Il padiglione messicano ospita la mostra 'De que otra cosa podriamos hablar?' (Di cos'altro potremmo parlare?) di Teresa Margolles, che si articola in un intervento da parte dell'artista con installazioni, azioni e performance. I lavori presenti al Padiglione sono una cronaca acuta e penetrante degli effetti di una crudele economia globalizzata: il circolo vizioso di proibizione, dipendenza, accumulazione di ricchezza, poverta', odio e repressione che trasforma i piaceri trasgressivi e le ossessioni puritane del Nord nell'Inferno del Sud.
a cura di Cuauhtemoc Medina
Il padiglione ospiterà la mostra ¿De qué otra cosa podríamos hablar? (Di cos’altro potremmo parlare?) di Teresa Margolles, curata da Cuauhtémoc Medina, che si articolerà in un unico e continuo intervento da parte dell’artista messicana presente nel palazzo con installazioni, azioni e performance.
Il lavoro di Teresa Margolles, nonostante il carattere polemico e controverso, è stato sempre più spesso esibito in varie gallerie e istituzioni artistiche, dalla Kunsthalle Krems in Austria (2008), al Kunstverein für die Rheinlande und Westfalen di Düsseldorf (2007), alla Colección Jumex in Messico (2007), e in diverse occasioni internazionali, tra cui la Biennale di Liverpool (2006).
I lavori presenti al Padiglione Messico sono una cronaca acuta e penetrante degli effetti di una crudele economia globalizzata: il circolo vizioso di proibizione, dipendenza, accumulazione di ricchezza, povertà, odio e repressione che trasforma i piaceri trasgressivi e le ossessioni puritane del Nord nell’Inferno del Sud.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue, in inglese e spagnolo, con testi di: Cuauhtémoc Medina curatore della mostra; Ernesto Diezmartínez Guzmán, scrittore e critico cinematografico; Luis Astorga, ricercatore presso l’Instituto de Investigaciones Sociales, UNAM; Elmer Mendoza, scrittore; Sergio González Rodríguez, scrittore; Antonio Escohotado, filosofo spagnolo; Mariana Botey artista messicana e teorica. Nel catalogo si troverà anche un’intervista a Teresa Margolles sulla realizzazione dell’esposizione per il Padiglione Messico condotta dall’artista Taiyana Pimentel e da Cuauhtémoc Medina.
Nel 1990 Teresa Margolles (Messico 1963) è stata tra i fondatori del gruppo SEMEFO (Servicio Médico Forense/Servizio Medico Forense) e da allora, in questa veste, ha organizzato performance, creato installazioni, oggetti, video e interventi in spazi pubblici. In seguito Margolles ha proseguito il suo lavoro da sola, trasformando un obitorio di Città del Messico nel proprio studio, dove ha sviluppato delle strategie artistiche, utilizzando sostanze corporee e immagini di cadaveri. La sua esplorazione dell’idea della morte è legata ad una indagine sempre più approfondita delle disuguaglianze politiche ed economiche oggi presenti, dello sfruttamento sociale, del processo che attiene al lutto, e del modo in cui la violenza, sempre più diffusa, determina l’odierno panorama filosofico e culturale.
A causa della recente ondata di violenza in Messico — secondo i giornali, più di 5000 persone hanno perso la vita in omicidi e sparatorie, che hanno a che fare con il traffico della droga e la lotta contro di esso — il lavoro di Teresa Margolles — che per quasi vent’anni si è focalizzato sull’esplorazione della possibilità di interventi artistici sui cadaveri umani — si è concentrato sempre più sulla morte violenta e sulle sue vittime.
Il più recente lavoro di Teresa Margolles, infatti, comprende la cronaca acuta e toccante della pervasiva economia di morte che affligge il nord del Messico.
Negli ultimi due anni l’artista ha fissato la propria attenzione sulla creazione di installazioni, dipinti e oggetti partendo dalle tracce materiali ritrovate nei luoghi in cui sono avvenuti gli omicidi, e dalle parole e dai discorsi ad essi associati, presi dai biglietti in cui si dà ordine di uccidere qualcuno, o dai verbali della polizia o ancora dalla cronaca della violenza riportata dai giornali.
¿De qué otra cosa podríamos hablar? sarà una sorta di racconto basato su strategie di contaminazione e di azioni materiali, che coinvolgeranno lo spettatore, sia a livello emotivo che intellettuale, portandolo a riflettere sul modo in cui la violenza e l’odierna economia globalizzata comportino l’impressionante ammissione che un’intera generazione di individui sia da considerarsi una sorta di classe sociale “a perdere”, una classe sociale che potrebbe virtualmente scomparire, intrappolata tra la perversa logica della criminalità, quella del capitalismo e quella della proibizione.
Il progetto del Padiglione Messico sarà accompagnato anche da una serie di azioni pubbliche, che estenderanno il concetto della partecipazione di Teresa Margolles a questa 53esima Esposizione Internazionale d’Arte, ai luoghi dove si svolge la Biennale e alle diverse zone di Venezia.
Il catalogo della mostra verrà pubblicato in inglese e spagnolo con interventi e saggi di importanti autori quali Cuauhtémoc Medina, Ernesto Diezmartinez Gumàn, Luis Astorga, Elmer Mendoza, Antonio Escohotado, Sergio Gonzàles Rodrìguez, Mariana Botey
Il padiglione è sponsorizzato da: The National Council For Culture And The Arts (CONACULTA), The Institute of Fine Arts (INBA), The Mexican Ministry of Foreign Affairs (SRE), The National University of Mexico (UNAM), Patronato Del Arte Contemporaneo (PAC)
ufficio stampa: Simona Pezzano
+39.347.0884713 pezzano.simona@gmail.com
Conferenza Stampa 5 giugno alle 12
a seguire Preview and press reception alle 17
Apertura al pubblico Dal 7 giugno al 22 novembre 2009
Padiglione Messicano
Palazzo Rota- Ivancich, vicino a Piazza San Marco e a Santa Maria Formosa
Castello 4421 Venezia
orario: ore 10-18 chiuso il lunedì (eccetto l'8 giugno)
ingresso libero