegno di definizione, ma vero e proprio custode dell’ordine capace di prevenire il caos.
Le tematiche affrontate dall’artista non vengono colte immediatamente, ma dopo aver superato le apparenze esterne di natura pseudo-decorativa: più ci si avvicina e più si fa evidente la sagacia, svelando la critica attraverso la decodifica degli accenni didascalici, ora alfabetici, ora numerici, inseriti qua e là e quasi invisibili, perché trattati come le preghiere che venivano nascoste nelle raffigurazioni delle aureole o sulle vesti dei santi in epoca antica.
Luca Bertasso dichiara la propria poetica nella pratica conclusa: i suoi lavori dimostrano una dedizione assoluta e una cura maniacale protratta nel tempo: immagini assimilate ed appuntate si depositano negli anni fino a riemergere, dopo un tempo indeterminato, per mescolarsi con nuove esperienze e creare un ritmo che dalla bidimensionalità del supporto si estende nel circostante. Le citazioni dal passato, dichiarate ed inconsce, si rincorrono assumendo un nuovo aspetto e una nuova significazione: dal più grande fra gli amori dell’artista, Picasso, si passa a reminiscenze surrealistiche, risolte in tagli azzardati ed ibridazioni possibili soltanto nell’universo impalpabile delle idee, trattati con solidità canzonatoria.
L’ultimissima produzione è caratterizzata da un brulicare scandito e per nulla confuso, che ricorda le fantasie fiamminghe di Bosch includendo incubi innocui che dichiarano il loro debito con gli studi di Baltrusaidis e Borges. Come in un acquario, le creature affiorano le une accanto alle altre trasformando in decorazione armonica anche il vuoto reciprocamente definito dalla loro assenza, creando ciò che somiglia ad una sorta di rebus dalle infinite soluzioni. Gli acquari delle delizie di Bertasso parlano, non spaventano alla maniera del Medioevo o dell’inquisizione, ma sono tipici del qui e dell’ora e per questo utilizzano mezzi che ricordano la politica televisiva, del tutto a posto ad ogni costo, scegliendo la misura e la calma per accennare con ironia al pericolo silenzioso che si muove sotto il velo dell’acqua.
Guardarsi le spalle e correre velocemente verso il progresso, nel tentativo di superare se stessi oltre che il proprio vicino, per realizzare macchine full optional capaci di passarci oltre/di farci passare oltre. Il mondo di Bertasso è popolato da una nutrita folla di personaggi: dal giovane addobbato di piercing, profondamente attento al proprio aspetto fin nel delinearsi dei riflessi sulle lenti degli occhiali da sole, a coloro che emergono dal luogo che li genera e li determina, per giungere ad anomalie ed ibridazioni costrette a fare attenzione al proprio lato oscuro, pronto a tradirli alle spalle, mentre stanno sorseggiando serenamente una bevanda. La dichiarazione Best Before rappresenta la soluzione, le opere fungono come denuncia di chi sa che è inutile invitare-una pantera-nera-ad-un-cocktail, ma piuttosto è necessaria una continua lotta nei confronti della propria tecnica, al fine di restituire pienamente quella mitologia urbana che mette in scena un decorativismo apparente per insinuarsi in maniera efficace nella vita del prossimo.(Viviana Siviero)
Immagine: Acquario e emissioni zero, olio su lino, 2008, 120x160 cm
Inaugurazione Martedí, 12 maggio 2009 dalle ore 18 alle 22
SPAZIO PORTA GENOVA
Corso Genova, 7 - Milano
Orari: martedì - venerdì 15.00 - 19.30
ingresso libero