"Gilardi pone l'attenzione sugli elementi principali della realta' naturale o industriale, come terra, fuoco, acqua, energia. L'intenzione e' dar vita fisica alla idea, la sua resa materiale. (...) Gilardi sperimenta la materia, riproduce la natura artificialmente, denudando il gioco perverso della scienza e della modernita' industriale che copia dal vero per creare il falso, il verosimile, il quasi - autentico." (M. Composti)
Piero Gilardi (Torino 1942) è un uomo che attraverso l’arte vive intensamente il suo tempo.
Si tratta, certamente, di uno dei più significativi esponenti dell’ ARTE POVERA italiana.
Una risposta, negli anni ’60-’70, alle istanze della Conceptual Art e della Process Art americane e ad una società che sta imboccando la via del consumismo creando il nuovo “vitello d’oro” del progresso da adorare sopra ogni altra cosa.
Gilardi pone l’attenzione sugli elementi principali della realtà naturale o industriale, come terra, fuoco, acqua, energia. L’intenzione è dar vita fisica alla idea, la sua resa materiale.
Piero Gilardi è un artista, un uomo, che vive intensamente il suo tempo, paga il prezzo richiestogli e lo ricrea arricchito e modificato per essere, di volta in volta, denuncia sociale, cronaca del reale, monito o campanello d’ allarme per chi, nel quotidiano scorrere della vita, ha deciso o si è trovato a percorrere altre strade.
Onestamente e profondamente forgiato il suo essere con gli ideali del ’68 dove “il privato è politico” e “il sociale” la parola d’ordine, coerentemente abbandona l’arte come produzione per un’arte che è militanza politica sviluppando, nel 1974, l’esperienza dell’animazione culturale (note l’esperienze creative svolte in Nicaragua, nelle riserve indiane americane e in Africa).
Piero Gilardi sperimenta la materia, riproduce la natura artificialmente, denudando il gioco perverso della scienza e della modernità industriale che copia dal vero per creare il falso, il verosimile, il quasi – autentico.
Dal ’65 lavora con il poliuretano espanso, un polimero artificiale figlio della cultura industriale contemporanea. Il suo ritorno all’ arte prodotta e non solo comportamentale avviene negli anni ’80.
Ca’ di Fra’ propone opere storiche: i tappeti natura.
Questi lavori nacquero con l’intento d’ essere parte della vita quotidiana di ognuno, oggetti con cui vivere il quotidiano e non solo da ammirare in quanto opere d’arte.
Frammenti di natura ormai artificiale, in una società sempre più intrappolata nel verosimile.
Manuela Composti
Immagine: Tappeto Natura anni '80, courtesy Collezione Composti
Inaugurazione 28 maggio ore 18.00
Galleria Ca' di Fra'
via Farini, 2 Milano
da lunedì a venerdì ore 10-13 e 15-19
Sabato (Giugno e Luglio) solo su appuntamento