Collezione Maramotti
Reggio Emilia
via Fratelli Cervi, 66
0522 382484 FAX 0522 934479
WEB
Transitions
dal 22/5/2009 al 30/10/2009
giovedi' e venerdi' 14,30-18,30, sabato e domenica 9,30-12,30 e 15-18. Chiuso 1 - 25 agosto

Segnalato da

Studio Pesci




 
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22/5/2009

Transitions

Collezione Maramotti, Reggio Emilia

La pittura alla fine dell'arte. Trenta lavori di 21 artisti che, indipendentemente dalla loro nazionalita', sono accomunati dall'operare nel contesto newyorkese. Opere che hanno in comune non soltanto lo spazio temporale in cui sono state prodotte (dal 2001 al 2008), ma soprattutto la dilatazione degli strumenti concettuali e formali di investigazione della pittura in altri territori.


comunicato stampa

La Collezione Maramotti inaugura il proprio spazio espositivo temporaneo con una mostra collettiva costituita da opere della propria collezione, acquisite recentemente.
Trenta lavori di ventun artisti che, indipendentemente dalla loro nazionalità, sono accomunati dall’operare nel contesto newyorkese. Opere che hanno in comune non soltanto lo spazio temporale in cui sono state prodotte (dal 2001 al 2008), ma soprattutto la dilatazione degli strumenti concettuali e formali di investigazione della pittura in altri territori. Con l’inizio della globalizzazione la pittura ha saputo/dovuto, con strategie individuali, porsi in dialogo coi nuovi media. Nella costruzione del quadro l’artista si appropria di strumenti che l’universo tecnologico e industriale gli suggeriscono, articolando forme e superfici aderenti ad una percettività generata dai prodotti di massa e dall’immaginario tecnologico: dal detrito naturale, all’oggetto trovato fino a photoshop. Nessuna opera di questa mostra si consuma però nel discorso sul metodo; il metodo è sempre medium di un discorso iconografico.

Alcuni degli artisti (Perez, Rich, Domburg, Cotton, Craven, Ruyter, Gonzales, Loeb) appropriano le loro immagini da fotografie, ritagli di giornali, cartoline postali, libri, fotogrammi cinematografici, elaborazioni digitali che divengono soggetto della rappresentazione, con modalità e obiettivi diversi. Ciò che li accomuna è la scelta di un soggetto che "emerge" dal reale anziché dall’ideale. L’aspetto processuale della realizzazione dell’opera assume poi un’importanza centrale per molti degli artisti presenti in mostra (Perez, Zucker, Rich, Cotton, Ruyter, Gonzales, Barbeito).

Alcune opere (Henricksen, Jackson, Stockholder, Walker) presentano superfici che hanno in comune l’aspirazione a riconvocare le ambizioni storiche della pittura per un ruolo visuale più avanzato fino a presentare la pittura in allusione (Walker).
Per alcuni artisti (Perez, Rich, Domburg) l’immagine architettonica diviene un veicolo privilegiato di inscrizione della storia, con connotazioni politiche o allegoriche dello spazio sociale, ma non assurge mai a puro atto di esaltazione della superficie pittorica.
Nei dipinti di Schutz, Barbeito, Degen, Koether la figurazione che appare, o scompare, costituisce l’evidente ritorno di un archetipo che, costantemente interrogato e rielaborato, riesce a riattualizzarsi creando immagini nuove.
Le modalità "astratta" e "rappresentazionale", considerate divergenti fino agli anni Sessanta spesso coesistono nell’operato di ogni artista. De Balincourt lavora su entrambi i binari, come una "doppia faccia" del proprio soggettivo. L’apparente minimalismo delle serie di figure geometriche di Walsh, allude più all’iscrizione magica del graffito che non ad una superficie razionalizzata. I vasti spazi monocromi saturi di geometrie elementari di Tremblay, vedono come forma dominante l’ovoide, figura archetipica che si moltiplica sulla tela come cellula organica in proliferazione.
Nei dipinti della Essaydi è evidente la critica al falso realismo e all’ inautenticità dell’esperienza di un’intera fase della pittura occidentale; il ribaltamento critico della visione "coloniale"- presente nella struttura dei quadri orientalisti – diventa il soggetto della sua opera. Un analogo uso iconografico e non descrittivo di habitat interni definisce il lavoro di Zucker in cui le architetture, portatrici di un progetto di pittura, alludono a uno spazio sociale che si genera da "paesaggi interiori".

Opere di
Pedro Barbeito, Will Cotton, Ann Craven, Jules de Balincourt, Benjamin Degen, Bart Domburg, Lalla Essaydi, Wayne Gonzales, Kent Henricksen, Matthew Day Jackson, Jutta Koether, Damian Loeb, Enoc Perez, Daniel Rich, Lisa Ruyter, Dana Schutz, Jessica Stockholder, John Tremblay, Kelley Walker, Dan Walsh, Kevin Zucker

Immagine: Matthew Day Jackson, Oracle (Days of Future Passed), 2005-2006, colore all'anilina su compensato, filato, occhi tassidermizzati, madreperla, orecchia di mare, frammenti di legno, legno combusto, ceppo di betulla, aquila indonesiana intagliata

Ufficio stampa
Studio Pesci via San Vitale, 27 40125 - Bologna tel +39 051269267 (4 linee) info@studiopesci.it

Inaugurazione ad invito: sabato 23 maggio 2009, ore 18,00.

Collezione Maramotti
Via Fratelli Cervi 66, 42100 Reggio Emilia
La mostra, ad ingresso libero, è visitabile negli orari di apertura della collezione permanente:
giovedì e venerdì 14,30 - 18,30;
sabato e domenica 9,30 - 12,30 e 15,00 – 18,00.
Chiusura: dall’1 al 25 agosto 2009.

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